Mps, per Mediobanca si rischia “struttura piramidale”
Lo ha affermato ieri l’ad Alberto Nagel in una call con gli analisti, facendo riferimento al ruolo di azionisti come Delfin e Caltagirone
Un’eventuale integrazione fra Mediobanca e Mps creerebbe “una governance complessa”, con una “struttura piramidale” che finirebbe per toccare anche Generali. È quanto ha affermato ieri Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, in un incontro con gli analisti per tentare di respingere l’ops che l’istituto senese ha lanciato su Piazzetta Cuccia.
Il periodo di adesione si è aperto ieri e, nel primo giorno di offerta, ha raccolto un totale di 928 richieste. Nel dettaglio, Nagel ha puntato nuovamente il dito sul ruolo di azionisti rilevanti come Delfin e Caltagirone, già al centro di una lettera di Piazzetta Cuccia alla Bce: in caso di successo dell’ops, i due investitori finirebbero per avere “una presenza significativa in tre istituzioni finanziarie sistemiche”, ossia Mediobanca, Mps e Generali.
Il top manager ha quindi colto l’occasione anche rilanciare l’ops che la merchant bank ha promosso su Banca Generali. “Siamo molto concentrati” sull’operazione, ha affermato Nagel, aggiungendo inoltre che l’iniziativa rappresenta “una significativa riallocazione di capitale dal business assicurativo al wealth management, un settore che può darci una leadership in termini di qualità, visibilità e generazione di ricavi”. Per Nagel, si tratta di “un'operazione unica, a valore aggiunto, che può sbloccare sinergie importanti: guardiamo quindi a questa operazione e al nostro piano industriale con convinzione perché – ha aggiunto – riteniamo fermamente che nessuna altra proposta attualmente sul tavolo possa eguagliare, in termini di creazione di valore e distribuzione di cassa agli azionisti, quanto offriamo noi”.
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