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L’assicurazione al tempo della pandemia

Aiba e Assolombarda hanno organizzato ieri un evento web dedicato alla gestione del rischio, fornendo una interessante panoramica rispetto a ciò che è cambiato per le imprese durante l’emergenza

L’assicurazione al tempo della pandemia
Forse il motto “andrà tutto bene” può suonare beffardo per molti imprenditori per cui non è andato affatto tutto bene. Tuttavia, calata la fase più intensa dell’emergenza (ma con il virus ancora in agguato) è possibile affermare che almeno un risvolto positivo questa pandemia lo ha portato: le persone hanno preso una maggiore consapevolezza dei rischi. Come è stata affrontata l’emergenza dalla classe imprenditoriale? Quanto sono state efficaci le polizze sottoscritte prima dello scoppio della pandemia? Per fare il punto su L’assicurazione al tempo del Covid-19, Aiba e Assolombarda hanno organizzato nella giornata di ieri un webinar che ha fatto luce sulle strategie di risk management messe in campo per gestire l’emergenza e il post-emergenza. Dopo i saluti iniziali del presidente di Aiba, Luca Franzi De Luca, il quale ha invitato il mondo assicurativo a riflettere su uno scenario che ha visto una generale impreparazione, Enea Dallaglio, ad di Innovation Team (gruppo Cerved) ha presentato i risultati di un interessante studio commissionato dopo il lockdown, L’impatto della crisi sul sistema Italia e sull’evoluzione della domanda assicurativa, che ha l’obiettivo di misurare l’impatto della crisi sul sistema Italia e l’evoluzione della domanda assicurativa nei rapporti con le imprese.

Una crisi globale di sostenibilità

Secondo Dallaglio, questa è una crisi globale di sostenibilità. “È la prima volta – ha spiegato – che una crisi sanitaria ha impatti economici di queste dimensioni. Si tratta di un elemento nuovo, e temo in futuro potremo conoscere altre crisi simili”. La pandemia ha posto la gestione del rischio a un livello più alto, diventando il nodo strategico probabilmente più importante. “Ora – ha aggiunto Dallaglio – si apre una fase nuova. È possibile avviare una crescita sostenibile, migliorando a tutti i livelli la capacità di misurare e gestire i rischi. Questa è la base per un possibile rilancio economico”. Lo studio presenta due scenari, uno cauto e uno più estremo a seconda di quanto durerà la crisi. Il fatturato medio delle imprese italiane, che senza lo shock Covid avrebbe potuto crescere dell’1,7% nel 2020, in uno scenario cauto potrebbe cadere al -12,7%, mentre in uno scenario estremo crollerebbe al -18%. Sul medio termine lo scenario resta di grande incertezza. Alcuni settori sono in grave difficoltà, ad esempio quello dei mezzi di trasporto (produzione e servizi), il turismo e i servizi non finanziari. Sono soprattutto le Pmi ad aver avuto più difficoltà dalla crisi. “La pandemia – ha osservato Dallaglio – ha reso vulnerabile non solo quelle fragili, ma anche le imprese solide e competitive: in uno scenario cauto, il 16% di esse è a rischio.

Il sentiment di imprese e famiglie

Per quanto riguarda la fiducia delle famiglie, l’impatto del Covid è stato negativo per il 70% dei rispondenti, e addirittura drammatico per il 16%. Il 22% delle famiglie ha ammesso di aver dovuto intaccare pesantemente i propri risparmi. Per le aziende l’impatto percepito è estremamente grave per il 17,4% delle imprese, e molto grave per il 25,5%. Le principali difficoltà percepite non riguardano solo la pandemia in sé, ma anche la possibilità di far circolare le merci e di approvvigionarsi. Le aziende, tuttavia, sono consapevoli della necessità di cambiare a livello industriale, modificando organizzazione e business model. “Siamo entrati in un’epoca in cui queste dinamiche sono accelerate: le imprese che sapranno capaci di agire in fretta saranno quelle che più velocemente potranno uscire dalla crisi”.

Le quattro grandi sfide per la ripresa

Secondo Dallaglio, l’assicurazione ha di fronte a sé quattro grandi sfide attorno alle quali si gioca la ripresa sostenibile del Paese. La prima riguarda il grande tema della sostenibilità dell’ambiente e del sistema economico e sociale; la seconda riguarda la costruzione di un nuovo sistema salute, capace di creare sinergie dalla collaborazione tra pubblico e privato; la terza sfida ha a che vedere con la capacità del settore assicurativo di contribuire alla stabilità del business delle imprese; infine, la digitalizzazione del Paese, che comporta una revisione nella valutazione dei rischi e degli asset da tutelare, e la definizione delle strategie di risk management.

La situazione sul campo

Dopo l’intervento di Dallaglio ha preso la parola Danilo Ariagno (nella foto), presidente del comitato tecnico-scientifico di Aiba, che in un intervento molto pragmatico ha parlato di come le compagnie sono state impattate dal Covid, e quali risposte sono state date.
“La pandemia – ha spiegato – ha creato molte incertezze rispetto a deroga e termini contrattuali per quanto riguarda, ad esempio, i termini di pagamento del premio; la deroga ai termini di prescrizione e applicazione del concetto di aggravamento del rischio, che è scattato in molti casi con il lockdown”. Ariagno ha poi analizzato ciò che è accaduto nei diversi rami, a partire dall’Rca. Secondo le stime di Aiba, nei mesi tra febbraio e aprile l’onere sinistri massimo è stato pari a 1,6 miliardi di euro, mettendo in evidenza un significativo risparmio per le compagnie, visto che nello stesso periodo del 2019 il dato era pari a 3,2 miliardi. Passando poi alle responsabilità datoriali, Ariagno ha ricordato come il decreto Cura Italia abbia parificato il contrarre il Covid sul luogo di lavoro a un infortunio: “questo però non significa – ha detto – che il contratto di assicurazione venga modificato in automatico nella sua definizione di infortunio, e che in tutti i casi sia individuabile una responsabilità datoriale, con eventuale attivazione della garanzia Rco”. Ariagno, dopo aver accennato alle D&O, “tema delicato perchè se la situazione di emergenza dovesse mettere in difficoltà l’azienda, potrebbero arrivare potenziali azioni di responsabilità”, si è soffermato sulle coperture business interruption e cyber. Per quanto riguarda la BI, Ariagno ha precisato che “la pandemia non rientra negli eventi che può far scattare l’operatività di questa copertura perchè questo rischio può essere assicurato solo a seguito di un danno materiale diretto”, tuttavia oggi il mercato sta iniziando a proporre alternative grazie alle polizze parametriche. Per quanto riguarda il cyber, il rappresentante di Aiba ha ricordato che la copertura verso questo rischio non può essere a sé stante, e deve sempre essere accompagnata da un cyber risk assessment dell’azienda. Infine, Ariagno ha parlato delle coperture infortuni e malattia, attorno cui c’è stata preoccupazione quando l’Inail ha definito infortunio sul lavoro il contagio Covid. “Ma l’Inail – ha sottolineato – ha dato questa definizione in un contesto molto chiaro, e la definizione di infortunio compresa nelle polizze (causa fortuita o violenta) è molto diversa e non rientra in queste caratteristiche”.

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