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Quale morale per l’Rc auto?

Quale morale per l’Rc auto? hp_vert_img
Non è solo una questione di norme e leggi. Anche se la spinta legislativa rappresenta nel nostro Paese, come sempre, il primario motivo di azione da parte dei soggetti coinvolti. Nell'Rc auto sono tre le direttrici su cui il settore si muove da tempo per raggiungere nuovi obiettivi: le esigenze dei consumatori, le esortazioni ad abbattere le tariffe e ridurre il costo dei sinistri, la necessità di garantire un risarcimento adeguato ai soggetti danneggiati. Ania, Ivass, Antitrust, associazioni dei consumatori e canali distributivi hanno un ruolo fondamentale che ruota intorno ai provvedimenti del legislatore, ciascuno seguendo gli obiettivi alla base della propria natura. Ma con qualche cambiamento in più, rispetto al passato, che inevitabilmente influenza il sistema complessivo dell'Rc auto.

Si apprende infatti, per esempio, che l'Ivass sta riscoprendo una sua mission più materna", valorizzando in questa fase la capacità di ascolto e collaborazione con le compagnie. Come a dire che, al di là delle punizioni e dei castighi (sanzioni) serve maggiore confronto per dare l'indirizzo giusto ed evitare errori in futuro, a beneficio così non solo dei figli, soggetti controllati, ma tutto sommato anche dei genitori "controllori". Quanto ai canali distributivi, è ormai chiaro che serve una marcia diversa, da parte di tutti, per competere nella distribuzione del prodotto auto.

Vuoi perché la crisi incombe e anche 20 euro in più o in meno sulla polizza auto fanno la differenza, vuoi perché il consumatore è diventato più consapevole e la tecnologia moltiplica le modalità di contatto. In ogni caso, il concetto di prodotto assicurativo, in primis la polizza auto, sta cambiando. Così come evolve il concetto di consulenza, fiore all'occhiello degli agenti. Tramontati i periodi d'oro, proprio agli agenti spetta il compito di cavalcare l'onda e superare lo spauracchio della disintermediazione, riqualificando l'intera categoria sotto la bandiera del valore aggiunto e della componente di servizio. Valori che, al di là della tariffa, devono innanzitutto essere ben identificati, valorizzati e altrettanto ben comunicati al cliente e al mercato.

Molte compagnie di assicurazione, infine, hanno intrapreso iniziative ormai da tempo (senza attendere l'intervento del legislatore e per perseguire obiettivi di business che passano dall'inevitabile intervento sui costi) per ottimizzare l'area sinistri, creare economie di scala, eliminare aree di inefficienza.
Molto ancora si può fare, come hanno evidenziato nei mesi scorsi le indagini dell'Antitrust, ricche di confronti con i mercati europei. Tralasciando le similitudini e le differenze con Francia e Germania, così come le specificità del nostro Paese, alle compagnie non resta che proseguire nella fervente attività di razionalizzazione dei processi e di implementazione dei progetti voluti dal legislatore, dall'archivio integrato antifrode al contrassegno elettronico. Ma il quadro complessivo rimane incerto, perché, come evidenzia l'Ania in tutte le occasioni istituzionali e non, il vero di salto potrà essere realizzato solo con la definizione della tabella nazionale sul danno alla persona e chiarendo i quesiti che anche dal punto di vista giuridico riguardano il danno biologico, esistenziale e morale.
Un terreno che, a causa (o grazie) alla componente etica nello stabilire il valore della vita di un uomo, diventa particolarmente scivoloso. E conduce a un'osservazione, per certi versi ineccepibile se la si inserisce nello stato di difficoltà economica del Paese: come è possibile invocare alla sostenibilità del settore assicurativo, in tema di risarcimenti, quando circolano notizie su manager assicurativi pagati milioni di euro come buonuscita per un solo anno di lavoro?


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