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Cosenza, truffa con sospetto infanticidio: sette arresti

Secondo gli investigatori una donna avrebbe lasciato morire deliberatamente un neonato prematuro per intascare un risarcimento più cospicuo

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Più volte, su Insurancetrade, abbiamo parlato delle più assurde modalità per truffare le compagnie assicurative inscenando sinistri mai avvenuti, ma l'episodio venuto alla luce oggi in Calabria, se fosse effettivamente accertato in tutti i suoi macabri dettagli, oltrepasserebbe di gran lunga i limiti dello squallore. 

Indagando su una serie di presunte truffe per falsi incidenti, Polizia e Guardia di Finanza di Cosenza si sono imbattute nel caso di una donna (oggi trentasettenne) che nel 2012, mentre era incinta tra la 24/a e la 28/a settimana ha simulato un incidente stradale e si è presentata al pronto soccorso di Corigliano Calabro, denunciando che il sinistro le avrebbe provocato la nascita prematura del bimbo. Secondo gli investigatori, la donna, con il suo consenso, è stata indotta a partorire prematuramente con la tecnica del "pinzamento". Nonostante il bambino fosse nato vivo, arrivato in ospedale non gli sarebbero state fornite le cure necessarie e sarebbe stato lasciato morire grazie alla complicità del medico del pronto soccorso. Una volta riscosso l'indennizzo, medici e pazienti si sarebbero divisi i soldi del risarcimento ottenuto dall'assicurazione. 

Dalle indagini emergono altri casi di aborto a scopo di aumentare il risarcimento dei danni sui quali gli investigatori stanno cercando di fare chiarezza.
L'operazione, denominata Medical market, ha coinvolto complessivamente 144 persone con varie accuse, che vanno dall'omicidio volontario al falso ideologico, dalla corruzione al peculato, e che ha portato all'arresto di sette persone tra cui la mamma del bambino, un medico di 57 anni dell'ospedale di Corigliano Calabro e un avvocato, ora interdetto dall'attività professionale. 

Il dirigente della sezione di polizia stradale di Cosenza, Domenico Provenzano, nel corso della conferenza stampa per illustrare i particolari dell'operazione ha affermato che "sarebbe bastata una boccata di ossigeno e il bimbo oggi sarebbe vivo". In quel caso, però, il risarcimento dell'assicurazione sarebbe stato inferiore.

Nell'inchiesta sono coinvolti anche altri medici che avrebbero rilasciato certificati per numerosi falsi incidenti stradali e per inesistenti patologie di dipendenti pubblici e falsi invalidi. Nella stessa operazione sono indagati anche il responsabile di un patronato di Corigliano Calabro ed un avvocato specializzato in cause previdenziali e assistenziali che prodotto dei falsi certificati medici per documentare false patologie per il loro clienti in modo da ottenere le indennità dall'Inps. Un danno per l'Istituto di previdenza sociale che ammonta a circa due milioni di euro.

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