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Partnership, un nuovo modello resiliente a impatto sociale

In un bell’evento organizzato da Reale Group insieme ad alcuni dei suoi partner, si è discusso concretamente di comunità, inclusività, vera sostenibilità e progetti per dare solidità all’economia partecipativa

Partnership, un nuovo modello resiliente a impatto sociale
Insieme si può fare di più e meglio, sia condividendo e superando i momenti di crisi, sia festeggiando i successi e progettando il futuro. In questi tempi complicati, qualcuno li definirebbe bui (e forse non avrebbe torto) le risposte migliori, quelle più efficaci vengono dalle realtà che hanno saputo stare insieme nella buona e nella cattiva sorte, provando con costanza a creare una comunità resiliente e produttiva, basata sulla sostenibilità vera e sulla condivisione dei bisogni. 
La pandemia, i cui riflessi negativi sull’economia s’intravedono soltanto, ha messo alla prova le alleanze e le partnership anche più collaudate, tentando tutti a cercare soluzioni individuali, all’insegna del si salvi chi può. Ma le reazioni sono state, spesso, opposte. 
Tra gli esempi di alleanze che sono state e saranno il motore della resilienza e dell’inclusività, c’è quella che comprende Reale Group e tante altre realtà profit e non profit, legate tra loro da un reale impegno per la costruzione di comunità in cui nessuno è lasciato indietro. Se n’è parlato ieri, in un bell’evento organizzato da Reale Group in collaborazione con Dynamo Academy e Torino Social Impact, nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile, allestito da Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile). 

L’OBIETTIVO 17
L’appuntamento aveva l’obiettivo (centrato) di approfondire l’importanza delle partnership, pensate per ridurre le diseguaglianze, attraverso lo sviluppo di ecosistemi che generino impatti sociali, positivi e misurabili, a partire dall’obiettivo 17 dell’agenda delle Nazioni Unite sulla sostenibilità: ovvero Partnerships for the goals. “Questa filosofia – ha spiegato Luca Filippone, ceo di Reale Group – ha permesso al gruppo di combattere la battaglia del Covid-19 mantenendo continuità operativa, solidità, affidabilità. In una settimana, 4000 persone sono state organizzate in smart working e questo ci ha anche consentito di aumentare il nostro impegno nei confronti della società: abbiamo donato più di cinque milioni di euro attraverso la nostra fondazione per far arrivare la solidarietà agli ospedali. Ora però – ha ricordato – arriva uno tsunami economico, con impatti sociali importanti: per farvi fronte dobbiamo stringere le partnership”.

UNA POLIZZA CHE RESTITUISCE
Un messaggio, quello di Reale Group, che esalta la contaminazione positiva tra il mondo profit e non profit: “noi non abbiamo obiettivi di massimizzazione dei profitti ma dobbiamo comunque realizzarli”, ha sottolineato Filippone, ricordando una delle alleanze più significative del gruppo, quella con Dynamo Camp e Dynamo Academy, impresa sociale che opera in consulenza per le imprese in ambito business for the common good. Segno tangibile di questa partnership è la realizzazione di prodotti assicurativi in cui la mutua rinuncia a parte del guadagno, e gli intermediari a parte delle provvigioni, per finanziare i progetti di Dynamo. “La collaborazione con Reale – ha spiegato Serena Porcari, presidente di Dynamo Academy – è una partnership win-win: noi abbiamo imparato molto dalle competenze del gruppo e della rete, perché non essendo radicati sul territorio, abbiamo girato il Paese grazie agli intermediari promuovendo l’idea positiva di un prodotto assicurativo che restituisce al terzo settore: questo va oltre la filantropia, si tratta proprio di un nuovo modello di business, che integra le strategie finanziarie con lo sviluppo delle comunità”. 

UNA FINANZA IBRIDA PER UN NUOVO MODELLO
Non è una moda passeggera, ma un nuovo mondo che si sta costruendo e che le imprese devono intercettare: un’evoluzione che mette il terzo settore al centro. Mario Calderini, portavoce di Torino Social Impact, l’alleanza tra imprese e istituzioni pubbliche e private per rendere Torino un riferimento di redditività economica a impatto sociale, ha sostenuto che ormai esiste “un ibrido imprenditoriale che richiede ibridi finanziari”. Un nuovo paradigma di fare impresa e finanza. Il cambiamento di valori dei millennial è il motore principale, ma attenzione all’effetto moda. Calderini ha sostenuto che la sostenibilità, per non essere una parola vuota, ha bisogno di tre caratteristiche. Deve essere intenzionale, cioè avere obiettivi d’impatto sociale che seguano un business plan; misurabile, occorrono metriche più precise di quelle che ci sono oggi; e addizionale, ovvero le imprese devono rischiare più di quanto potrebbe avere come rendimento. Ma dall’altra parte, le organizzazioni del terzo settore devono essere più pronte e capaci di dialogare con gli investitori. “Quando tutto è Esg – ha chiosato Calderini – niente è Esg: c’è tutto un sistema da costruire”. 

PUNTARE SUL LAVORO, SULLA SOLIDARIETÀ, SULL’APERTURA
E per farlo occorrono investimenti, slanci e visioni. Tra queste ultime c’è certamente il lavoro che sta facendo la nuova Commissione Europea, che spinge verso la social economy, la mutualità e la creazione di ecosistemi. Secondo Karel Vanderpoorten, policy officer social economy della Commissione Europa, è importante cogliere le opportunità di questo momento: “siamo nelle condizioni per indirizzare gli investimenti in modalità smart, nell’edilizia sociale, nell’energia”, ha detto. Dall’altro lato occorre promuovere le alleanze per investire in competenze, “rendere i lavoratori sempre più robusti e formati”, giacché la formazione è un investimento e non è un costo. 
Anche in questo campo, Reale Group si è distinta con una collaborazione con Unhcr, di cui ha parlato la portavoce per l’Italia, Carlotta Sami. Il gruppo assicurativo è entrato nel programma di Powercoders, nell’ambito del quale ha erogato corsi di coding e programmazione a 20 rifugiati politici, 15 dei quali hanno trovato lavoro. Due direttamente in Reale Mutua.  “Durante le fasi peggiori della pandemia in Italia – ha commentato infine Filippone – sono rimasto impressionato dalla generosità che ho visto nel Paese: ce ne sarà ancora bisogno. Se il vaccino contro questa malattia arriverà presto è anche perché molti centri ricerca si sono messi insieme. È l’esempio più significativo di quello che dobbiamo fare oggi: non chiuderci, non avere paura, ma aprirci agli altri e collaborare”.

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