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La sfida di una protezione inclusiva

Il cambiamento climatico ha un impatto diretto sulla salute personale. A pensarlo sono tre italiani su quattro, secondo quando emerge da una ricerca Episteme presentata all’Axa Forum 2019

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Non è la situazione economica e neppure la sicurezza sociale. In cima alle preoccupazioni degli italiani c’è il cambiamento climatico. A rivelarlo è una ricerca promossa da Axa Italia e condotta da Episteme, presentata nel corso dell’Axa Forum 2019, evento che si è svolto presso il Museo della Triennale a Milano.
Il 63.4% degli italiani indica il cambiamento climatico come principale rischio emergente con maggiore impatto sulla società nei prossimi tre anni. Ma un dato forse ancora più sorprendente emerge in modo nitido: una correlazione tra i rischi più percepiti dalla popolazione italiana, che è consapevole degli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute. Per il 72.4% degli intervistati, infatti, gli effetti del surriscaldamento hanno effetti sulla salute e si traducono in aumento delle malattie oncologiche (44,9%), aumento delle malattie respiratorie (24,8%), insonnia, allergia e altre patologie.

Le tre grandi sfide per la nostra epoca

Nel suo intervento in apertura dell’evento, il ceo di Axa Italia, Patrick Cohen, ha sottolineato che la correlazione sui timori legati al cambiamento del clima e le preoccupazioni per la salute chiamano in causa il settore assicurativo. “Dalla ricerca – ha spiegato – emergono le tre grandi sfide della nostra epoca: l’ambiente, la salute e l’inclusione socio-economica e l’evidenza che queste sono connesse. Come ci chiedono gli italiani, anche noi di Axa siamo convinti che l'assicurazione ha un ruolo chiave nel promuovere una maggiore resilienza e inclusione, all’interno di un ecosistema che favorisce la collaborazione tra pubblico e privato”.  Secondo Cohen, la società deve riconoscere “di essere in debito verso sé stessa e ancora di più verso i suoi figli e la collettività può e deve fare la differenza. Per garantire un futuro inclusivo, sostenibile e resiliente”.
Del debito, o meglio dei debiti che la società ha nei confronti di se stessa ha parlato dettagliatamente Roberto Cingolani, chief technology & innovation officer di Leonardo, in uno degli interventi più intensi della giornata. I tre debiti evidenziati da Cingolani sono il debito economico, il debito di sostenibilità e il debito cognitivo, e ha spiegato che “per un pianeta fatto per ospitare tre miliardi di individui, essere popolato da sette miliardi di persone è già di per sé una enorme sfida”. E anche pensando in chiave di sostenibilità, bisogna tener conto che “ogni misura messa in atto ha delle ripercussioni negative per l’intero sistema”. Nonostante un quadro non certamente idilliaco Cingolani ha evidenziato vari aspetti su cui concentrare l’attenzione per trovare soluzioni, come ad esempio una politica dei co-benefici. “Tutti i fenomeni sono collegati”: il primo esempio riportato è quello della correlazione tra cancro e cambiamento climatico”, quindi consumare ad esempio meno carne significa sia produrre meno CO2, sia prevenire più tumori; allo stesso modo, la correlazione tra i trasporti attivi, quindi maggior esercizio fisico si traduce sia in migliore salute, sia in minor inquinamento. “Tutto – ha concluso – va visto globalmente dal punto di vista epidemiologico e della prevenzione”.
Le assicurazioni come porta per l’inclusività
Tornando più nel dettaglio della ricerca di Episteme, intitolata Dal global warming alle nuove sfide per la salute, alle spalle del cambiamento climatico (che, come detto, tre italiani su quattro indicano come un pericolo diretto anche per la propria salute) il rischio più percepito è l’instabilità finanziaria (indicata dall’38.9% del campione), seguita dalla gestione delle risorse naturali (36.1%) e dalle malattie croniche (33,5%). Alla ricerca di soluzioni, gli italiani sono disposti a mettersi in gioco in prima persona, cambiando in primo luogo i propri comportamenti, ma chiedono anche di misure globali collettive pubblico, private, “assegnando un ruolo chiave e stratificato alle assicurazioni, nel contribuire, grazie alla loro expertise, con nuove forme di prevenzione e protezione. Dalle assicurazioni ci si aspetta una maggiore spinta alla sostenibilità (8.1%), lo sviluppo di prodotti di protezione legati agli effetti del cambiamento climatico (10.3%). Ma anche investimenti e sostegno ad aziende e startup sostenibili (15.9%) e un ruolo attivo di lifestyle coaching: come promotori di programmi di sostenibilità ambientale (19.4%).
Ma le assicurazioni sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale per affrontare le sfide del presente: permettono infatti a una popolazione sempre più ampia di accedere a servizi integrati altrimenti esclusivi. Sono viste dunque in grado di contribuire a quell’inclusione sociale che è la sola in grado di assicurare nel lungo periodo stabilità e sviluppo sostenibile. Emerge il ruolo chiave di un modello integrato pubblico-privato per soddisfare nuovi bisogni emergenti della popolazione: in ambito salute, ad esempio, il 75.2% è convinto che sia necessario avere una copertura che integri il Ssn.

Il ruolo del settore assicurativo

Il settore assicurativo da sempre si dice disposto a fare la propria parte, come ha sottolineato nel suo intervento a conclusione della giornata, la presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina. “La disuguaglianza sociale – ha detto – è elevata. In Italia più del 20% delle famiglie è a rischio povertà. I dati Censis ci dicono che la spesa sanitaria out of pocket delle famiglie è arrivata a 40 miliardi di euro all’anno, cui si aggiungono altri 10 miliardi per prendersi cura dei propri familiari affetti da patologie croniche”. Farina è quindi ritornata sulla correlazione tra cambiamento climatico e salute delle persone, ricordando che “un solo grado di aumento della temperatura corrisponde a un aumento del 3,6% della mortalità per patologie cardiovascolari”. È evidente che il bisogno complessivo di protezione è in forte aumento. Secondo la presidente dell’Ania, il settore assicurativo può e deve acquisire un ruolo più centrale. A livello di sistema, attraverso una maggiore collaborazione tra pubblico e privato; e a livello di offerta, anche grazie all’innovazione tecnologica. “Siamo chiamati a fare di più e anche le nostre reti distributive sono chiamate a far comprendere alle persone l’importanza della protezione. Dal canto nostro – ha concluso – le assicurazioni da tempo stanno innovando, mettendo a disposizione del sistema asset, competenze e ingenti investimenti”.


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