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“Ugari sarà la fucina dell’assicuratore di domani”

Enrico Bertagna è il numero uno dei Lloyd’s di Londra in Italia, e ricopre prestigiosi incarichi internazionali. Ma è anche presidente dell’Unione dei Giovani Assicuratori e Riassicuratori Italiani. Associazione della cui mission ci parla diffusamente in questa intervista esclusiva. Affrontando però anche altri temi di fortissima attualità per il settore assicurativo

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“Sono diventato assicuratore per caso, e non per vocazione. Come quasi tutti, perché il nostro comparto in Italia non ha mai cercato davvero di farsi conoscere, e di attrarre giovani talenti. E Ugari è nata anche per questo”. Enrico Bertagna nel mondo assicurativo lo conoscono tutti: è il numero uno dei Lloyd’s di Londra in Italia dal 1999 (divenne appunto Rappresentante Generale a soli 33 anni), e negli anni scorsi ha via via assunto incarichi sempre più prestigiosi anche a livello internazionale, arrivando ad essere oggi Head of Southern, Eastern Europe & Africa del gruppo, ossia responsabile operativo dei Lloyd’s nei mercati del sud ed est Europa,  Russia, Turchia, Medio Oriente, Israele e Africa. Ha, insomma, una visione globale di quanto sta succedendo nel mondo assicurativo. Ma è anche presidente di Ugari, l’Unione dei Giovani Assicuratori e Riassicuratori Italiani. Ed è in questa veste che lo abbiamo incontrato, anche se naturalmente conversando con lui è inevitabile “spaziare” anche su tematiche di respiro generale, che investono il settore in questi mesi di fine 2011.


Presidente Bertagna, come nasce Ugari, e quando?

Ugari nasce da una mia idea, durante una permanenza in Francia, nel 2009 per ragioni di lavoro. Entrai in contatto con Ujarf, associazione di giovani assicuratori francesi molto attiva, capace di aggregare forze e intelligenze, di fare cultura assicurativa, di attrarre i giovani e formarli, incoraggiandoli alla professione. Mi sono detto: ma perché da noi non c’è niente di simile? Ne ho parlato con una ventina di amici  che lavorano con ruoli diversi - ma senior - nel mondo assicurativo, e abbiamo deciso di partire, costituendo Ugari nell’autunno del 2009.


Siete in qualche modo un club esclusivo, un’èlite, un’avanguardia?

Un club esclusivo assolutamente no, per scelta: quella è la strada che hanno scelto di percorrere i nostri “cugini” francesi, con cui pure collaboriamo attivamente, e da loro probabilmente ha un senso. La nostra ambizione non è selettiva  ma inclusiva, anche se naturalmente l’ambizione è coinvolgere piú persone possibile di spessore culturale e professionale. Partiamo dal presupposto che i manager del futuro devono essere persone qualificate e competenti, e che vanno aiutati  a crescere, e a confrontarsi. Come le dicevo all’inizio: io sono un assicuratore “per caso”, dopo iniziali studi in architettura. Ed è una condizione diffusa tra chi oggi ha tra i quaranta e i cinquant’anni: che si sia manager di compagnie, agenti o broker, spesso si è cominciato per caso, e senza che il comparto assicurativo abbia fatto nulla per attrarci, per farsi conoscere.


In effetti capita raramente di incontrare ragazzi che dopo la maturità dicono “da grande farò l’assicuratore”, e che orientano già i loro studi 7d8b703f-6e72-4a5e-b07a-5ef4dde80a48universitari in quella direzione. Lei ha “il polso” della situazione internazionale: è così anche altrove?

Assolutamente no, ed è per questo che pensiamo che Ugari sia un’iniziativa importante, e da far crescere. Il mestiere di assicuratore ha, oggi più che mai (nonostante la crisi, e forse ancora di più data la crisi), serie prospettive e un solido futuro. Nel nostro Paese però (non nascondiamocelo) l’immagine dell’assicuratore non è certo delle migliori, e qui le ragioni storiche sono tante. E noi addetti ai lavori dobbiamo prenderci la nostra bella fetta di responsabilità, se abbiamo questa “nomea” di venditori di prodotti standardizzati e spesso obbligatori come l’Rc auto, e non abbiamo saputo finora far percepire all’opinione pubblica la funzione sociale dell’assicuratore, che è essenziale.


