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È in corso un attacco agli agenti

La deregulation applicata in Italia al settore dell'intermediazione assicurativa è un unicum in Europa e va contrastata con ogni mezzo. La pensa cosi Laura Puppato, ex intermediario di Groupama, e attualmente senatrice del Partito Democratico

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Il ddl Concorrenza, approvato al Senato un mese fa, è una buona legge, con un solo grande difetto: l'abolizione del tacito rinnovo sui rami danni per i contratti annuali. Laura Puppato, ex agente di Groupama, ex sindaco di Montebelluna, e al momento senatrice del Partito Democratico, ha provato in molti modi a evitare quello che definisce "un'astuzia che ha profittato della scarsa competenza in un settore così specialistico dei commissari in commissione industria del Senato". In vista del voto finale alla Camera, Puppato sta lavorando per modificare la norma: se non si potrà, sostiene, occorrerà un decreto ad hoc. Ma l'abolizione del tacito rinnovo per quei contratti è solo l'ultimo tassello di "un vero attacco alla categoria", che è in corso da anni "nelle forme più subdole". Una situazione, precisa, che rappresenta un unicum in Europa.

Il ddl Concorrenza, approvato il 3 maggio scorso, fa riferimento in circa quaranta commi al settore assicurativo. Lei, che ha una grande esperienza di questo comparto, li ritiene esaustivi e in grado di migliorare la concorrenza? 
Le modifiche vanno quasi tutte nella giusta direzione, direi, con un unico grande errore, ovvero l'eliminazione del tacito rinnovo, nato da un lavoro di lobby che ha trovato sponda in parte dei commissari che non ne hanno compreso le vere ragioni (nulla a che vedere con la buona concorrenza) né le conseguenze.  
Comunque, per quanto riguarda le assicurazioni, il tema non era tanto garantire concorrenza, visto che il mercato italiano è già molto aperto e ricco di competitor, quanto piuttosto offrire al cliente finale onesto, alcuni vantaggi e opportunità che oggi gli vengono negati solo perché vive in territori pesanti dal punto di vista della sinistrosità e delle truffe. In tal senso vanno gli sconti per l'installazione della scatola nera, l'utilizzo dei rilevatori sul tasso alcolemico del guidatore e l'ispezione preventiva del veicolo.

Il testo deve tornare alla Camera per la definitiva approvazione. Non trova che l'abolizione del tacito rinnovo sui rami danni (solo per contratti annuali), possa causare veri problemi all'utenza? Ce ne spiega l’iter e perché, con quale criterio, la norma non vale per i contratti pluriennali? Che speranze ci sono di modificarla?  
L'abolizione del tacito rinnovo fa il gioco delle grandi imprese che lavorano on line, e anche quelle di coloro che intendono ridurre il potere contrattuale degli agenti professionisti. Le compagnie assicurative, solo talune dovrei dire per correttezza, hanno usato il disegno di legge sulla concorrenza come uno strumento per far passare, in modo del tutto fasullo e pretestuoso, la logica della libera scelta del cliente finale quale ragione primaria per chiedere l'abolizione del tacito rinnovo nei contratti assicurativi annuali dei rami danni, assimilandoli alla Rc auto. 
Un'astuzia che ha profittato della scarsa competenza in un settore così specialistico dei commissari in commissione industria del Senato; quando ce ne siamo accorti, abbiamo cercato di rettificare apportando in aula i correttivi necessari. È stato impegnativo spiegare ai colleghi e al governo come mai quest'iniziativa che appariva liberalista, al contrario, per il cliente poteva risultare assai dannosa, permettendo incremento di costi, riduzioni di garanzie, aumento di scoperti e franchigie fino al rifiuto di copertura laddove si fossero verificati sinistri o fossero in corso semplicemente peggioramenti delle condizioni, per esempio cliniche, soggettive, del cliente da garantire.  
Unico caso in Europa di una tale assurda norma nei contratti annuali rami danni che, contestualmente e a riprova della cattiva fede di chi l’ha promossa, lascia invariati i contratti pluriennali che rappresentano i veri cappi al collo per il cliente. Al termine di questo lavoro di delucidazione, ho presentato degli emendamenti correttivi e concordato il loro inserimento nel maxi-emendamento che il governo avrebbe presentato in aula per il voto di fiducia. Il presidente del Senato, però, ha bloccato il dispositivo del governo, ritenendo che il lavoro della commissione non potesse risultare modificato senza dibattito d’aula, motivazione corretta in punta di diritto ma che ha impedito la correzione del testo. 
Stiamo lavorando con i colleghi della Camera per riuscire a modificare ancora il provvedimento. In alternativa, occorrerà un decreto correttivo.

