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Insurtech, è bassa la rappresentanza femminile

Presentato il report Diversity & Inclusion 2020, uno studio sulla diversity nell’ecosistema Insurtech elaborato da IIA e Valore D. Secondo i risultati, il 71% delle lavoratrici è a livello impiegatizio

Insurtech, è bassa la rappresentanza femminile
Anche l’Insurtech deve crescere nella Diversity. È questo il risultato dello studio "Diversity & Inclusion 2020’’, realizzato da Italian Insurtech Association in collaborazione con Valore D presso i propri associati.
La ricerca, che promuove il quinto obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite relativo alla Gender Equality, è incentrata sulla diversity nell’ecosistema Insurtech e ha coinvolto gli associati di IIA che si sono resi disponibili al monitoraggio attraverso l’Inclusion Impact Index, strumento digitale per misurare l'efficacia delle politiche di diversità e inclusione in un'azienda.

I dati emersi mostrano che quasi la metà (48.1%) delle popolazioni aziendali sono composte da donne, ma la presenza è sbilanciata verso il settore impiegatizio, che raccoglie il 71,7% delle lavoratrici totali, ed è composto per il 52.6% da donne contro il 47.4% degli uomini. 

Per quanto riguarda la prima linea delle società analizzate solo il 29,3% è costituito da donne, risultato ancora lontano dal raggiungimento della parità, così come nei Cda dove la componente femminile è pari al 27,9% dei consiglieri e nel 66,7% dei casi ricopre ruoli non-executive.
La maggior parte delle donne neo-assunte nel 2019 sono approdate a livello impiegatizio (87,4%) e gli ingressi hanno riguardato per poco più della metà (54,7%) le giovani tra i 18 e i 29 anni.

Il part-time e lo smart working risultano essere le soluzioni principalmente adoperate dalle donne, nonostante i contratti part-time non siano estremamente diffusi (solo l’11%); allo stesso modo anche il tema del congedo parentale facoltativo è appannaggio quasi esclusivo delle donne (91.1%).
I dati evidenziano una bassa presenza di politiche dedicate ai piani di successione dei ruoli apicali - presenti solo in un terzo delle società partecipanti all’indagine – che, quando presenti, ricadono in prevalenza sul genere maschile (che ricopre il 61.5% dei posti nelle pipeline).
Infine, gli indicatori sul pay gap riportano un divario ancora piuttosto consistente, più ampio rispetto ai dati Index e a quelli Eurostat, che per il settore privato riscontrano rispettivamente il 17,3% e il 17% nell’analisi del settore privato.
I risultati devono aprire una riflessione nel settore, secondo Gerardo Di Francesco, segretario generale di Italian Insurtech Association, secondo il quale “non c’è solo la necessità di avere più talenti femminili, il settore ha l’urgenza di creare politiche aziendali che consentano a tali talenti di avere il loro spazio e di crescere. Bisogna colmare un gap che è prima di tutto culturale e che rischia di bloccare uno sviluppo che sia realmente ricco e innovativo”.

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