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Generali, Mediobanca non vende

L'ad Alberto Nagel, intervenuto ieri nel corso dell'assemblea degli azionisti dell'istituto di credito, si è augurato che il gruppo assicurativo resti "indipendente e con base in Italia"

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“Vendere una quota di Generali ha senso solo se c’è bisogno di capitale, e non è il nostro caso”. Lo ha affermato ieri Alberto Nagel (nella foto), amministratore delegato di Mediobanca, nel corso dell’assemblea degli azionisti dell’istituto di credito. L’amministratore delegato ha specificato che il proposito di cedere una quota del 3% del gruppo assicurativo, previsto nell’ultimo piano industriale, rispondeva a “un’esigenza che poi è venuta meno”. Inoltre, ha aggiunto, l’introduzione del cosiddetto danish compromise a livello europeo, principio contabile che allevia l’assorbimento di capitale per le banche che detengono assicurazioni, “ci dà tempo fino a fine 2024 per dedurre la partecipazione in Generali dal patrimonio di Mediobanca”. 
L’istituto, primo azionista di Generali con una quota del 13%, resta tuttavia alla finestra. “Se dovessero arrivare delle opportunità di M&A, soprattutto nel wealth management – ha osservato Nagel – Mediobanca potrebbe prenderle in considerazione”. Il proposito, ha proseguito, è quello di “investire in attività che abbiano rendimenti altrettanto interessanti, e Generali offre un ottimo rendimento, pari al 15% sul capitale allocato”.
L’amministratore delegato si è quindi soffermato sulla presunta dipendenza di Mediobanca da Generali, tema risollevato recentemente da Leonardo Del Vecchio che, attraverso la holding Delfin, è diventato il secondo socio di Piazzetta Cuccia con una partecipazione del 7,5%. Per Nagel, sono considerazioni che potevano aver “senso dieci anni fa, non oggi. Dal 2005 – ha illustrato – il gruppo è cresciuto talmente tanto nelle altre componenti che il contributo di Generali è andato diluendosi”. Nello specifico, ha proseguito, “Generali dieci anni fa valeva il 25% dei ricavi di Mediobanca, oggi la metà”.
Nagel ha infine commentato le prospettive future del gruppo assicurativo. “Ritengo che Generali sia gestito in maniera efficace e corretta, i risultati si vedono sia dal punto di vista dell’utile sia del titolo”, ha affermato. “Spero – ha aggiunto – che rimanga indipendente e con base in Italia”.

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