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Dove sta andando Generali?

Generali Italia è la società leader nel mercato italiano. I bilanci della compagnia sono stati sempre di grande soddisfazione per gli azionisti. I cambiamenti, dall’uscita del group ceo Giovanni Perissinotto, sono stati molteplici e, nell’autunno 2016, Generali punta a una guerra strategica contro i tassi zero.
Ma come?
Dando un forte impulso ai servizi. Riduzione dei costi, rinuncia a immediate plusvalenze, creando un valore più lungo nell’investimento vita, per proteggere i risultati economici futuri e avere nell’immediato maggiore cash disponibile. Queste sarebbero le priorità di Generali per sostenere il business, con la determinazione strategica e tattica che tutti ben conosciamo.
Generali ha sviluppato un particolare “mobile hub”. Di cosa parlo? Dal 2017, si dice, Generali offrirà un ventaglio di nuovi servizi: come la gestione di un possibile sinistro, informazioni sulle pratiche, ma anche acquisto della polizza. Specialmente questa ultima ipotesi semina perplessità e grandi timori: e la rete di vendita che fine farà? Verrà scavalcata dal web e dallo smartphone? Non si tratta di disintermediazione vera e propria?
La compagnia sostiene il contrario e lo esclude tassativamente, invitando coloro che lo suppongono a valutare la vendita on line e l’importanza del canale diretto. Gli intermediari sono e restano parte insostituibile del progetto di digitalizzazione del business in atto. Cambierebbero solo alcune modalità di lavoro: maggiore efficienza, meno cartaceo, più efficaci rapporti tra holding e controllate.
Fin qui sono alcune delle strategie che prossimamente metterà in atto Il Leone, parte delle quali già in fase avanzata.
Gli azionisti dovrebbero essere soddisfatti. Le marginalità operative della società hanno mantenuto buoni livelli. I risultati considerati più che solidi da Generali, malgrado la grande crisi in atto, hanno mantenuto il  “consensus”. Nel giorno della pubblicazione della semestrale, il titolo è salito molto.
Ma lo scenario generale mette in evidenza la volatilità e i tassi d’interesse bassi, complicando la situazione per tutto il settore, non solo per Generali. Ma non è solo una questione di investimenti.
Sono di primaria importanza anche le strategie di sviluppo stesso del business: bisogna ragionare in modo chiaro e determinato sui rami danni e vita. Nel 2015, l’incidenza dei due settori in Generali era 30% e 70%. Situazione obiettivamente un po’ sbilanciata. Oggi qualcosa è cambiata in meglio, grazie anche alla migliore redditività dei contratti danni.
Il tutto da soddisfazione al gruppo, che pare voglia spingere molto sulle polizze protection e unit linked.
In conclusione, dando un sguardo attento all’attuale situazione finanziaria, quali le future reali prospettive di Generali Italia? Sembrano ottime.
Il piano industriale del gruppo non è cambiato e restano fermi, tra gli altri, i sette miliardi di net free cash flow totale, tra il 2015 e 2018.


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