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Un documento congiunto contro l'Oria

Acb, Aiba, Anapa, Sna, Uea e Unapass firmano un memorandum che contesta punto per punto tutti gli aspetti che non funzionano nel nuovo organismo che vigilerà sull’intermediazione tradizionale

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Un documento molto dettagliato e, fatto rarissimo, redatto e controfirmato da tutti i presidenti delle principali associazioni di categoria dell'intermediazione assicurativa professionale: Acb, Aiba, Anapa, Sna, Uea e Unapass, senza distinzione tra agenti e broker. Tutti uniti contro un solo obiettivo: l'Oria, l'organismo di diritto privato che è chiamato a tenere il registro unico degli intermediari, vigilare e sanzionare, in luogo dell'Ivass. Da tempo, si levavano le voci contrarie al progetto voluto dal ministero dello Sviluppo Economico, ma solo ora le obiezioni delle rappresentanze trovano uno strumento comune, che le rafforza nel confronto con il legislatore e le Autorità. Sono tanti i punti su cui gli intermediari non sono d'accordo: a partire dalle norme primarie per arrivare a quelle secondarie passando dall'eccesso di delega. Non vanno bene le nuove categorie del Rui, le sanzioni, la governance, la vigilanza, la modifica del Codice delle assicurazioni, le regole del gioco e quelle che dovrebbero limitare i conflitti di interesse. Tutto sbagliato, quindi, tutto da rifare per gli intermediari: sempre alle prese con novità che si insinuano nel quotidiano svolgimento della professione e che, lamentano, non fanno altro che complicare il loro lavoro a deterioramento del loro business. 

UN MODELLO UNICO IN EUROPA 
Si parte delle obiezioni che riguardano la normativa primaria di emanazione dell'Oria, un modello disegnato dall'articolo 13 del decreto legge 95/2012 e convertito nella legge 135/2012, che prevede l'istituzione di un organismo di diritto privato con competenze pubblicistiche deputato alla vigilanza sugli intermediari assicurativi.
Come rilevato più volte, tale organismo a capitale privato è sottoposto al controllo di Ivass, che svolge l'attività di regolamentazione, ma è retto da un sistema piramidale che scarica le responsabilità a cascata: Ivass supervisiona, gli organi di Oria vigilano sugli intermediari di primo livello (agenti e broker), che a loro volta devono badare ai collaboratori. Ivass, una volta completato il percorso di istituzione di Oria, si occuperà solo di vigilare direttamente sulle compagnie. Il modello - si legge nel documento - ci pone molti dubbi e critiche sulla sua efficienza poiché è un modello che non ha eguali in Europa (le Autorità sui comportamenti si occupano di scrivere le regole e vigilarle per tutti gli operatori di settore, vale a dire compagnie e intermediari)". Le associazioni firmatarie del documento sottolineano anche che in Italia gli organismi di microvigilanza non hanno dato "prova concreta" sulla loro reale efficienza: gli esempi sono Apf, per i promotori finanziari, che non ha al momento poteri di vigilanza ma solo di tenuta dell'albo, e Oam, che riunisce gli intermediari creditizi ma che, si dice nel documento, "da quattro anni non ha ancora avviato una concreta attività di vigilanza, con ciò lasciando il comparto privo di un vero presidio di controllo".

MANCA REALE TUTELA? 
Contestando questo primo punto, gli intermediari chiedono di riconsiderare la funzione di vigilanza e di assegnare a Oria solo quella di tenuta del registro unico. Proposta che molto difficilmente sarà accolta, poiché l'Ivass ha da subito fatto capire di non volerne sapere di vigilare personalmente su una platea di circa 250 mila soggetti, tra società e persone fisiche. Proprio in considerazione della diversa natura, delle differenti caratteristiche professionali, della eterogeneità delle aree di mercato e dei modelli distributivi, scrivono gli intermediari, "riteniamo che un organismo di autodisciplina che abbia anche competenze di vigilanza non rappresenti un modello efficace ed equilibrato, con ripercussioni negative sulla tutela di contraenti, assicurati, beneficiari e danneggiati". Restando alla norma primaria, il testo del Mise, secondo gli estensori del documento, non indicherebbe con chiarezza quali disposizioni del Codice delle assicurazioni si debbano intendere abrogate: resterebbe "una sostanziale ambiguità sulla abrogazione delle sanzioni pecuniarie indicate dall'art. 324". Il rischio, quindi, sarà quello di procedere per "abrogazioni implicite" che creeranno "incertezze interpretative". 

