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Salute e crisi economica, gli italiani pronti a rinunciare a molte prestazioni

Secondo una ricerca di Unisalute sarebbe di questo avviso il 57% degli intervistati

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Fare qualsiasi tipo di sacrificio economico pur di curarsi, o rinunciare ad alcune prestazioni? È un interrogativo che si stanno ponendo molti italiani colpiti dalla crisi, che in misura crescente sembrano diventare sempre più propensi a rinunciare ad alcune cure per motivi economici. Secondo una ricerca condotta dall'Osservatorio UniSalute, il 57% degli italiani dichiara di aver rinunciato (o di essere pronto a farlo) a diverse prestazioni mediche. Tra le cure tagliate con leggerezza spiccano quelle odontoiatriche, di cui, pur di risparmiare, dicono di poter fare a meno il 13% degli intervistati. Una tendenza, questa, già rilevata dall'Andi (associazione nazionale dei dentisti italiani), secondo cui tra il 2007 e il 2012 circa 500 mila italiani hanno dovuto rinunciare al dentista anche in presenza di serie patologie.

Secondo l'indagine, gli italiani che dichiarano di non voler rinunciare alle spese per la propria salute (43%), preferendo fare sacrifici in altri campi, valutano comunque con sempre più attenzione se rivolgersi al servizio pubblico o privato, considerando vantaggi e svantaggi delle due proposte. Tra coloro che si rivolgono al Servizio sanitario nazionale, il 29% lo fa principalmente per gli esami diagnostici quali una radiografia o un'ecografia, il 23% vi ricorre per visite specialistiche e l'11% vi si rivolge per cure ed esami che richiedono il ricovero. Chi si rivolge al pubblico, deve però affrontare alcuni disservizi, in particolare legati ai tempi di attesa: presso alcune strutture pubbliche si può anche attendere oltre cinque mesi per un ecodoppler, 360 giorni per una mammografia, 225 per una visita cardiologica.

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