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Barricate contro l'Ania?

Barricate contro l'Ania? hp_vert_img
Cosa succederebbe se leggessimo con risonanza sulla stampa nazionale che il fondo pensione agenti, gestito negli anni dalla categoria e dall'Ania, rischia il commissariamento? E che idea ci faremmo dell'assicurazione, e degli intermediari, se ricevessimo, dal nostro agente di fiducia, una comunicazione personale in cui veniamo a conoscenza delle difficoltà che gli agenti stanno incontrando nella gestione della loro pensione?
I metodi utilizzati per questa denuncia avrebbero un impatto devastante, capace di cancellare in pochi giorni la fiducia conquistata in anni di lavoro, attraverso anche investimenti in comunicazione e campagne di marketing, strategie commerciali e presidio del territorio. La relazione con il cliente, che compagnie e soprattutto agenti cercano di coltivare quotidianamente, sarebbe esposta a dubbi sulla validità delle competenze di chi da sempre promette sicurezza per il futuro dei lavoratori e delle famiglie italiane. Come se non ci fosse già abbastanza diffidenza verso gli assicuratori.
Eppure questi metodi sono stati suggeriti, e anzi caldeggiati, come soluzione, estrema, per richiamare l'attenzione dell'Ania sul reale valore della categoria degli agenti. L'occasione è stata il recente Congresso straordinario dello Sna, in cui alcuni dei relatori, condivisa con il resto della sala la forte preoccupazione per il destino del Fpa, ha individuato nella mobilitazione l'unica soluzione possibile. L'unica risposta alla proposta di intervenire, da parte dell'Ania, con un versamento di 16 milioni di euro e di trasformare il Fondo da prestazione definita a contribuzione definita.
Una proposta ritenuta scandalosa da tutti gli agenti, visto che l'importo necessario per salvare il fondo è di 700 milioni di euro, che certamente genera indignazione e anche rabbia.
Resta però da chiedersi se oggi sia veramente proficuo proporre il metodo delle barricate, il pugno di ferro attraverso la minaccia di intaccare la relazione con il cliente.
Perché, purtroppo, sappiamo che in un attimo si può distruggere ciò che per anni si è costruito con fatica, determinazione e tenacia.
E ancora, resta da chiedersi se la vera relazione con il cliente sia detenuta dalla compagnia o piuttosto dall'agente che opera sul territorio: un valore che risulta distintivo in tempi di multicanalità e tecnologie digital. Anche a questo valore devono probabilmente pensare tutti gli agenti che non approvano il metodo delle barricate.
Certo, i 16 milioni di euro proposti dall'Ania sono vissuti dalla categoria come un'ingiustizia (e probabilmente anche come un insulto) verso chi da sempre ha portato utili alle casse delle compagnie. Va ricordato, infatti che anche se il canale agenziale sta perdendo quote di mercato, continua pur sempre a incidere sulla raccolta complessiva per l'80,5%. Ma questo dato, siamo certi, non sfugge alle compagnie.
In questo contesto, l'ultima riflessione spetta al ruolo dei sindacati. Che, al di là degli esiti dei Congressi (straordinari o meno) hanno il compito di rappresentare le esigenze di un'intera categoria, difendendone la stabilità con risultati che vanno portati a casa riuscendo a stabilire, nonostante le chiusure delle controparti, risultati utili. Il nuovo punto di partenza, nella complessa questione del Fpa, sarebbe riuscire a trovare gli argomenti più efficaci (al di là delle minacce) per far comprendere alle controparti che le elemosine non possono rappresentare una reale soluzione ai problemi del Fondo. Non per nulla si parla di capacità di mediazione, espressione da sempre insita nella definizione di "rappresentanza sindacale".

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