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Verso una valutazione oggettiva dei fattori Esg nelle polizze danni

La normativa dell’Unione Europea è molto chiara per quanto riguarda la regolamentazione dei prodotti finanziari in termini di sostenibilità, con un impatto diretto e chiaro per le compagnie sul ramo vita; meno strumenti sono disponibili invece per valutare la dimensione Esg delle coperture danni

Verso una valutazione oggettiva dei fattori Esg nelle polizze danni hp_vert_img
Il settore assicurativo, insieme alle banche, è stato tra i primi a essere impattato dalle nuove normative Esg, rivestendo un ruolo chiave per la promozione della transizione sostenibile sia come investitore, sia come fornitore di protezione e gestore dei rischi. 
La sostenibilità in ambito finanziario e assicurativo è indirizzata da diverse normative nate a livello europeo e poi adottate dai diversi Stati, basti pensare alla Sfdr, pillar della regolamentazione finanziaria con cui il legislatore europeo ha introdotto specifici presidi di trasparenza nell’informativa dei prodotti finanziari, o alla Tassonomia Ue, che stabilisce i criteri per determinare se un’attività economica possa considerarsi ecosostenibile. Le normative in materia Esg hanno peraltro richiesto un intervento di allineamento, tra le altre, delle disposizioni europee all’interno del framework Solvency II e della disciplina riguardante la distribuzione dei prodotti assicurativi prevista dalla Idd.
Il quadro normativo è tuttavia caratterizzato da un forte dinamismo e da una certa difficoltà nel recepire a livello Paese i riferimenti internazionali. Inoltre, nel business assicurativo per la componente danni si osserva, oltre a una disparità nella definizione dei criteri di sostenibilità rispetto al più indirizzato mondo delle polizze vita, la mancanza di indicazioni operative che indirizzino concretamente le compagnie sul da farsi. 
Se nel caso delle polizze vita i profili Esg e i relativi impatti sui prodotti Ibips hanno trovato nel tempo una sempre più chiara definizione attraverso la Tassonomia Ue, il Regolamento delegato UE 2022/1288 e la Sfdr (che ad esempio richiede che si tenga conto nei processi decisionali relativi agli investimenti dei rischi di sostenibilità e che introduce una nuova definizione dei prodotti finanziari - prodotti light green ex art. 8 del Sfdr, prodotti dark green ex art. 9 del Sfdr), la dimensione Esg dell’offerta danni è invece molto meno indirizzata dalle normative, ma sta assumendo crescente centralità negli ultimi anni. 

LA TASSONOMIA ORIENTA LA PARTE AMBIENTALE
A far da sfondo per il settore assicurativo troviamo la Tassonomia europea, che introduce la disclosure per le imprese soggette alla Direttiva sulla rendicontazione non-finanziaria (Nfrd e, successivamente, Csrd), di Kpi quantitativi e di informazioni riguardanti il livello di sostenibilità delle attività economiche generate dalle attività assicurative. In particolare, è richiesta la pubblicazione di: 
- Kpi che esprimano la quota di investimenti diretti a finanziare o associati ad attività economiche allineate alla Tassonomia (a fronte dell’attività dei rami vita);
- Kpi relativi alla attività di underwriting finalizzato a suddividere i premi relativi all’attività assuntiva dei rami danni tra quota di premi ammissibile, allineata e non ammissibile alla Tassonomia. 
È importante notare che, per quanto riguarda l’offerta assicurativa danni, l’allineamento al Regolamento UE 2020/852 è attualmente previsto solo come un’iniziativa volta a supportare l’adattamento al cambiamento climatico, senza tenere in considerazione anche gli aspetti sociali. Inoltre, solo una parte dei rami assicurativi rientra tra le categorie “ammissibili”, lasciando tra i rami esclusi elementi di offerta che potrebbero comunque contribuire a obiettivi di sviluppo sostenibile. 

