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Intermediari, cresce la richiesta di professionalità

Dalla seconda edizione dell’Osservatorio europeo sull’intermediazione assicurativa di Cgpa Europe, agenti e broker sono stabilmente il primo canale di distribuzione con il 65% dei premi nei rami danni e il 52% nel vita per un totale di oltre 1.600 miliardi di euro

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Lo sviluppo normativo dà rilevanza alla professionalità dell’intermediario slegato dalle compagnie; le provvigioni resteranno per mutualizzare i costi della consulenza assicurativa di alto livello; lo sviluppo tecnologico dovrà essere affrontato insieme, agenti e broker, associazioni, gruppi agenti e sindacati, nella convinzione che le due professioni si stanno sempre di più assomigliando. 

Queste alcune delle conclusioni della seconda edizione dell’Osservatorio europeo sull’intermediazione assicurativa di Cgpa Europe, la compagnia specializzata nell’assicurazione dei rischi professionali degli intermediari. La ricerca, realizzata in collaborazione con il Monitoring european distribution of insurance (Medi) e con Audencia Nantes, ha disegnato il quadro di mercato partendo dai dati sulla distribuzione nei principali Paesi europei.  

Guardando ai numeri, lo studio, presentato lunedì 29 giugno alla Fiera di Milano, a Rho, segnala che gli intermediari europei raccolgono il 65% dei premi nei rami danni e il 52% nei rami vita per un totale di oltre 1.600 miliardi di euro (nel 2013). L’Europa rappresenta il 35% del mercato assicurativo mondiale, che è il primo mercato al mondo; dopo viene il Nord America, 30%, e l'Asia, 27%.  Mentre il numero degli agenti è diminuito nei sei anni della crisi, dal 2008 al 2013, di 32 mila unità (-12%), quello dei broker è cresciuto del 17% (12.300).  

Tuttavia, permangono grandi differenze tra i vari Paesi europei: l’Italia è la patria degli intermediari con 234.283 unità, al 2013, divisi tra agenti, 35.942, broker, 5.285, e collaboratori vari, 193.056. Ma anche nel Belpaese, la popolazione nel settore è diminuita negli ultimi anni. L’altra grande differenza è la forte prevalenza degli intermediari tradizionali nei rami danni con l’88,4% di quota di mercato, a fronte della quota del ramo vita limitata al 15,3%. 

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