Anche perché gli italiani sono un po’ irrazionali, e pensano sempre che il rischio non lo corrono mai loro, ma il vicino di casa…

E’ così, e succede sia tra i privati cittadini, che tra gli imprenditori, soprattutto medio piccoli, che tendono ad esorcizzare il rischio, anziché analizzarlo e affrontarlo. Però, ripeto, sta a noi assicuratori rendere i nostri potenziali clienti consapevoli, e credere nel nostro ruolo. Che non può, mi pare ormai sia chiaro a tutti, essere quello dell’uomo di finanza, ma dell’esperto di rischio, e di come prevenirlo, gestirlo, assicurarlo. Se torneremo a fare assicurazione, e non finanza, avremo un ruolo centrale nei prossimi anni, e decenni. Un ruolo anche di traghettatori del sistema oltre la crisi, limitando al massimo i danni per tutti.


E in questo processo Ugari come si inserisce?

Ugari ad oggi ha circa 250 iscritti, e sta crescendo con grande rapidità. Siamo tutte persone mediamente giovani, innamorate del nostro mestiere e con grande voglia di confrontarci, aggiornarci, crescere. Si va dal giovane laureato che lavora nella compagnia, all’agente, al broker, al perito. Crediamo nella cultura assicurativa, nel dialogo, nello scambio di esperienze. E nel corso di quest’anno, per fare qualche esempio concreto, abbiamo organizzato incontri con esponenti del nostro settore di livello assoluto, come il presidente Ania Fabio Cerchiai, per citarne uno. Ma anche presentazioni internazionali dell’associazione, come quella a Londra presso l’ambasciata italiana, con la partecipazione in pratica di tutti gli assicuratori italiani che lavorano nella capitale del regno unito. E a settembre abbiamo fatto un viaggio di formazione a Parigi.


f8052d50-e909-4755-8f0d-e6d5c4dd9f26Quanto “pesano” le nuove tecnologie nel vostro approccio professionale e di associazione?

Moltissimo, anche se non ci scordiamo della centralità dell’incontro fisico, del rapporto diretto che rimane essenziale. Ma chiaramente siamo tutte persone fortemente orientate all’innovazione, anche tecnologica. Con il web, ad esempio, abbiamo un rapporto di estrema immediatezza. Non solo c’è il sito http://www.ugari.org/, ma abbiamo ad esempio un profilo Linkedin attivissimo, con una serie di blog tematici che ci consentono di confrontarci, discutere, approfondire. Il concetto di networking è oggi essenziale nel nostro mestiere.


Progetti futuri imminenti?

A novembre organizzeremo un evento con Ania, sul tema della leadership e coinvolgendo personalità ed esperienze di livello europeo e internazionale. Abbiamo poi in corso numerosi progetti di formazione sui temi “caldi” del settore, e stiamo aiutando diversi soci a sviluppare percorso di stage e aggiornamento a Londra, così come è partito a settembre un master per 20 ragazzi, in collaborazione con Cineas. Ma siamo davvero un cantiere aperto, e aperto a ricevere stimoli e idee, che via via cerchiamo di realizzare e mettere in pratica.


Presidente, chiudiamo con una valutazione generale. Lei dice: “torniamo a fare gli assicuratori, e non finanza”. D’accordo. Ma sul piano dei canali distributivi come la vede? C’è spazio per tutti, o avremo un’ulteriore rivoluzione/selezione?

Io credo che gli agenti siano ancora troppi, e che tutti non possano sopravvivere. E anche i broker devono ridefinire il loro ruolo, specializzandosi sempre più. Non si può ignorare la realtà: all’estero ormai, in certi mercati standardizzati come l’auto o la casa, le polizze on line arrivano al 50% del totale. Da noi siamo al 6%, ma il trend sarà quello. Quindi la consulenza vera, qualificata, è l’unica vera leva a disposizione dell’assicuratore che entra in contatto con privati e aziende, e deve offrire loro quel di più, vero e documentabile, che gli altri canali non possono mettere a disposizione.

Ettore Grassano

 

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