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Pochi strumenti finanziari e accumulo di liquidità

Uno studio di Aviva e Ambrosetti fotografano un'Italia ancora poco avvezza agli investimenti

Pochi strumenti finanziari e accumulo di liquidità
L'Italia resta poco avvezza agli strumenti finanziari. L'ultima conferma arriva da un'anticipazione del Global Attractiveness Index 2020 pubblicata da Aviva Assicurazioni e The European House – Ambrosetti: secondo la ricerca, 18,5 milioni di famiglie italiane non utilizzano strumenti finanziari. E mantengono un approccio conservativo nella gestione delle proprie risorse economiche, che poi si traduce, nei fatti, in un crescente accumulo di liquidità: secondo i dati della Banca Centrale Europea, a marzo gli italiani hanno messo da parte 16,8 miliardi di euro, facendo registrare un balzo del 254% su base annua. Una scelta dettata dalla mancanza di educazione finanziaria e dalla tradizionale cautela che caratterizza il Paese degli scongiuri, nella speranza che il tesoretto accumulato possa tornare utile al momento del bisogno. Peccato però che anche la liquidità abbia un costo nascosto: secondo la ricerca, chi non ha investito in strumenti finanziari ha perso il 30% di ricchezza potenziale negli ultimi 15 anni a causa dell'inflazione.
Alla base dello scenario, come accennato, c'è soprattutto l'ormai cronica mancanza di competenze finanziarie: l'Italia è l'ultimo Paese del G20 per educazione finanziaria, con un punteggio medio di 3,5 su 9. Lacune che non sembrano tuttavia ancora pienamente percepite dalla popolazione, visto che il 28% degli italiani tende a sovrastimare le proprie conoscenze e capacità. All'ignoranza della materia si aggiunge infine anche una certa sfiducia verso i professionisti del mestiere: il 63% della popolazione non si fida degli intermediari finanziari e, nell'80% dei casi, preferisce affidarsi al fai da te.

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