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Clusit, alfabetizzazione digitale è priorità sociale

Il presidente Gabriele Faggioli ha evidenziato la necessità di una maggiore formazione sui rischi informatici

Clusit, alfabetizzazione digitale è priorità sociale
Oltre il 60% degli attacchi informatici nel 2020 è stato condotto con semplici malware o con strategie di phising e social engineerign. Più del 40% degli episodi di phising, tra febbraio e giugno dello scorso anno, ha sfruttato l'incertezza generata dalla pandemia di coronavirus. E avrebbe pertanto potuto essere evitato, se gli utenti avessero avuto maggior dimestichezza con i rischi informatici. Per questo gli esperti del Clusit hanno voluto sottolineare l'importanza di una più ampia formazione sui rischi della rete: per l'associazione italiana per la sicurezza informatica, il tema è ormai diventato una priorità sociale.
L'appello è arrivato ieri, il giorno prima del Safer Internet Day che quest'anno si celebra il 9 febbraio. “La consapevolezza individuale in merito ai rischi cyber è ancora insufficiente”, ha commentato Gabriele Faggioli (nella foto), presidente del Clusit. “Al di là delle normative, che sono essenziali e imprescindibili – ha proseguito – è necessario investire sulla formazione e sulla consapevolezza dei cittadini, a partire dai genitori ma anche i giovani e giovanissimi, sicuramente fin dalle scuole primarie”. 
La pandemia, in questo contesto, sembra aver ulteriormente allargato il perimetro di rischio, soprattutto per i più giovani. Nell'isolamento del lockdown, tanti ragazzi avrebbero infatti trovato rifugio proprio nella rete. Quella che però poteva essere una risorsa per restare in contatto con amici e familiari si è rapidamente trasformata in un meccanismo che l'associazione definisce “distruttivo”. Nella prima metà del 2020, a tal proposito, si è registrato un deciso incremento di casi di cyberbullismo e revenge porn. Le aree più a rischio restano social network e piattaforme di gaming, ma cresce l'attenzione anche verso il darknet.  
“C’è una rete di cui dobbiamo dotare i nostri ragazzi: quella fatta da genitori, insegnanti, istituzioni, che deve essere basata su una solida cultura della sicurezza informatica e dei rischi del web”, ha aggiunto Faggioli. “E questa rete non deve mai allargare le maglie in nome di una presunta libertà di azione ma, soprattutto, non si deve pensare che basti un filtro dell’età per l’entrata in un social network per evitare i rischi”, ha concluso.

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