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Veicoli a guida autonoma: fantascienza o realtà?

In base alla norma attiva nel nostro Paese il conducente rimane il responsabile in caso di danno. Nel mondo, al momento le sperimentazioni avvengono su veicoli commerciali, ed è possibile che la pandemia dia ulteriore impulso a questo segmento

Veicoli a guida autonoma: fantascienza o realtà? hp_vert_img
Seconda parte 

In Germania la legge autorizza la circolazione dei veicoli autonomi di livello 3 grazie alla normativa prevista dal Road Traffic Act (RTA), entrata in vigore il 21 giugno 2017.
Nel Regno Unito l’Automated and Electric Vehicles Act 2018 (AEVA) ha ricevuto il Royal Assent il 19 luglio 2018. Questo provvedimento introduce la “responsabilità di primo grado”, una sorta di responsabilità oggettiva, imposta agli assicuratori dei veicoli automatizzati che dovessero provocare incidenti. Sia la RTA che l’AVEA rappresentano una parte della normativa che riguarda la guida automatizzata in Europa, che discende dalla direttiva n. 2010/40/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 7 luglio 2010 sulla diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti, ma la regolamentazione relativa alla tecnologia di livello 3 è ancora lungi dall’essere completa.
In Italia il Codice della Strada definisce veicoli “tutte le macchine di qualsiasi specie, che circolano sulle strade, guidate dall’uomo”. 
La nozione di veicolo a guida autonoma è stata introdotta dal decreto del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti 12 febbraio 2014, n. 44, che ha recepito la direttiva 2020/40/UE e stabilito il Piano di azione nazionale sui Sistemi intelligenti di trasporto (ITS). 
La legge 27 dicembre 2017, n.205, ha successivamente autorizzato la sperimentazione su strada delle soluzioni di Smart Road, prevedendo che le modalità attuative e gli strumenti operativi della sperimentazione venissero definiti con il successivo decreto legislativo 28 febbraio 2018, Modalità attuative e strumenti operativi della sperimentazione su strada delle soluzioni di Smart Road e di guida connessa e automatica.

Il conducente resta il responsabile
In base a tale normativa un veicolo a guida autonoma è tale se dotato di una tecnologia che consenta la guida senza l’intervento attivo del conducente. Non si tratta cioè di veicoli che prevedano uno o più componenti di guida assistita: se il guidatore riprende il controllo manuale dell’automezzo, egli mantiene il suo ruolo di responsabile della guida stessa. 
Il decreto prevede anche la possibilità di sperimentare la guida autonoma sulle strade pubbliche, utilizzando una targa prova, e impone che questi automezzi siano soggetti ad assicurazione, con un massimale minimo pari a quattro volte quello previsto per il veicolo utilizzato per la sperimentazione nella sua versione priva delle tecnologie di guida automatica (in pratica, circa 30 milioni di euro). 
L’obbligo di fornirsi di una polizza con un massimale così elevato è certamente indicativo del timore che il costo dei sinistri eventualmente causati possa aumentare in maniera esponenziale, sia per il grado di sofisticazione dei veicoli assicurati, sia per la difficoltà a prevedere la portata dell’evento dannoso.

Già attivi i veicoli per il trasporto di cose 
In base a quanto abbiamo detto, è comprensibile come i primi veicoli realmente autonomi siano al momento quelli destinati al carico e trasporto delle merci. 
Le aziende che si dedicano a queste attività possono ridurre il numero complessivo dei dipendenti, senza eliminare completamente la componente umana e sono già avvezze a fronteggiare maggiori responsabilità per gli errori dei loro conducenti. Sul piano economico, quindi, il risparmio sulla manodopera potrebbe servire a compensare i premi più alti che verrebbero richiesti per le polizze di responsabilità civile.
C’è poi da considerare come la pandemia stia imprimendo una forte spinta all’uso dei veicoli a guida autonoma, grazie all’enorme impulso ricevuto dall’e-commerce. 
In Usa la società di consegne a guida autonoma Nuro, la cui unità R2 è dedicata solo alla consegna di merci, ha dichiarato di avere raccolto fin qui oltre 500 milioni di dollari. La Waymo avrebbe fatturato oltre 3 miliardi tramite la sua unità a guida autonoma Alphabet e la raccolta delle case automobilistiche che producono veicoli a guida autonoma avrebbe già superato i 7 miliardi, secondo quanto riferito da PitchBook
La società TuSimple, che ha uffici a Pechino e San Diego, impiega già autocarri che utilizzano telecamere e sensori in grado di elaborare enormi quantità di dati, grazie a un software che sarebbe in grado di “capire” cosa succede fino a circa 1.000 metri di distanza dal veicolo, reagendo a situazioni di emergenza 10 volte più velocemente di un essere umano. Per il momento TuSimple opera con veicoli che prevedono la presenza di un operatore di sicurezza al posto di guida e di un ingegnere che si occupa di monitorare il sistema informatico di bordo. L’azienda prevede però di iniziare a utilizzare automezzi completamente autonomi su rotte selezionate, già a partire dal prossimo anno.
La circolazione di auto senza conducente è stata legalizzata sulle strade del Texas nel 2017, grazie alla legge Kelly Hancock, che consente ai veicoli automatizzati di circolare sulle autostrade dello Stato, purché siano assicurati e dotati di apparecchiature di registrazione video.
La già citata Motional ha dichiarato di essere pronta ad adottare una flotta di veicoli di livello 4 in seguito al via libera concesso dallo Stato del Nevada per la circolazione di veicoli senza conducente.
Il pubblico non vedrà girare questo tipo di auto fino al prossimo anno, perché saranno ancora testate su percorsi dedicati per garantire la sicurezza, ma il 2021 è alle porte e i veicoli a guida autonoma sono sempre di più una realtà a portata di mano.

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