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Classificare gli eventi estremi, la crisi dei modelli esistenti. Prima parte

Tad Montross, presidente e amministratore delegato di General Re, affronta il tema delle catastrofi naturali, sempre più presente nel dibattito, soprattutto nei Paesi anglosassoni. Tra riscaldamento globale, inondazioni e uragani, anche le compagnie devono cambiare il proprio modo di affrontare questi rischi

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Il dibattito sul riscaldamento globale continua con crescente coinvolgimento da parte della comunità scientifica che supporta le posizioni a confronto. Alcune compagnie di assicurazione, in tutto il mondo, hanno preso posizione sull'argomento, altre no. Gli Istituti di vigilanza sulle assicurazioni hanno iniziato a porre domande sull'impatto del riscaldamento globale, ma non esiste ancora una visione definitiva e univoca sull'argomento. La mia opinione personale è che dovremmo interessarci in modo approfondito della questione della Co2 e della formazione dei gas serra, anche se non possiamo collegarle al riscaldamento globale. Tralasciando il problema del riscaldamento globale e delle sue cause, possiamo notare che gli eventi climatici che abbiamo potuto osservare in varie parti del mondo sono classificabili come decisamente estremi e insoliti.

REAGIRE SUBITO
Penso che oggi l'andamento dei fenomeni meteorologici sia diverso rispetto al passato e, cosa ancora più importante, che gli eventi climatici estremi siano divenuti più gravi e più frequenti. È possibile che tali andamenti risultino più coerenti se considerati in base a cicli di 60 o 70 anni, ma la realtà è che la nostra industria deve reagire con prontezza. Non possiamo aspettare 60 anni. E se risulterà poi che il cambiamento non era ciclico, ma al contrario causato dal riscaldamento globale, saremo ben lieti di aver reagito e intrapreso delle azioni adeguate. Non sono uno scienziato, né un meteorologo, ma desidero condividere alcuni pensieri su diversi fenomeni che, a parer mio, sono piuttosto preoccupanti.
Il mese di settembre del 2012 è stato il più caldo mai registrato sul pianeta. È stato anche il 33esimo mese consecutivo con temperature sopra la media (il 36esimo, se consideriamo la media del XX secolo). La temperatura del mare e della terra è stata di 1,03 gradi sopra alla media. Il 2012 è stato per la città di New York l'anno più caldo da quando abbiamo cominciato a registrare le condizioni climatiche.

SCIOGLIMENTO DELLA CALOTTA ARTICA
Negli ultimi anni, lo scioglimento dei ghiacci dell'Artico ha subito un'accelerazione, e nel 2012 la superficie di ghiaccio ha raggiunto il livello minimo, con appena il 50% della media degli anni 1979-2000. Lo scorso dicembre una nave cisterna salpata dalla Norvegia alla volta del Giappone, ha potuto attraversare l'Artico, seguendo un percorso che richiede tre settimane in meno rispetto al passaggio dal Mediterraneo e dal canale di Suez, cosa che prima era impossibile praticare.
Si calcola che lo scioglimento dei ghiacci abbia già innalzato il livello del mare di mezzo pollice. Negli ultimi 30 anni le temperature medie sono aumentate di circa un grado Fahrenheit (equivalente a 5,9 gradi Celsius). La differenza sui valori estremi è stata di gran lunga più elevata e ha interessato il 10% della superficie terrestre, rispetto all'1% del passato. Uno studio dello scienziato della Nasa, James Hansen, ha evidenziato che la distribuzione delle temperature prevede oggi tre deviazioni standard rispetto al periodo compreso tra il 1951 e il 1980, ma che potremmo considerare anche cinque deviazioni standard, rispetto al medesimo periodo.
In Australia le temperature sono aumentate sino al punto che l'Australian bureau of meteorology ha aggiunto due bande di colore alle mappe del riscaldamento. Negli anni recenti, l'atmosfera ha raggiunto un livello maggiore di umidità, attribuibile in parte alle temperature marine più elevate. Il valore inferiore medio di umidità è del 4% più alto che negli anni '70. Pertanto, tenendo conto dei fenomeni citati, proviamo a riflettere sui principali rischi e sulle esperienze fatte di recente.

URAGANI E TIFONI
Nel corso del 2012 si sono verificati 82 uragani in tutto il mondo; il numero è appena inferiore alla media registrata sul lungo termine, pari a 87 eventi di questo genere. Normalmente, soltanto l'11% si verifica nell'Oceano Atlantico, ma la frequenza registrata nell'Oceano Indiano e nel Pacifico è stata ben al di sotto della media a lungo termine. Nell'Oceano Atlantico, invece, si sono verificati ben 19 uragani per il terzo anno consecutivo. Del resto, è il settimo anno consecutivo che gli Stati Uniti non vengono colpiti da un evento di categoria 3 o superiore: il periodo più lungo in 150 anni. Siamo stati fortunati.
Anche se non vi è prova che la frequenza dei cicloni sia in aumento, è invece evidente che le velocità massime del vento stanno aumentando e che la durata di questi fenomeni è più lunga. Di conseguenza, l'energia media rilasciata è aumentata del 70% negli ultimi 30 anni. C'è stato un aumento del 15% nella velocità del vento e del 60% nella durata degli eventi. I riscontri non sono dunque esaustivi per quanto riguarda la frequenza, ma sembra che il livello di gravità delle tempeste si sia innalzato, pur rimanendo il numero totale dei casi al di sotto della media.

TEMPESTE DI GRAVE ENTITÀ
Negli Stati Uniti, la media a lungo termine delle perdite per danni causati da temporali, grandine e trombe d'aria è stata di 6,5 miliardi di dollari all'anno. Tra il 2008 e il 2010 le perdite assicurate sono state di 10 miliardi di dollari e hanno superato i 25 miliardi di dollari nel 2011. La gravità e l'entità delle trombe d'aria non hanno precedenti. Ad esempio, il 2012 è iniziato male e si è poi stabilizzato, ma le perdite assicurate sono state comunque ingenti. Nel 2012 abbiamo anche sperimentato gli effetti di un grave derecio. Il derecio è un vento lineare che interessa un'area di almeno 240 miglia, con velocità superiori alle 56 miglia orarie. Nel mese di giugno di quell'anno, un evento di questo tipo si è verificato in Ohio, coprendo 450 miglia in sei ore, a una velocità media di 75 miglia orarie.

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