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Quale welfare possiamo permetterci?

Informare gli italiani sulla propria situazione previdenziale, definire un quadro di regole chiaro e uniforme per la sanità integrativa e incentivare soluzioni di carattere mutualistico attraverso una politica fiscale adeguata. Queste le proposte emerse nell’incontro promosso dal Forum Ania Consumatori, a Roma, per una socialità equa e sostenibile

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In Italia, il sistema sociale ormai non tiene più. In un Paese in cui nove milioni di persone ha dovuto rinunciare ad una prestazione assistenziale e in cui la spesa sanitaria privata ha raggiunto il 18% di quella totale, non è più possibile rimandare la risoluzione del problema. In occasione della presentazione romana dell’indagine, Bilancio di sostenibilità del welfare italiano, realizzata dal Censis per il Forum Ania-Consumatori, istituzioni, assicurazioni, consumatori e aziende si sono confrontati sui passi da compiere. 

“Sostenibilità e universalità del sistema – esordisce Vito De Filippo, sottosegretario di Stato al ministero della Salute – sono i punti chiave su cui il governo sta lavorando per rispondere alle due grandi sfide: quella demografica e quella che vede mutato il rapporto tra il sistema sanitario e il cittadino, che oggi è più informato e consapevole”. In particolare, il decreto Appropriatezza mira al risparmio di 100 milioni di euro su 15 miliardi di euro di prestazioni specialistiche fornite dallo Stato. “Oltre a questo – spiega De Filippo – vanno elaborati gli standard di adeguatezza per ridare efficienza alle prestazioni e ridefiniti i Livelli essenziali di assistenza, alla luce di 110 nuove patologie”. 

I tagli alla socialità pubblica hanno trasferito il costo delle prestazioni e dei servizi sulle famiglie: dall’indagine emerge che per il 71% di queste, le spese di welfare pesano molto sul bilancio complessivo e che il 30% ha dovuto ricorrere ad aiuti economici da parte di parenti. Secondo l’Ania, serve una riforma strutturale che preveda la gratuita delle prestazioni assistenziali solo a chi è in condizioni di vulnerabilità economica. Il presidente, Aldo Minucci, sottolinea l’importanza di portare a compimento la battaglia su sanità integrativa e calamità naturali, e qui la principale leva da utilizzare resta quella fiscale: “se eliminassimo la tassazione sulla casa in modo solo parziale – avverte Minucci –, potremmo recuperare, ad esempio, 80 euro per produrre un beneficio fondamentale: la certezza e tempestività dell’intervento”.

LE OTTO PROPOSTE DEL FORUM ANIA-CONSUMATORI 
A corollario dell’indagine, il Forum Ania-Consumatori ha individuato otto cose da fare per arrivare a un welfare sostenibile: informare il consumatore sulla propria situazione previdenziale, attraverso la busta arancione “che – afferma Giacomo Carbonari, segretario generale Forum Ania-Consumatori – è la via principale per permettere di effettuare scelte consapevoli in relazione al proprio futuro previdenziale”; comunicare agli utenti i costi e la qualità delle prestazioni sanitarie di cui beneficiano, “per favorire un sistema sanitario più trasparente e la partecipazione più attiva e informata dei cittadini”; ridefinire con chiarezza i Livelli essenziali di assistenza e l’universalità del sistema, per porre fine al razionamento dei servizi promessi, ma non realmente erogati (ad esempio le cure dentarie) e combattere la lunghezza delle liste di attesa; incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici di copertura sanitaria integrativa, che consentono economie di scala ed evitano il fenomeno dell’evasione o elusione fiscale (il 32,6% degli italiani ha dichiarato al Censis di aver pagato prestazioni sanitarie o di welfare in nero); elaborare un Testo Unico delle forme sanitarie integrative, “per creare un sistema comprensibile ed evitare differenze tra i soggetti che condizionano contenuto, qualità e confrontabilità delle coperture”; affrontare il problema della non autosufficienza incentivando le soluzioni collettive di carattere mutualistico e promuovendo soluzioni, come il fondo unico nazionale Ltc per i dipendenti del settore assicurativo; informare e sensibilizzare i cittadini sui rischi legati alla salute e alla longevità, promuovendo l’adozione di comportamenti in ottica di prevenzione.

FISCO PROWELFARE E LOTTA ALL’EVASIONE 
L’ottavo punto della proposta riguarda il fisco. “Un sistema equo e realmente sostenibile – afferma Carbonari – non può prescindere da una politica fiscale che sia prowelfare: realmente orientata a rendere meno gravosa la spesa per il welfare, premiando fiscalmente comportamenti volti alla prevenzione, al risparmio, alla previdenza, all’assistenza e alla cura”. Un’altra leva importante è quella dell’evasione fiscale, il cui peso incide in modo rilevante sui conti dello Stato: “i 300 miliardi di euro sottratti dagli evasori – conferma Andrea Di Palma, segretario nazionale Adiconsum – sono il punto da cui partire per garantire un minimo di universalità nell’assistenza e nella previdenza”. 

AZIENDE E ASSICURAZIONI PER UN WELFARE ALLARGATO 
In ambito assicurativo, l’offerta non manca, così come la capacità di assicurare il rischio sanitario. “Il vero valore aggiunto fornito dalle compagnie – spiega Andrea Mencattini, chief life & employee benefits officer di Generali – sta nella gestione del network per informare e indirizzare al meglio l’assicurato nella struttura più idonea alle sue esigenze”. Anche le aziende si stanno impegnando in un welfare allargato, in ottica di policentrismo. “Stiamo erogando – conferma Marcella Panucci, direttore generale Confindustria – molti servizi e prestazioni che consentono di conciliare famiglia e lavoro, con l’obiettivo di fidelizzare il dipendente. Ma diamo grande importanza anche al secondo pilastro, su cui vediamo un enorme futuro: in questo senso, l’esenzione dall’Irap per le aziende che sottoscrivono fondi sanitari potrebbe dare un importante contributo”. 

Tutti gli attori concordano sulla necessità di una politica fiscale più incentivante, anche se non va dimenticato quello che, ad oggi, c’è. “Esistono già vantaggi fiscali – avverte Mencattini – partiamo da quello che è stato fatto per la previdenza, con una legge che regoli i fondi e le prestazioni, per poi estendere il vantaggio fiscale, che oggi riguarda solo i dipendenti, a tutti”. In conclusione, alla domanda se il welfare italiano sia ancora sostenibile, la risposta non è così drammatica laddove presuppone una redistribuzione delle responsabilità, in cui ognuno, famiglie, comunità, istituzioni, aziende e assicuratori, deve fare la sua parte. 

“Siamo di fronte a una moltiplicazione dei soggetti – conclude Giuseppe De Rita, presidente del Censis – che richiede una profonda articolazione e riorganizzazione della questione, ma tutto ciò va guardato con positività”.

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