Insurance Trade

Rc e sostenibilità assicurativa: serve una decisione

La tendenza a far crescere il peso del risarcimento del danno alla persona, mostrata da alcune sentenze della Corte di Cassazione, rischia di incidere sulla sostenibilità dell’intero sistema risarcitorio, mettendo in secondo piano il valore sociale della responsabilità civile

Rc e sostenibilità assicurativa: serve una decisione hp_vert_img
Il messaggio che ci proviene da alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione (penso, ad esempio, alla sentenza n. 10579/2021 sul danno parentale) e soprattutto da recenti articoli in materia di responsabilità civile e risarcimento del danno non patrimoniale è il seguente: espandere le ipotesi di responsabilità civile anche alla luce dei rischi legati alle nuove tecnologie (intelligenza artificiale, nano-tecnologie, auto senza conducente) e incrementare i valori monetari previsti dalle tabelle milanesi per alcune tipologie di danno.

In un articolo si parla addirittura di un nuovo rinascimento della responsabilità civile, equiparabile a quello che si era verificato negli anni ‘80 del secolo scorso, quando parte della dottrina e della giurisprudenza facevano la gara nell’inventare nuove figure di responsabilità e a risarcire il danno alla salute applicando un criterio equitativo puro. 
Ebbene, di fronte a questa prospettiva individuo-centrica, falsamente umanistica, rimango basito e mi pongo alcuni interrogativi. Che fine hanno fatto le riflessioni che alcuni giuristi hanno sollevato durante l’emergenza sanitaria sul principio di solidarietà sociale imposto anche ai danneggianti, sulla salute che va intesa soprattutto come bene pubblico e interesse della collettività (art. 32 Costituzione) e sulla sostenibilità del sistema sociale e assicurativo di fronte alla catastrofe che ci ha colpito? 

Non è rimasto nulla di queste riflessioni, come se il Covid-19 non fosse esistito o non esista, e come se potessimo continuare allegramente a esaltare la natura atipica della responsabilità civile incrementando i risarcimenti all’infinito. 

BILANCIARE DIRITTI DELL’INDIVIDUO E SOLIDARIETÀ

È risaputo che nessuna somma di denaro può risarcire la sofferenza e l’angoscia conseguente alla morte di un nostro congiunto o per una invalidità permanente grave che potremmo subire da un fatto illecito, ma non dobbiamo dimenticarci che, come ha rilevato correttamente Marco Rossetti in un suo libro sul danno alla salute, il diritto all’integrale risarcimento del danno alla persona non è un valore assoluto e intangibile, ma è consentito al legislatore bilanciarlo con ragionevolezza con interessi sovraindividuali. Basti pensare, ad esempio, al sistema della responsabilità civile auto, in cui le compagnie, concorrendo ex lege al Fondo di garanzia vittime della strada, perseguono anche scopi solidaristici. Ne consegue che l’interesse risarcitorio del danneggiato deve misurarsi anche con quello generale degli assicurati ad avere un livello dei premi sostenibile.

Secondo Rossetti (e io condivido il suo pensiero), il bilanciamento del diritto individuale al risarcimento del danno non patrimoniale con il principio di solidarietà vale anche per le lesioni di non lieve entità ex art. 138 cod. ass. Tutti coloro, dunque, che subiscono lesioni esitate in postumi permanenti superiori al 9% nell’Rc auto e nella responsabilità sanitaria, come si evince anche dal primo comma dell’art. 138 del codice delle assicurazioni, devono bilanciare il proprio diritto con altri interessi sovraindividuali. 
Non bisogna dimenticare poi che la legge Gelli-Bianco conferisce grande importanza sia alla leva assicurativa sia all’auto-ritenzione del rischio da parte delle strutture sanitarie. 
Ebbene, continuare a incrementare il livello dei risarcimenti del danno alla salute significa sottrarre sia risorse fondamentali a favore degli utenti del servizio sanitario sia disincentivare il ritorno degli assicuratori nella Rc sanitaria.
In pratica, aumentando il fatturato della responsabilità civile, si otterrebbe il risultato opposto a quello prefigurato dal legislatore.

RC, UNA RISORSA LIMITATA

In conclusione, io penso che sia giunto il momento di sollevare il problema della sostenibilità sociale e assicurativa (soprattutto sociale) dell’attuale sistema della responsabilità civile e porsi finalmente questo interrogativo: non sarebbe ora di fermare la parabola della Rc, visto che i suoi costi sociali stanno superando i suoi benefici?
Occorrerebbe, insomma, uno sforzo culturale ed etico da parte di tutti e considerare la responsabilità civile in qualità di una risorsa limitata, come la natura.
Considerando la natura come una risorsa illimitata da sfruttare (Cartesio e Bacone insegnano), siamo arrivati alla catastrofe ambientale odierna o, per dirla come Karl Jaspers, al naufragio dell’uomo.
Siamo ancora in tempo, però, per rimediare. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

👥

Articoli correlati

I più visti