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L’Italia alla ricerca di riforme

L’Italia alla ricerca di riforme hp_vert_img
Gli italiani, forse condizionati da un certo ottimismo vacanziero, sembrano aver acquisito maggiore fiducia verso l’attuale situazione economica e le prospettive per il futuro. A dirlo sono le rilevazioni Istat per il mese di agosto, che vedono l’indice del clima di fiducia dei consumatori in aumento da 106,7 di luglio a 109 del mese scorso.

Tutte le componenti della fiducia sono in crescita: quella economica passa da 128,2 a 132,3, quella personale da 99,5 a 101,4 e quella per il futuro da 114,7 a 117,4. Eppure la crisi non può certo dirsi conclusa, con le incognite sugli impatti della situazione in Cina, la dilagante disoccupazione e il crollo del potere di acquisto delle famiglie italiane.

Del resto le aziende, con le preoccupazioni sulla sostenibilità dell’attuale sistema e sull’urgenza di misure legislative capaci di produrre reale sviluppo per l’Italia, contraddicono in modo significativo i segnali di ripresa e le speranze di visioni più rosee. Gli stessi dati Istat, sempre per il mese di agosto, evidenziano che, al contrario di quanto avviene tra i consumatori, l’indice di fiducia delle imprese è invece in discesa, passando da 104,3 di luglio a 103,7 del mese scorso.

Da molto (troppo) tempo il mondo imprenditoriale chiede al Governo di intervenire con misure fiscali più incisive, mentre alle aziende viene chiesto, dal legislatore così come dai sindacati, di assumersi rischi e di tornare a investire e a innovare. Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ripete che per ripartire serve un “Paese normale”, in cui una delle priorità, necessariamente, è la semplificazione delle norme.

Un refrain che troppo spesso, e da troppo tempo, si sente ripetere anche tra le imprese assicurative.

Per il settore l’ultima parte dell’anno si apre con molti temi caldi da gestire, in un confronto con il legislatore e il regolatore che, ancora una volta, chiede a gran voce norme efficaci e all’insegna della semplificazione. Pensiamo, per esempio, all’importanza delle problematiche contenute nel ddl Concorrenza che dovrà essere approvato entro fine anno, o ai risvolti della recente lettera al mercato di Ivass e Bankitalia sulla ridefinizione dell’offerta a protezione dei finanziamenti. Questi due esempi, da soli, potrebbero essere la fotografia di quanto viene richiesto oggi alle aziende, e quindi alle imprese di assicurazioni, in termini di necessità di tutelare i consumatori, ricercare competitività, investire nel sistema italiano e innovare in processi e prodotti.

Certo, il ritardo negli investimenti è causato dalle condizioni che frenano lo sviluppo del mercato interno. Resta però da chiedersi se tale sviluppo debba essere affidato allo Stato piuttosto che alle aziende. Nel gioco delle parti, tra Governo e Confindustria, tra aziende e sindacati, lavoratori, clienti o assicurati, serve oggi, ovviamente, arrivare a un punto di incontro.

Ma in una crisi prolungata e dalle tante priorità economiche e politiche su più fronti, le riforme attese potrebbero realisticamente tardare ancora, imponendo al mondo imprenditoriale (e quindi anche al settore assicurativo), ancora una volta, di mostrare forza economica e gestionale. E contribuire così, anche con il proprio peso e le proprie capacità, a fare in modo che il Paese torni a crescere.



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