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I primi nove mesi di Greco trasformano Generali

All'assemblea dei soci 2013 ha regnato un clima di fiducia quasi incondizionata nei confronti del group ceo, che ha confermato di non voler chiedere soldi agli azionisti. Avanti quindi con le dismissioni per ridurre il debito. Rcs, Telecom e Intesa Sanpaolo i nodi da sciogliere

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Fin qui tutto bene. Concordia e pace regnano su Trieste, guidata da un nuovo comandante e da una squadra coesa. La prima assemblea degli azionisti di Generali che vede alla guida il group ceo Mario Greco ha confermato l'andamento di questi mesi: grande compattezza intorno alle decisioni del nuovo capo e accordo pieno tra i grandi soci. Insomma niente a che vedere con l'anno scorso, quando la mattina dell'assise, l'allora group ceo Giovanni Perissinotto, aprendo a colazione il Corriere della Sera, si era visto sfiduciato pesantemente dal pesante azionista, patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio (3% del capitale).

Sebbene allora sembrasse una posizione personale, non ci volle molto prima che anche la maggioranza degli grandi azionisti concordasse con l'industriale degli occhiali. Perissinotto fu accompagnato alla porta e dalla stessa entrò Mario Greco. In un anno (Greco è in Generali da nove mesi), il Leone di Trieste ha fatto pulizia nel bilancio: l'utile netto 2012 ad appena 90 milioni di euro è motivato dalle svalutazione e dall'allineamento alle best practice contabili dei concorrenti europei. E poi c'è la nuova strategia: focalizzazione sul business assicurativo, addio (con calma) alle partecipazioni strategiche, razionalizzazione di tutta la catena di comando e investimenti sull'Italia. Quei 300 milioni promessi alla rete, unico accenno fatto alla distribuzione da Greco durante l'assemblea del 30 aprile, sono confermati. Per il resto, almeno fino al 2015, basta spese. Il ceo ha rivendicato i 2,5 miliardi investiti per le attività dell'est sotto il controllo di Ppf di Petr Kellner, e ha ribadito che questa sarà l'unica acquisizione.

DEBITI TROPPO ALTI, MA NIENTE AUMENTO
Per Generali la priorità oggi è ridurre il debito senza chiedere sforzi agli azionisti: quindi senza aumenti di capitale. Il capitale - ha detto Greco in assemblea - non è sufficiente ora perché è stato impiegato per acquistare asset non redditizi". Generali paga 750 milioni all'anno su 12 miliardi di debiti. "Il rischio - ha aggiunto - è che le agenzie di rating ci puniscano per colpa del debito troppo alto". Con un'esposizione così elevata sarebbe difficile per il Leone di Trieste centrare gli obiettivi che si è dato: nel 2015 un risultato operativo superiore ai cinque miliardi di euro, metà dei quali dal business danni, generare oltre due miliardi di free cash flow all'anno e 600 milioni di risparmi a partire dal 2015. E poi remunerare meglio gli azionisti, perché, ha ammesso Greco, il pay out 2012, che resta a livello del 2011 (20 centesimi per azione) non va bene.

Quindi vendere, certo, ma senza fretta. Uscire dalle partecipazioni storiche, a partire da Rcs, Telecom, ma anche Intesa Sanpaolo che pesa per 2,2 miliardi. Intanto c'è da piazzare Bsi, la banca svizzera italiana, e le attività di riassicurazione negli Stati Uniti, per cui sono già avviate le trattative. Ma a quali condizioni? Questo è il nodo. "Non svenderemo perché non siamo obbligati a vendere in fretta e a vendere male", ha sottolineato Greco. Tutto sarà fatto sotto il segno della "disciplina, della semplicità, con un profondo focus sugli obiettivi".

VIA DA RCS E TELECOM?
Ma al di là dell'ostentata sicurezza con cui il manager parla delle dismissioni, i nodi non sono certamente facili da districare. Soprattutto quando si parla di partecipazioni al centro di un riassetto, come nel caso di Rcs. Nel corso della riunione annuale con i soci, il group ceo ha ufficializzato che la compagnia non parteciperà all'aumento di capitale. Generali è un socio pesante nel patto di sindacato con azioni pari al 3,3%. Il 30 maggio l'assemblea Rizzoli dovrà dare il nulla osta alla ricapitalizzazione da 400-500 milioni: non è ancora stato deciso come voterà il Leone. "Vedremo, un passo per volta - ha detto Raffaele Agrusti, responsabile di Generali in Italia e rappresentante della compagnia nel patto di sindacato, a margine dell'assise - non abbiamo ancora deciso e non mi risulta ci siano a breve riunioni del patto Rcs".

A breve invece, e precisamente l'8 maggio, ci sarà un cda Telecom, in cui si tenterà di arrivare a una conclusione riguardo l'integrazione con Hutchinson-H3g, ha affermato il presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, consigliere di Telco, la scatola che controlla Telecom. Anche in questo caso non si sa ancora come si comporterà la compagnia triestina: deciderà Greco, il manager in cui, per una volta, tutti ripongono la propria fiducia.

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