Fondo pensione agenti: lei conosce i risultati del commissariamento voluto da Covip, in quanto se n'era interessata personalmente. A suo parere, com'è stato possibile arrivare a questa situazione? Non c'era la possibilità di praticare strade meno penalizzanti?  
Ho seguito la vicenda, inizialmente contribuendo a mantenere aperto un dialogo tra il sindacato agenti e le imprese mandanti rappresentate in Ania, nonché coinvolgendo il governo nella trattativa che appariva complessa fin dall'origine, visto che un intero importante gruppo, rappresentante un terzo circa dell’intero comparto assicurativo italiano, UnipolSai, se ne era disinteressato, dichiarando di non voler procedere oltre ai versamenti a favore della Fondo pensione agenti. Devo dire che la contrapposizione e l'orgoglio hanno avuto la meglio e ciascuna delle parti non ha inteso accettare alcun compromesso per evitare questo esito nefasto.  
Non sono in grado di tratteggiare con certezza dove stiano le maggiori responsabilità perché non ho potuto partecipare ai tavoli di trattativa vera e propria. Posso solo confermare una certa rigidità che, a mio avviso, non è stata propedeutica a valutare opportunamente anche altre soluzioni, non risolutive, ma che avrebbero disegnato un quadro finale parzialmente diverso da quello uscito con l’avvio del commissariamento. 

L'Accordo nazionale impresa-agenti (Ana 2003) è scaduto da oltre tredici anni. A tutt'oggi non si riesce ad aprire un tavolo di trattativa. Le associate Ania mirano ai contratti di secondo livello, convinte di poter scardinarne del tutto i contenuti dell'accordo, che andrebbe rivisto con un occhio al presente e uno al passato. Lei cosa ne pensa? 
Tutto questo si riallaccia con quell'emendamento, passato in commissione industria, che è servito a indebolire le tutele degli assicurati ma che, contemporaneamente, intende ridurre fino a cancellare la forza del comparto agenti professionisti. 
Un agente assicurativo capace, e magari plurimandatario, ha indubbiamente una buona capacità contrattuale con l'impresa, sia per quanto attiene le garanzie da offrire al cliente, sia per quanto riguarda la fiducia che si viene a creare con l'assicurato, capace di vincolare quel rapporto fiduciario che si intende così scardinare, limitandone fino a cancellarla, l'autonomia operativa e professionale. 
Un vero attacco alla categoria è in corso da anni nelle forme più subdole, creando una situazione di deregulation che, per questo comparto, significa solo debolezza di operatori, agenti e clienti verso le imprese. Un unicum in Europa che stiamo contrastando con ogni mezzo. 

Continua a crescere il numero degli assicurati che circola senza copertura. Si parla di cinque milioni di veicoli. La non assicurazione è un problema soprattutto sociale. In questa legislatura, c'è la volontà di intervenire seriamente su chi fa il furbetto?  
Alcune cose sono già state fatte. È un problema che va risolto non tanto con nuove leggi ma con strumenti più efficienti per applicare quelle che ci sono. Penso alle telecamere che leggono le targhe, solo per fare un esempio. 
Ci sono comunque aspetti interessanti che abbiamo inserito nel ddl Concorrenza, come misure di contrasto alle frodi assicurative, per esempio nuove prassi per identificare i testimoni di comodo; la necessità di costituire una unica banca dati sinistri; la possibilità di non presentare offerta di risarcimento quando sussistano evidenti sintomi di frode. Inoltre si è affrontato il tema della soggettività di applicazione sia delle tariffe sia delle classi di buons/malus interne da parte delle compagnie.
È chiaro che, riuscendo ad applicare le leggi esistenti e quelle nuove, potremo garantire una diminuzione notevole dei costi per le agenzie e per i cittadini.

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