Truffe Rc auto on line, 44 denunciati
Migliaia le polizze false emesse. Per la prima volta sono stati coinvolti nelle indagini, per concorso omissivo, anche internet service provider e motori di ricerca
Il fenomeno siti online non autorizzati alla vendita di polizze assicurative continua a infestare il web, raggirando ogni anno migliaia di cittadini. Una maxi operazione ha portato alla luce oltre 220 siti web illegali, cioè senza autorizzazione Ivass, creati ad hoc con l’unico scopo di vendere contratti recanti i loghi di importanti compagnie assicurative, ma che non offrivano alcuna copertura e, in caso di incidente o di un controllo, avrebbero esposti gli automobilisti al sequestro del veicolo, al ritiro della patente e alla denuncia. La mega truffa scoperta dagli uomini del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza coordinati dalla procura di Milano in un’indagine partita nel 2019 che ha portato alla denuncia di 44 persone. Inoltre, per la prima volta, sono stati coinvolti nelle indagini, per concorso omissivo, anche gli internet service provider e i principali motori di ricerca.
Il sistema era perfettamente organizzato: coloro che richiedevano l’assegnazione dei domini internet per i portali sui quali venivano vendute le false polizze, erano quasi sempre ignari cittadini vittime del furto dell'identità, molto spesso scelti tra gli stessi che avevano acquistato le polizze. E i numeri telefonici utilizzati per le chat di assistenza e i relativi account di posta elettronica erano intestati a prestanome. Per identificare e denunciare i 44 responsabili della truffa, i finanzieri (coordinati dal procuratore di Milano Francesco Greco, dall'aggiunto Eugenio Fusco e del sostituto Christian Barilli) hanno dovuto svolgere tutta una serie di accertamenti sugli strumenti utilizzati per i pagamenti (quasi sempre carte Postepay) indicati dai truffatori nei per ricevere il premio delle false polizze: l’analisi dei flussi e delle movimentazioni economiche in entrata ed in uscita ha consentito di quantificare la frode in oltre 3 milioni di euro.
L’inchiesta è nata dall'analisi degli elenchi dei siti web irregolari pubblicata periodicamente dall'Ivass e dalle diverse segnalazioni apparse su blog, forum e siti internet di truffe subite dagli utenti, tutte riconducibili a quelle piattaforme. Gli inquirenti hanno così ricostruito il comportamento tenuto dai provider per ciascuno dei 222 siti Internet su cui venivano vendute le false polizze e alla fine ne sono stati segnalati 6 che, pur avendo gli strumenti per capire che si era in presenza di una truffa, non hanno rimosso le informazioni illegali e impedito l'accesso al sito. Nei loro confronti è scattata anche la segnalazione per trattamento illecito dei dati degli utenti, in quanto le informazioni venivano conservate su dei server all'estero in violazione alle norme del codice della privacy.
Il sistema era perfettamente organizzato: coloro che richiedevano l’assegnazione dei domini internet per i portali sui quali venivano vendute le false polizze, erano quasi sempre ignari cittadini vittime del furto dell'identità, molto spesso scelti tra gli stessi che avevano acquistato le polizze. E i numeri telefonici utilizzati per le chat di assistenza e i relativi account di posta elettronica erano intestati a prestanome. Per identificare e denunciare i 44 responsabili della truffa, i finanzieri (coordinati dal procuratore di Milano Francesco Greco, dall'aggiunto Eugenio Fusco e del sostituto Christian Barilli) hanno dovuto svolgere tutta una serie di accertamenti sugli strumenti utilizzati per i pagamenti (quasi sempre carte Postepay) indicati dai truffatori nei per ricevere il premio delle false polizze: l’analisi dei flussi e delle movimentazioni economiche in entrata ed in uscita ha consentito di quantificare la frode in oltre 3 milioni di euro.
L’inchiesta è nata dall'analisi degli elenchi dei siti web irregolari pubblicata periodicamente dall'Ivass e dalle diverse segnalazioni apparse su blog, forum e siti internet di truffe subite dagli utenti, tutte riconducibili a quelle piattaforme. Gli inquirenti hanno così ricostruito il comportamento tenuto dai provider per ciascuno dei 222 siti Internet su cui venivano vendute le false polizze e alla fine ne sono stati segnalati 6 che, pur avendo gli strumenti per capire che si era in presenza di una truffa, non hanno rimosso le informazioni illegali e impedito l'accesso al sito. Nei loro confronti è scattata anche la segnalazione per trattamento illecito dei dati degli utenti, in quanto le informazioni venivano conservate su dei server all'estero in violazione alle norme del codice della privacy.
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