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Welfare, un’industria da 143,4 miliardi di euro

A tanto ammonta, secondo un rapporto di Mbs Consulting, la spesa degli italiani in prestazioni sociali

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Nel 2018 la spesa degli italiani in prestazioni sociali è ammontata a 143,4 miliardi di euro, in crescita del 6,9% rispetto all’anno precedente. Numeri che fanno del welfare un vero e proprio settore produttivo, addirittura una delle principali industrie del Paese, capace di coprire l’8,3% del Pil. La fotografia arriva dal Rapporto sul bilancio di welfare delle famiglie italiane che è stato presentato questa mattina a Roma da Mbs Consulting
Stando ai numeri dello studio, la salute si impone come il segmento più rilevante e in maggior crescita: la spesa sanitaria delle famiglie italiane nel 2018 è arrivata a 37,7 miliardi di euro, in rialzo dell’11,9% su base annua. Seguono poi le spese per il supporto al lavoro (31,9 miliardi di euro) e quelle per l’assistenza agli anziani e ai bisognosi (27,9 miliardi di euro).
La spesa media per famiglia si attesta 5.611 euro all’anno, pari al 18,6% del reddito netto, con forti oscillazioni a seconda della capacità di spesa: si va dai 3.206 euro delle famiglie in situazioni di debolezza ai 13.030 euro di quelle agiate. Anche la composizione del paniere di prestazioni varia a seconda del reddito. Secondo il rapporto, i servizi irrinunciabili (istruzione, salute e supporti al lavoro) presentano per esempio una tendenza inversamente proporzionale alla capacità di spesa: il segmento si intesta il 16,5% del reddito delle famiglie deboli, mentre si ferma ad appena il 7,5% per le famiglie agiate. 
Sulla base di questi dati, per Mbs Consulting il settore è destinato a un’ulteriore evoluzione: si tratta, si legge nel comunicato stampa, di un comparto con “una valenza strategica che travalica la dimensione economica”, capace di “contribuire più di ogni altro alla generazione di valore sociale per l’intera comunità”. A patto, tuttavia, che tutti gli attori sul palco siano pronti a fare la propria parte. Per Mbs Consulting è infatti arrivato il momento di un salto di qualità per rappresentanze sindacali, fondi di investimento, casse previdenziali, fondazioni e tutti quanti siano coinvolti a vario titolo nell’industria del welfare. E pure le assicurazioni possono offrire un contributo maggiore. La società di business consulting, in particolare, invita le compagnie a smettere di considerare polizze sanitarie o soluzioni previdenziali un’offerta di welfare. “Diventare un operatore efficace di welfare – spiegano – significa saper operare nel sistema dei servizi”, comprendendo che “il prodotto polizza rappresenta soltanto un possibile modulo dell’offerta”. La soluzione, chiosano, può essere individuata “nella costruzione di nuovi modelli di relazione con gli operatori sanitari pubblici e privati, nel supporto ai piani di istruzione dei figli, ma soprattutto nei servizi di assistenza alla non autosufficienza”.

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