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L’Agenda 2030 come riferimento per la ripartenza

Definiti per raggiungere uno sviluppo sostenibile del pianeta, i 17 obiettivi stilati dall’Onu sono già entrati nella programmazione degli enti locali. Per Asvis possono essere da guida nel destinare i fondi di Next Generation Eu, anche perché nel complesso l’Italia è lontana dagli obiettivi previsti

L’Agenda 2030 come riferimento per la ripartenza
A dieci anni dalla scadenza per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu l’Italia appare in ritardo su quasi tutti i 17 goal da raggiungere. La pandemia ha causato un ulteriore rallentamento del percorso, ma le iniziative di programmazione e di sostegno, quali il Piano Nazionale per la Ripartenza e la Resilienza e i contributi del Next Generation Eu, possono essere orientati su temi di sviluppo e sostenibilità che incrociano gli obiettivi dell’Agenda, rappresentando così una concreta opportunità di progresso per il paese e di intervento su quegli aspetti che ancora oggi agiscono da zavorra e resistenza alla crescita. 
Un importante supporto a questo percorso è l’attività di Asvis, nata nel 2016 per favorire il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile oggi conta 280 aderenti tra enti locali, università, associazioni e istituzioni ed è la maggiore rete di organizzazioni della società civile nel paese. Nell’evento online che si è svolto ieri è stato presentato il nuovo rapporto “I territori e lo sviluppo sostenibile”, primo strumento che misura concretamente la posizione dell’Italia e dei suoi enti locali rispetto ai 17 obiettivi Sdg (Sustainable Development Goals – SDGs) a 10 anni dalla scadenza del piano d’azione condiviso nel 2015 con 193 paesi. Il valore dello strumento è di analizzare localmente l’adesione dei territori rispetto agli obiettivi, così da fornire un parametro di confronto nell’oggi e una previsione evolutiva entro il termine di scadenza. 

Un’opportunità che richiede programmazione
La focalizzazione del progetto è fortemente orientata sulle concrete azioni che regioni, provincie, aree metropolitane e comuni possono mettere in pratica. Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis, ritiene “necessaria e urgente una mobilitazione di tutte le energie sociali, civili, economiche e istituzionali del paese, senza le quali non sarebbe possibile raggiungere la sostenibilità economica, sociale e ambientale entro i termini stabiliti dal piano d’azione dell’Onu”. Per farlo, Stefanini indica come indispensabile l’aumento del livello di pianificazione e programmazione, con l’elaborazione piani strategici per le aree urbane e le regioni, condotto in parallelo con l’urgenza di uscire dalle logiche di contrapposizione che sussistono tra centro e periferia del paese, così come tra pubblico e privato. Il presidente della Camera Roberto Fico nel suo saluto ha colto nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda l’opportunità di colmare la differenza tra nord e sud del paese così come tra le aree più sviluppate e le zone che oggi soffrono di emarginazione e abbandono. Con una pandemia che ha fatto emergere la necessità di servizi sociali efficienti e nuove esigenze delle persone, gli strumenti messi in campo per la ripartenza e gli obiettivi dell’Agenda possono concorrere per migliorare la pubblica amministrazione e i servizi pubblici, per andare verso una transizione verde, uno sviluppo digitale omogeneo e una sconfitta di povertà ed esclusione sociale, ha concluso Fico.

Parametri che misurano un traguardo lontano
Dopo la presentazione dei risultati del rapporto da parte di Walter Vitali, direttore di Urban@it, Enrico Giovannini, portavoce di Asvis, ha coordinato il confronto tra i rappresentanti di organizzazioni e amministrazioni locali, che hanno fatto il punto sulla posizione dell’Italia nel contesto europeo rispetto all’applicazione dell’Agenda 2030 e su come il territorio sta operando per questi obiettivi. Presenti al confronto Stefano Bonaccini, in qualità di presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Anna Lisa Boni, segretaria generale di Eurocities, Ilaria Caprioglio, sindaca di Savona, Laura Lega, segretario generale dell’Associazione Nazionale dei Funzionari dell’Amministrazione Civile dell’Interno. 
Il Rapporto contiene un’indicazione sull’andamento delle singole regioni nel periodo 2010-2019 per ogni obiettivo di sviluppo, misurando inoltre la distanza dal risultato ottimale. In questo senso si evidenzia, ad esempio, che oltre il 90% delle regioni e delle province autonome ha raggiunto o raggiungerà il 25% di superficie agricola utilizzata da coltivazioni biologiche; circa il 70% ridurrà (del 25% rispetto al 2013) il tasso di mortalità per le principali cause tra i 30 e i 69 anni; oltre il 60% riuscirà a ridurre al 10% la quota di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e circa il 50% potrà raggiungere una quota del 32% di produzione energetica da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia. 
Negativi gli esiti su altri obiettivi: molte regioni non si avvicineranno ai target relativi alla riduzione della quota di fertilizzanti in agricoltura e del tasso di feriti per incidente stradale; non raggiungeranno la parità di genere nel tasso di occupazione, la quota stabilita per l'efficienza delle reti di distribuzione dell'acqua potabile e la riduzione dell'indice di disuguaglianza del reddito disponibile; sono lontane dall’aumento dei posti per km offerti dal trasporto pubblico locale, dalla riduzione dei rifiuti urbani pro-capite, dal raggiungimento del 10% di aree protette marine e dall’azzeramento entro il 2050 dell'incremento annuo di suolo consumato.

I territori più avanti del Governo
In questo contesto non pienamente positivo, Giovannini vede “un’opportunità da quanto il governo deciderà rispetto al futuro del paese definendo del Piano nazionale di ripresa e resilienza per accedere alle risorse del Next Generation Eu”. Al finanziamento di 209 miliardi di euro vanno aggiunti gli 80 mld della programmazione ordinaria, soldi che l’Europa invita a utilizzare coordinando il PNRR con il programma nazionale delle riforme (PNR) e in collegamento con gli obiettivi dell’Agenda, un aspetto che per ora, evidenzia Giovannini, è in realtà solo citato nella bozza italiana del Recovery and Resilience Plan. Da questo punto di vista si assiste al paradosso di regioni, provincie, aree metropolitane e comuni che stanno consapevolmente impostando le proprie strategie in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, mentre per il governo centrale gli stessi obiettivi non sembrano rappresentare nei fatti dei punti di riferimento per lo sviluppo del paese.
Unica eccezione per ora il Piano Sud che, come confermato dal ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano, è stato impostato sulla scia degli obiettivi dell’Agenda e ha l’obiettivo di ridurre il gap con le aree più produttive del paese puntando su digitalizzazione e risorse sostenibili, dall’energia all’agritech. È l’ultima sfida, secondo Provenzano, per avvicinare le aree a diverso sviluppo del paese e colmare “un divario che ha il volto della diversità, dobbiamo lavorare sulla duplice dimensione di ridurre le distanze ma di valorizzare il patrimonio delle differenze”.

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