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Catastrofi naturali, emergenze senza risposta

A cinque anni dal terremoto in Abruzzo, poco è cambiato nella gestione del rischio. Anra prova a tracciare la strada

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Anche se sono trascorsi cinque anni dal sisma che ha sconvolto L'Aquila, il 6 aprile 2009, nel nostro Paese continua a esserci una grande e grave sottovalutazione nella gestione dei rischi naturali. Basta la piena di un fiume a creare situazioni da nubifragio e, spesso, quando l'evento è davvero importante siamo totalmente impreparati a fronteggiarne l'urto". È il presidente di Anra, Paolo Rubini, a evidenziare ancora una volta uno dei problemi italiani principali: la fragilità del territorio, ma anche l'impreparazione cronica a gestire le emergenze catastrofali.

L'occasione è stata un recente convegno sull'argomento, dal titolo, Emergenze e Crisis Management: istruzioni per l'uso - Dall'attività di analisi alle testimonianze dirette, dove si è cercato di capire anche cosa può essere migliorato nella prevenzione dei rischi da eventi catastrofali, nella valutazione e gestione dei danni conseguenti.

"Dobbiamo, quindi - ha continuato Rubini - iniziare a tutelare seriamente centri abitati, siti produttivi e il nostro patrimonio culturale e artistico. Per questa ragione, come associazione di risk manager sosteniamo iniziative di sensibilizzazione sia presso il mondo delle imprese sia presso le istituzioni, affinché si promuova una corretta e sana cultura della gestione del rischio. Ad esempio, individuando i criteri normativi adeguati per varare una legge quadro che regoli la materia, ma anche favorendo l'introduzione nel nostro Paese di un'assicurazione obbligatoria a copertura dei danni catastrofali".
All'evento è stato anche presentato il caso del consorzio universitario Cineas che, proprio nella gestione del post terremoto a L'Aquila, si è distinto con le proprie buone pratiche, facendo risparmiare allo Stato 401 milioni di euro su 3,1 miliardi circa di indennizzi, ovvero il 13% del totale al netto dei costi. 

Tornando alle azioni che si possono mettere in campo per una corretta prevenzione e gestione del rischio, Anra ha ricordato:la valutazione dell'impatto in termini di livello previsto e relativa probabilità dell'evento, mediante eventuali serie storiche, negli ultimi 250 o 500 anni; l'identificazione le aree dello stabilimento per cui è opportuno prevedere barriere antisismiche, così da installare protezioni permanenti sulle forniture critiche (gas, energia elettrica, vapore, acqua, ecc.) e sui materiali potenzialmente pericolosi; il trasferimento in magazzino di macchinari e prodotti ad alto valore (o almeno prevedere aree di sicurezza); la realizzazione nel piano di emergenza del sito, delle azioni necessarie da intraprendere durante un evento catastrofico (installare barriere temporanee, chiudere le utenze critiche, ricollocare materiali critici, ecc.); nonché la pianificazione di un piano di recupero post terremoto, includendo società specializzate nel rispristino edifici, macchinari e materiali.


 

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