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Una ricerca di Mercer Marsh Benefits misura il livello di stress dei lavoratori

Pubblicati i dati dello studio Health on demand 2023, da cui emerge un diffuso stato di disagio ma anche una maggiore consapevolezza sui propri bisogni in termini di salute fisica e mentale

Una ricerca di Mercer Marsh Benefits misura il livello di stress dei lavoratori
Lavoratori italiani stressati in cerca dei benefit giusti. Lo rivela lo studio Health on demand 2023, realizzato da Mercer Marsh Benefits, che rivela alcuni importanti spunti di riflessione sulla percezione da parte dei lavoratori della capacità di ascolto delle aziende rispetto al loro stato di salute.

Emerge un quadro di stress simile a quello dell’edizione precedente, ma anche una maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori dei propri bisogni in termini di salute fisica e mentale. L’indagine ha coinvolto 17.500 lavoratori interrogati a livello mondiale in 16 mercati, oltre 1.000 in Italia

Dopo la pandemia, il tema dei servizi alla salute offerti dalle aziende ha assunto importanza sempre maggiore, essendo strettamente correlato al grado di ingaggio nell’ambito dell’organizzazione. In altri termini, un lavoratore che non si sente “protetto” dall’azienda rispetto alla sua salute, fisica e mentale, proverà minore coinvolgimento e sarà meno produttivo. Già lo studio Global Talent Trends di Mercer evidenziava qualche mese fa che un impiegato su tre sarebbe disposto a rinunciare a un aumento salariale per una maggiore copertura sanitaria per sé e per i propri familiari. Sempre la medesima analisi mostrava come a livello globale, l’88% delle aziende dichiara di abbracciare una cultura del benessere e dell’attenzione verso i dipendenti, eppure lo studio Health on demand, interrogando direttamente i lavoratori, evidenzia come solo il 66% dei lavoratori si sente effettivamente protetto, numero che scende a livello europeo fino al 58% e addirittura al 48% in Italia.

Le donne, in particolare, esprimono più chiaramente alcuni bisogni che emergono in diverse fasi della vita, come la maternità o la menopausa, e non trovano riscontro nell’offerta di benefit della propria azienda

La ricerca, inoltre esamina in particolare i bisogni espressi dalla generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012), che entro il 2025 rappresenterà il 27% della popolazione aziendale, e che mostra rilevanti differenze rispetto alla generazione X: per esempio dichiarano nel 62% dei casi di decidere di rimanere nell’azienda in cui lavorano in base ai benefit che ricevono (42% nella generazione X). Sono lavoratori molto più attenti ai benefit offerti dall’azienda e influenzano profondamente le opinioni delle altre generazioni, cercando soluzioni innovative a problemi tradizionali.

Un ultimo elemento importante da sottolineare è il ruolo che la comunicazione dei benefit assume in questo contesto. Secondo lo studio, meglio si comunica ai dipendenti, utilizzando gli strumenti più appropriati in base al target definito, più renderemo accessibili le informazioni, generando un conseguente aumento della soddisfazione rispetto al datore di lavoro. Risulta infatti fondamentale che gli annunci esterni rispetto alle buone pratiche di protezione del personale rispecchino azioni concrete e strutturate.

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