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Torna la mediazione obbligatoria, ma stavolta è diversa

Escluse le controversie da sinistro stradale

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Il ritorno della mediazione obbligatoria. Nel decreto Fare, come è stato coraggiosamente chiamato l'insieme dei provvedimenti che sabato sera il governo Letta ha licenziato, è contenuta la reintroduzione della mediazione obbligatoria, bocciata non più tardi dell'autunno scorso dalla Consulta per eccesso di deleghe. Oggi il ministro Cancellieri la ripropone con l'intento di tagliare un milione di procedimenti civili, grazie all'effetto di smaltimento delle cause. Ma perché questa volta dovrebbe andare meglio? In primis perché l'obbligatorietà non si baserà più su una delega e quindi la Corte non potrà addurre quel motivo per bocciarla.

Poi ci sono alcuni ambiti che rimarranno esclusi, in prima fila quello che più da vicino riguarda le assicurazioni, cioè le controversie da incidente stradale. Rimarrà invece obbligatorio il passaggio dal mediatore per le liti di condominio e per le successioni. Novità anche sotto il profilo dei costi e dei tempi: sarà previsto un forfait per il mediatore se l'importo sarà contenuto o la gratuità per chi avrebbe avuto diritto al patrocinio gratuito; la durata massima è stabilita in tre mesi, invece di quattro. Agli avvocati, infine, sarà data ufficialmente e di diritto la qualifica di mediatori, qualora volessero esercitare questa attività.

Accolgo come una vittoria la notizia che il decreto del fare reintrodurrà la mediazione obbligatoria - ha dichiarato Lorenza Morello, presidente nazionale avvocati per la mediazione (Apm), commentando la reintroduzione dell'istituto -. Eravamo certi che lo stop della Consulta non fosse altro che un arresto temporaneo per far rinascere l'istituto della mediazione più forte di prima. In un momento di difficoltà economica come quello attuale - ha detto Morello - è indispensabile snellire il peso del contenzioso (le cui condanne costano all'anno una sanzione pari a un punto di Pil) per rendere il nostro Paese appetibile agli occhi degli investitori esteri e, ancora di più, per garantire una giustizia degna di tale nome, ovvero con tempi e costi contenuti e predeterminati, caratteristica - ha concluso la presidente Apm - specifica della mediazione".

Ma non mancano le voci contrarie, come quella dell'Organismo unitario dell'avvocatura, che ritiene "ancora più grave il ricorso al decreto per l'ennesimo intervento spot sulla giustizia", lamentando che tutto ciò sia avvenuto senza un confronto con gli avvocati. Il presidente dell'Oua, Nicola Marino, ha definito "del tutto immotivato insistere sulla mediazione obbligatoria con l'adozione di un provvedimento urgente, pur con alcuni timidi correttivi rispetto al passato, reintroducendo un sistema che ha dimostrato di essere inefficace per le finalità dichiarate: si parlava di milioni di processi in meno, ci si è ridotti ad alcune decine di migliaia. Il tutto a spese dei cittadini. La mediazione in versione italiana è l'unica in Europa - ha sottolineato Marino - perché negli altri Paesi è circoscritta a poche materie o a valori economici bassi, mentre, qui è estesa a quasi tutto il contenzioso civile: un pasticcio che, oltretutto, è stato considerato incostituzionale per eccesso di delega".

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