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Palermo, truffe assicurative all’ombra della mafia

Incidenti stradali simulati anche provocando lesioni a persone consenzienti. A capo dell’organizzazione, un ex pentito della strage di via D’Amelio

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In cambio di soldi, erano disposti a lasciarsi sfregiare, o a subire deliberatamente una frattura. È uno degli aspetti più inquietanti tra quelli emersi da un’operazione condotta dalla direzione investigativa antimafia di Palermo che ha portato alla luce un’organizzazione dedita a intascare indebitamente risarcimenti assicurativi per incidenti montati ad arte. Una decina le persone arrestate, tra Palermo e Napoli, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffa alle assicurazioni e lesioni personali aggravate. Tra gli arrestati c’è anche un ex collaboratore di giustizia palermitano: si tratta di Salvatore Candura, un ex-pentito della strage di via D’Amelio in cui morì il giudice Paolo Borsellino. Secondo quanto emerso delle indagini, per rendere le truffe più credibili venivano reclutate delle persone che, per un corrispettivo in denaro, si lasciavano sfregiare il viso o subivano fratture alle articolazioni. Il falso pentito era il regista delle truffe, nonché punto di riferimento di un complesso e collaudato sistema che, attraverso finti sinistri stradali, consentiva ai membri dell’organizzazione di ottenere ingenti risarcimenti per i gravissimi danni fisici cagionati. Ogni sinistro fruttava all'organizzazione, in media, dai 20 ai 30 mila euro: la stima complessiva è di svariate centinaia di migliaia di euro.

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