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Allarme di Coface: Italia in affanno, aumentano gli insoluti

L'ultima valutazione Rischio Paese mostra una situazione di forte affanno. A livello globale, migliorano alcune nazioni sviluppate, mentre gli emergenti sono in balìa di complicate dinamiche socio-politiche

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L'ultima revisione periodica delle valutazioni Rischio Paese diffusa da Coface, segnala un miglioramento relativo ad alcune nazioni avanzate, e rischi sociopolitici persistenti in alcuni Paesi emergenti. Per quanto riguarda l'Italia si ravvisa un peggioramento, soprattutto per quello che riguarda il comportamento di pagamento delle imprese di fronte alla recessione.

Bene Giappone e Islanda, peggiorano Sudafrica e Tunisia

Le dichiarazioni del premier giapponese Shinzo Abe hanno avuto effetti benefici sulla crescita del Paese nel breve periodo. Gli stimoli monetari e il deprezzamento dello yen hanno avuto un benefico effetto sui consumi interni e sulle esportazioni, con una previsione di crescita del Pil che per il 2013 è prevista nell'ordine dell'1,4%. Coface rileva poi la crescita stabile di uno tra i primi malati d'Europa (i cosiddetti Piigs), l'Irlanda, che sta progressivamente uscendo dalla crisi finanziaria: il programma di riforme e austerity sta infatti procedendo secondo i piani, e dovrebbe terminare con la fine del 2013, quando il Pil, si prevede, sarà cresciuto dello 0,9%. Per l'Islanda il quadro è ancor più positivo, con una crescita dinamica dell'economia (Pil previsto per il 2013: + 2,3%). Sul fronte opposto, si rafforzano i rischi persistenti in alcuni Paesi emergenti per via delle difficoltà finanziarie e dell'aumento delle tensioni politiche e sociali. Uno di questi è il Sudafrica, dove si registrano aspre tensioni sociali e rivendicazioni da parte della popolazione: disoccupazione, inflazione galoppante e l'indebitamento delle famiglie hanno avuto un effetto nefasto sui consumi; la crescita 2013 si prevede inferiore al 3%. Tensioni politiche e sociali che continuano a caratterizzare la Tunisia, dove la stesura della nuova costituzione è in forte ritardo e dove si moltiplicano le spaccature: una situazione difficile situazione, aggravata ulteriormente dal calo delle entrate provenienti dal settore turistico.

La difficile situazione italiana

Nel nostro Paese, il modello di business appare impantanato in un circolo vizioso. L'Italia risente da sette trimestri consecutivi della contrazione del Pil: nel 2012 il calo è stato del 2,4%, mentre per il 2013 si prevede una diminuzione dell'1,7%. Nel lungo termine la crescita resta vulnerabile, condizionata dal ridotto livello di attività, dal basso tasso di innovazione, e ulteriormente penalizzata dalla riduzione del potere d'acquisto e dalla disoccupazione. Coface, in particolare, osserva un drastico peggioramento del comportamento di pagamento delle imprese italiane, con tassi di insolvenza maggiori rispetto agli altri Paesi Ue, facendo registrare un tasso di sette volte superiore a quello registrato, ad esempio, in Francia. 

Secondo gli economisti di Coface, l'aumento degli insoluti non sarebbe solo dovuto alla recessione: le imprese italiane con un livello di redditività e indebitamento nella media europea, dovranno confrontarsi con una riduzione drastica dei propri margini, il che impatterà sulla capacità di finanziare gli investimenti; le imprese dipendono sempre di più dal settore bancario, che però, nel contempo, sta chiudendo i rubinetti. Non va poi dimenticato un ulteriore dato ormai assai noto: la mancanza di puntualità nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione (in Italia 170 giorni, contro i 60 della Francia) che non fa che indebolire ulteriormente il tessuto imprenditoriale.

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