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Italiani sempre più connessi, ma anche più preoccupati

Secondo studio di Europ Assistance e Lexis Research c’è una scarsa conoscenza dei sistemi di protezione online

Italiani sempre più connessi, ma anche più preoccupati
Le abitudini di utilizzo dei dispositivi elettronici connessi a internet sono cambiate rispetto al periodo pre-Covid, e la maggior parte degli italiani trascorre sempre più tempo utilizzando i vari device rispetto a prima della pandemia. La pandemia ha fatto accrescere il rischio informatico dando ai cyber criminali sempre più possibilità di attacco. Prova a tracciare un quadro della situazione un’indagine sulla cyber & digital protection realizzata per Europ Assistance da Lexis Research su un campione rappresentativo della popolazione italiana, i cui risultati sono stati diffusioni del Safer Internet Day, la giornata internazionale di sensibilizzazione per i rischi che comporta l’utilizzo del web.

Smartphone e computer sono i dispositivi preferiti dagli adulti: rispettivamente, essi sono utilizzati per più di due ore dal 56% e 48% del campione. Rispetto al 2020, si nota una riduzione della percentuale di persone che trascorrono più di due ore al computer e un aumento della frequenza di utilizzo dello smartphone. Dalla ricerca emerge un utilizzo massiccio anche da parte dei minori di 18 anni: il 35% di loro passa almeno due ore al giorno sullo smartphone, il 23% almeno due ore sul tablet e il 19% sul computer. Questo utilizzo spropositato del web preoccupa i genitori rispetto ai crimini online diretti verso i loro figli: la preoccupazione principale riguarda gli atti di bullismo, seguita dall’adescamento da parte di predatori sessuali.

Il cybercrime è un fenomeno ancora in crescita e gli italiani sono sempre più consapevoli dell'incremento dei rischi cyber associati ad operare in un contesto digitale: il 38% dei consumatori percepisce un rischio informatico maggiore rispetto al periodo pre-Covid.

Le tecnologie informatiche sono sempre più utilizzate, lo scambio di dati e informazioni è in crescita esponenziale a discapito del contatto umano e questo ci espone sempre di più a rischi: in Italia Il 13% dei rispondenti nel corso del 2021 è stato vittima di un attacco ai propri dati personali e il 20% conosce qualcuno che ha subito un simile attacco. Da evidenziare che il 49% degli attacchi informatici si sono verificati nell'ultimo anno.

In contrapposizione a questi dati, il crimine informatico è un pericolo percepito ma contro il quale gli italiani fanno ancora poco, il 58% del campione dichiara di conoscere soluzioni per proteggere la propria identità online ma il dato in questione è in calo de 2% rispetto al 2020. E ancora, solamente il 41% dei rispondenti cambia spesso le proprie password/credenziali e, ancor peggio, il 15% non le cambia mai o quasi mai.

A oggi, i metodi di protezione considerati più efficaci sono, come nel 2020, gli anti-virus/anti-malware e i sistemi di autenticazione rinforzata come l'autenticazione a due o più fattori.

Un altro aspetto importante riguarda la fiducia nei confronti dei mezzi di difesa online: gli italiani dimostrano una riduzione generale nella percezione di efficacia di tutti i metodi di protezione.

Nonostante un lieve aumento rispetto al 2020, gli anti-ransomware sono poco conosciuti: solamente il 35% sa cosa siano e, in linea con il 2020, una percentuale ancora più bassa li possiede sui propri device.  

Furto di identità e frode online rimangono il pericolo principale

Come nel 2020, la possibilità di essere vittima di un furto d'identità è la preoccupazione più elevata tra le persone raggiungendo il 54% del campione. La paura che la propria privacy online venga violata (54%, +4 punti rispetto al 2020), che qualcuno commetta un crimine utilizzando i propri dati rubati online (53% nel 2021 rispetto al 47% del 2020) o che qualcuno violi le proprie e-mail (52% rispetto al 51%) sono le preoccupazioni maggiori in termini di utilizzo del web e furto di identità.
In generale, si riscontra un aumento della preoccupazione rispetto al 2020 che vede il target compreso tra i 35 e 44 anni più allarmato: per più del 40% degli intervistati l'esposizione dei propri figli rimane la preoccupazione maggiore, seguita da quella personale e, infine, da quella per i genitori anziani. Gli over 75 sono quelli meno preoccupati, solo il 33% percepisce il rischio informatico.

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