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Catastrofi naturali, un nuovo modello per quantificare i danni

Cineas ha presentato ieri a Milano i dati relativi all’esperienza in Abruzzo sulla propria attività di controllo economico delle pratiche di risarcimento, realizzata in collaborazione con la Protezione civile, che ha portato a un risparmio per lo Stato di circa 413 milioni di euro

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Sono passati quasi cinque anni da quel 6 aprile 2009, quando all'Aquila la terra ha tremato devastando la città, provocando 308 vittime, 1.500 feriti e danni stimati per una decina di miliardi di euro. Come per ogni terribile evento di questo genere, il momento della verifica dei danni è un passaggio estremamente delicato, soprattutto per quanto riguarda la determinazione dei contributi statali per il ripristino degli immobili danneggiati. Nel caso del capoluogo abruzzese si è però potuta sperimentare una modalità nuova, delineatasi grazie alla collaborazione tra il Dipartimento Protezione Civile (Dpc) e il consorzio universitario Cineas.
Una partnership nata sin dal 2005, con la firma di un protocollo d'intesa, e proseguita poi nel 2006/2007 con la formazione di periti sulla valutazione dei danni da calamità naturali. Il progetto nasce sulla base di due esigenze: da un lato quella della Protezione Civile di controllare le richieste di contributi dei danneggiati dal terremoto, per evitare lo sperpero di denaro pubblico; dall'altro quella di Cineas di fornire competenze altamente specialistiche, e offrire anche nuove opportunità professionali.

IL MODELLO CINEAS RACCONTATO IN UN LIBRO
I dati relativi all'esperienza di Cineas in Abruzzo sono stati presentati ieri a Milano nel corso di un convegno sulle calamità naturali, all'interno del quale il consorzio ha anche presentato la propria proposta per intervenire con maggiore efficienza nel processo di risarcimento danni. Dal 2009 fino ad aprile 2013 - ha spiegato il presidente di Cineas, Adolfo Bertani, in apertura del convegno - il consorzio ha operato in Abruzzo come parte della filiera tecnica incaricata dal Governo di operare i controlli delle pratiche di risarcimento relative ai danni del terremoto. I nostri periti, formati insieme alla Protezione Civile, hanno esaminato un totale di 19.716 pratiche e, dopo aver condotto un'istruttoria analitica completa, hanno stimato non ammissibili risarcimenti per un ammontare di 413 milioni di euro (il 13,3% sul totale richiesto): in sostanza - ha osservato Bertani - soldi che lo Stato italiano ha risparmiato e che potrebbe impiegare, tanto per fare un esempio, per soddisfare gran parte delle richieste di risarcimento avanzate dopo l'alluvione in Sardegna".
Questa esperienza è stata raccolta dal Consorzio nel libro Il terremoto dell'Aquila. Il modello innovativo di Cineas, presentato al convegno dall'autore, Fabio Poletti: nell'opera si ripercorre l'iter che ha portato al coinvolgimento di Cineas e il lavoro svolto sul campo, e si ricorda anche il prezioso apporto del compianto Marco Cincotti, che di quell'esperienza è stato una colonna portante. Al convegno Cineas è stata inoltre presentata alle Regioni italiane la proposta per un nuovo modello di gestione dei risarcimenti. "La nostra attività in Abruzzo è stata una novità assoluta per l'Italia poiché in precedenza non c'erano verifiche puntuali sugli importi richiesti, con conseguenti maggiori costi per lo Stato" ha affermato Riccardo Campagna, responsabile per Cineas del progetto Abruzzo.
"Partendo dalla nostra esperienza, vogliamo proporre un nuovo modello alle Regioni italiane che unisca l'approccio usato in Abruzzo, in cui è centrale il ruolo del perito incaricato di esaminare le pratiche - ha spiegato Campagna - e che integrerà una scheda parametrica nuova, molto tecnica e dettagliata ai fini della determinazione analitica dell'evento, della stima del danno e dell'importo risarcibile. Il tutto in modalità completamente informatizzata".

POLIZZE OBBLIGATORIE, MEGLIO SE DEDUCIBILI DALLE TASSE
Adolfo Bertani ha poi citato un'indagine demoscopica realizzata da Cineas tra le persone danneggiate da calamità naturali. Secondo la ricerca, l'attuale sistema non funziona per il 75% della popolazione a rischio; di contro, un sistema misto Stato/assicurazioni contro i danni da calamità naturali è ritenuto migliorativo, rispetto a quello attuale, per il 65% degli intervistati. La stessa indagine evidenzia poi come sia elevata la propensione verso una polizza contro i rischi da calamità naturali (ipotizzata a 200 euro l'anno) per il 54% degli intervistati, percentuale che sale al 72% se l'importo fosse deducibile dalle tasse.
A ricordare l'enorme quantità di denaro pubblico che l'Italia ha sborsato nel tempo per affrontare i danni provocati dagli eventi sismici è stato il direttore generale della Protezione Civile, Mauro Dolce, "Negli ultimi 50 anni l'Italia ha speso tra i 160 e i 170 miliardi di euro per i terremoti. In media 3,5 miliardi ogni anno". D'altronde, come ha ricordato Bertani citando Giuliano Amato, "lo Stato è il più cieco e munifico assicuratore del mondo".
A determinare questa enorme spesa sono un patrimonio edilizio vecchio e vulnerabile, "a cui si somma un deficit tecnico antisismico, visto che oggi l'80% degli edifici in aree sismiche sono costruiti senza norme antisismiche". In Italia, inoltre, i criteri per il risarcimento del danno sono molto particolari: "un modello molto ricco in termini di restituzione al cittadino", lo definisce Dolce, che ha sottolineato come dal lato opposto, quello della prevenzione, "lo Stato mette a disposizione risorse in quantità irrisoria. In 23 anni sono stati spesi in media 50 milioni all'anno". Eppure il rischio sismico, come ha ricordato il direttore di Cineas, Carlo Ortolani, coinvolge il 58% del territorio nazionale: circa 3.000 Comuni, 24 milioni di cittadini. "L'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico del Mediterraneo".
Se aggiungiamo il rischio di altre catastrofi naturali, si mette a nudo una volta di più la fragilità dell'intero Paese di fronte a questi fenomeni. "Le risorse necessarie per la messa in sicurezza del territorio nazionale - ha detto Ortolani - sono pari a 40 miliardi di euro. Tuttavia, le risorse previste dalla legge di Stabilità per il triennio 2014-2016 ammontano a soli 180 milioni di euro".

ASSICURAZIONI, LO STATO DELL'ARTE
Destinare più risorse alla prevenzione significa averne meno per affrontare i danni da calamità naturali. E ormai da anni si auspica un sistema pubblico/privato, che magari renda obbligatorie per legge le polizze contro i terremoti. A delineare lo stato dell'arte delle assicurazioni per calamità naturali è stato Roberto Manzato, direttore centrale vita, danni e servizi dell'Ania. Manzato ha provato a individuare delle possibili aree di miglioramento: "oggi - ha spiegato - il sistema italiano è basato su finanziamenti ad hoc deliberati successivamente all'evento catastrofale.
Tuttavia questo modello non è soddisfacente, anche perché storicamente i risarcimenti statali non hanno mai coperto il totale danni, ma percentuali tra il 50 e l'80%" ha osservato Manzato. "Se l'offerta in questo settore da parte delle assicurazioni è decisamente vivace, occorre però che si crei una maggiore sensibilità alla prevenzione e copertura di questo tipo di rischio, anche in considerazione del fatto che i due terzi del patrimonio degli italiani sono nei beni immobiliari", ha concluso il direttore centrale dell'Ania.

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