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Frodi, in Spagna i disoccupati pronti a tutto

La crisi economica fa emergere una nuova tipologia di truffatore, non per professione, ma per disperazione

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Le truffe sono un classico del cinema: talvolta giocate sul filo del tragico che non disdegna il trascendimento nel comico, spesso metafora o emblema di spaccati socio-economici pittoreschi, al limite del caricaturale, ma forse più aderenti al vero di quanto non si sia portati a pensare. Più complesso giudicare quando i personaggi escono dallo schermo e all'intreccio studiato ad arte si sostituisce la disperazione di un uomo che arriva ad amputarsi un braccio per ottenere il rimborso dall'assicurazione. 

Storia vera, della provincia spagnola di Valencia, di una richiesta di risarcimento da 600mila euro perpetrata non da un mago della truffa", ma da un disoccupato tra disoccupati, disperato di quella disperazione che un giorno l'ha indotto a un gesto tanto estremo quanto maldestro. Storie come tante, stando ai dati che segnalano in Spagna un aumento delle frodi alle compagnie del 25-30% e alle indagini degli investigatori privati, a cui sempre più le imprese di assicurazione fanno ricorso per far luce sui sinistri più sospetti. Proprio questi, nuovi soggetti del mercato assicurativo, confermano la mutazione sociologica del truffatore, non più professionista del crimine, ma vittima della crisi economica. 

Falsi incidenti, finti infortuni, disgrazie inesistenti, perpetrate da nuovi emarginati, precari (non meno colpevoli di reato), ma altrettanto evidentemente interpreti di nuovi drammi sociali.

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