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Brexit, un rischio da scongiurare secondo i Lloyd’s

L’allarme è stato lanciato da Sean McGovern chief risk officer del Syndicate londinese

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I Lloyd’s di Londra lanciano l’allarme sulle conseguenze di un’eventuale Brexit, l’ipotetica uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Ad affrontare l’argomento è stato il chief risk officer dei Lloyd’s, Sean McGovern, in un discorso presso la Old Library di Londra tenuto di fronte a una platea di figure chiave del mondo assicurativo e finanziario della City. Secondo McGovern, la Brexit creeà un livello di incertezza “raramente vissuto” in precedenza, e “un rischio reale, a cui dobbiamo prepararci”. Il cro dei Lloyd’s ha sottolineato che l’adesione del Regno Unito all’Ue fa parte della storia di successo del mercato londinese, che attualmente rappresenta “il più grande hub globale per i rischi commerciali e specializzati”: un mercato che conta più di 86 miliardi di dollari di premi lordi. Continuare a far parte dell’Ue “sarà la chiave per la nostra crescita e lo sviluppo futuro dal momento che dobbiamo affrontare la concorrenza di altri centri di assicurazione in tutto il mondo”. McGovern ha evidenziato in particolare “tre importanti vantaggi” dell’adesione all’Ue: “permette al mercato Lloyd’s l’accesso ai singoli mercati; incoraggia gli investimenti esteri diretti; facilita gli scambi con i Paesi al di fuori dell’Unione. Questi benefici – ha osservato McGovern – sono fondamentali per il successo del mercato assicurativo di Londra e per mantenere la sua posizione di più grande centro di assicurazione specialista e di riassicurazione del mondo” ha detto.
Secondo McGovern, si tende a dare per scontato il fatto che esista un mercato unico europeo, che rappresenta “il più grande mercato assicurativo al mondo, con una quota di mercato di quasi il 33%, e premi assicurativi totali per circa 1,6 trilioni di dollari.
Il cro dei Lloyd’s ha ricordato i vantaggi del sistema di libero stabilimento, che consente alle compagnie con sede nel Regno Unito di stabilire succursali in altri Stati membri e di essere regolate esclusivamente nel Regno Unito: grazie a questo sistema i sottoscrittori “non sono tenuti a localizzare i fondi in altre giurisdizioni europee per incontrare passività”, né devono presentare relazioni finanziarie locali ad altre autorità di vigilanza dell’UE, ai sensi del diritto dell’Unione. “In generale – ha spiegato – questo modello è, per molti versi, il regime normativo internazionale ottimale per i Lloyd’s di Londra”.

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