SERVONO CRITERI OGGETTIVI DI VALUTAZIONE ESG DELL’OFFERTA
In un quadro ancora poco definito, le compagnie stanno iniziando a sviluppare classificazioni interne volte a indentificare le soluzioni con maggiori impatti Esg, dando indicazione nei bilanci di sostenibilità dell’ammontare dei premi derivanti da soluzioni assicurative che includano componenti Esg sia in ambito sociale che ambientale. Valutando le diverse interpretazioni delle indicazioni fornite dalla regolamentazione, si nota come esista il rischio di “banalizzare” l’analisi e di perdere l’opportunità di riflettere davvero sull’impatto dei prodotti, magari limitandosi ad osservare che l’assicurazione in sé è un business che assolve “per definizione” molte finalità Esg (protezione dai rischi ambientali, promozione dell’inclusione, salvaguardia delle persone e della salute). 
In questo contesto è auspicabile una collaborazione tra compagnie e istituzioni per poter guidare in modo efficace questa transizione e tendere verso una valutazione della sostenibilità dell’offerta assicurativa quanto più oggettiva, individuando gli elementi che effettivamente generano impatti positivi in termini di sostenibilità:
- inclusività del prodotto (es. categorie fragili); 
- copertura dei rischi ambientali (es. rischio climatico, inquinamento), salute e comportamenti green (es. energie rinnovabili, mobilità sostenibile); 
- promozione di comportamenti responsabili o dello sviluppo sociale. 
A ciò dovrebbe essere aggiunta la questione della trasparenza nella documentazione dei prodotti, un tema che già da tempo è oggetto di interesse da parte delle compagnie e del regolatore. Altri aspetti interessanti da valutare possono essere inoltre i processi di vendita (es. emissione e incasso del premio) e post vendita, rivolgendo lo sguardo anche alle terze parti che forniscono servizi al cliente finale (es. carrozzerie, periti…). In ultimo, pensiamo alla effettiva capacità di ascolto dei clienti e della loro soddisfazione, che merita una analisi puntuale per instaurare percorsi virtuosi che migliorino sia il servizio sia la relazione con la compagnia.

ANALIZZARE IL CONTENUTO DEL PRODOTTO DANNI IN LOGICA ESG
A partire da questi spunti è quindi possibile immaginare un sistema di classificazione dei prodotti danni che consenta di valutarne davvero il contenuto in termini di sostenibilità - analizzando dettagliatamente le diverse componenti di prodotto (es. garanzie, franchigie, scoperti…) e di servizio (es. servizi di prevenzione, consulenza, …). Resta inteso che al centro di un modello di analisi dell’offerta in logica Esg dovrebbe avere risalto il contenuto del prodotto, in termini ad esempio di ampiezza dei soggetti/ rischi assicurabili, qualità e ricchezza delle coperture per il cliente. A questo proposito meritano attenzione fattori che possono risultare in contrasto con la profittabilità del prodotto (specialmente nell’attuale contesto di crescente pressione sui rischi ambientali); si pensi ad esempio ai pannelli isolanti, che a fronte di una riduzione dell’impatto ambientale e della classe energetica si caratterizzano per una significativa esposizione ad eventi naturali. 
Solo attraverso una gestione coordinata delle leve tecniche e commerciali sarà possibile integrare ai criteri Esg la dimensione della sostenibilità economica di prodotto. Per coprire rischi fortemente penalizzati dal cambiamento climatico sarà fondamentale investire su una sempre migliore capacità di previsione del rischio (sia in termini di frequenza che di severità) e innovare l’offerta (ad esempio con prodotti modulari finalizzati a segmentare i rischi assicurati e ampliare la copertura del mercato.
Pensando al futuro, è auspicabile che la sostenibilità a 360° acquisisca sempre maggior importanza nel plasmare il futuro delle offerte assicurative, potenziando ulteriormente il loro impatto sociale e ambientale. A questo scopo sarebbe di aiuto arrivare alla definizione di uno standard per valutare oggettivamente i prodotti danni dal punto di vista Esg. 

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