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Longevità e caregiver, il rebus dello Stato sociale di domani

Il welfare costruito negli anni ’50 è un modello che funzionava perché plasmato su una società completamente diversa da quella di oggi. Occorre trovare un nuovo modello adatto a una società sempre più vecchia, e dove i giovani saranno sempre numericamente di meno. Se n’è discusso in un evento di Intesa Sanpaolo

Longevità e caregiver, il rebus dello Stato sociale di domani
Il tema della longevità è al centro del dibattito tra gli stakeholder del settore assicurativo e bancario, ma dovrebbe dominare egualmente il confronto politico e istituzionale, trovare più spazio sui giornali, così da rendere l’opinione pubblica più consapevole: occorre trovare, e in fretta, un nuovo modello adatto a una società sempre più vecchia e dove i giovani saranno sempre numericamente di meno. 

Di tutto questo si è discusso presso la sede milanese delle attività assicurative di Intesa Sanpaolo, durante l’evento Caregiver, mutamenti demografici e nuove esigenze di tutela in una società in cambiamento. Per farlo, sono stati presentati due rapporti, realizzati separatamente ma perfettamente integrabili: il report La Società in divenire, a cura di Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, che ha approfondito il tema demografico, dell’invecchiamento attivo e di come i cambiamenti in corso necessitino di una capacità di risposta dei modelli intergenerazionali dell’abitare, relazionali, del sostegno e della cura; e una ricerca affidata agli studenti della scuola di giornalismo Walter Tobagi (Statale di Milano), che hanno analizzato la figura dei caregiver familiari e le loro difficoltà. 

Conciliazione con l’attività lavorativa, pregiudizi e discriminazioni sul posto di lavoro, mancanza di risorse e di informazioni sulle modalità di accesso ai supporti esistenti, i caregiver non professionali, molto spesso familiari di primo grado, devono affrontare una serie di difficoltà che si sommano a quelle connaturate all’attività di cura che, in molti casi, è un’occupazione senza riposo.

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