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M&A, contano innovazione, politica e media

Secondo una ricerca di Apco Worldwide, nella City di Londra e a Wall Street, le grandi corporation cercano nei deal la capacità di fare cose nuove

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Il mercato delle fusioni e acquisizioni è ai massimi livelli dal 1999; nell’ultima settimana, secondo il Wall Street Journal, che cita dati di Dealogic, il valore raggiunto da queste operazioni è stato di 207 miliardi di dollari. 
Per capire quali sono gli aspetti principali che oggi un’azienda che decide di intraprendere una fusione o un’integrazione deve considerare, la società di consulenza Apco Worldwide ha intervistato 75 investitori istituzionali e analisti provenienti da Stati Uniti e Regno Unito.   

Ne è venuto fuori che il 92% considera importante nelle operazioni di M&A soprattutto la capacità di innovare. In parallelo ci sono il generare valore per i clienti e la crescita del fatturato. Molti, l’87%, vogliono mantenere la base di relazioni commerciali esistente ed evitare interruzioni di business, mentre per altri, l’84%, conta la visione strategica di medio-lungo periodo. 
Essenziale per l’82% del campione è che ci sia compatibilità culturale tra i partner dell’M&A e che i dipendenti restino motivati durante tutto il processo d’integrazione.  

Secondo Paolo Compostella, managing director di Apco Worldwide per l’Italia, però, "la novità è che, in un mondo economico e istituzionale sempre più interdipendente, fattori esterni e di difficile misurazione, quali la politica, i media e le numerose complessità regolatorie, assumono un peso sempre più incisivo e riconosciuto nelle scelte delle multinazionali: oltre sette intervistati su dieci studiano con attenzione e in anticipo le reazioni politiche e mediatiche generate da questo tipo di operazioni". 

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