UNA VIGILANZA POCO CHIARA 
Ma veniamo al merito dei singoli punti più critici. In primis, c'è la questione del Comitato promotore che sarà nominato da Ivass e che si occuperà della redazione dello statuto e della gestione dell'organismo nel primo triennio. Gli intermediari denunciano una "mancanza di chiarezza sui criteri di selezione e nomina", perché non ci sono indicazioni al riguardo da parte di Ivass, mentre sarebbe preferibile darne "evidenza pubblica similmente a quanto avviene per gli incarichi negli organismi di vigilanza europei".

Gli intermediari, inoltre, non condividono la scelta di assegnare al comitato promotore le funzioni gestionali nel primo triennio, svuotando così l'assemblea dell'Oria "di qualunque potere di indirizzo nella fase più delicata della sua vita". Ma anche la struttura stessa dell'assemblea non va bene, perché composta dalle rappresentanze nazionali di associazioni e federazioni comprese quelle delle compagnie. Secondo gli intermediari, le imprese "non avrebbero titolo", perché i produttori diretti non faranno più parte del registro e perché "portatrici di interessi diversi rispetto a quelli delle categorie degli iscritti". Seguono poi contestazioni su questioni che non sono affrontate dalla bozza di regolamento, e che invece meriterebbero un approfondimento. Per esempio, entrando nello specifico degli iscritti al nuovo registro, la bozza prevede che i collaboratori degli intermediari, oggi iscritti alla sezione E, composta da 180 mila persone fisiche e 12.200 società, saranno solo persone fisiche i cui nominativi compariranno all'interno della posizione di iscrizione dell'intermediario di primo livello. "Dovranno essere liquidate - si chiede il documento - 12.200 aziende?" L'eliminazione delle lettera E è uno dei punti più critici per gli intermediari, ma anche uno di quelli su cui il Mise difficilmente tronerà indietro. Mancano di una loro collocazione anche gli operatori del mercato affinity, oggi legati a un agente o broker di riferimento, domani chissà.

I CONFLITTI D'INTERESSE SONO DELLE COMPAGNIE
"L'introduzione di regole estremamente severe di incompatibilità limitano la libera iniziativa imprenditoriale degli operatori di settore, che potranno agire per una sola azienda, limitando lo sviluppo del business che potrebbe richiedere la costituzione di appositi veicoli aziendali". Il riferimento in questo caso è alla limitazione di collaborazioni per i sub agenti. Una norma effettivamente controversa, che non troverebbe corrispondenza in quella per gli intermediari iscritti in A e B, per i quali la collaborazione è libera. "Non si comprende peraltro la ragione di tale limitazione - sottolineano gli intermediari, condendo la posizione con una stilettata alle imprese -, tenuto conto che la prassi sinora utilizzata dal mercato non ha dimostrato di costituire un'effettiva criticità in termini di situazioni di conflitto di interesse, diversamente sperimentati nel settore delle compagnie italiane". Una diversità di trattamento riscontrato anche in una norma che introdurrebbe per banche e Poste l'abilitazione alla vendita di coperture assicurative non standardizzate, mediante la nomina di un intermediario professionale presso ciascuna filiale. "Riteniamo quindi - si legge nel documento - che anche questa disposizione rientri tra quelle che eccedano palesemente la delega e che sia priva delle necessarie attenzioni alle conseguenze che ne potrebbero derivare alla clientela".

IL NUOVO IMPIANTO SANZIONATORIO
Un'altra questione spinosissima è quella delle sanzioni. Il decreto modifica l'impianto sanzionatorio in alcuni punti, ma quello che sta più a cuore agli intermediari è la sostituzione della censura con la sospensione. Un provvedimento che, allo stato dei fatti, impedirebbe per sei o otto mesi all'agente o al broker di acquisire nuovi affari, ma lo lascerebbe libero di gestire il portafoglio esistente. Gli intermediari, in primis, ravvisano un eccesso di delega rispetto alla norma primaria, "che non ha delegato una riforma dell'impianto sanzionatorio". Nel merito degli effetti della sanzione, gli intermediari la ritengono sproporzionata, perché ci sarebbe il rischio (se non la certezza) che l'agente o il broker perda clienti e mandati. Per questo la proposta è mantenere la censura e aggravarla di una sanzione accessoria, come ad esempio l'obbligo di pubblicità della stessa. In questo contesto, gli intermediari ritengono "affievolito l'attuale assetto di tutela", in quanto l'Oria non prevede un collegio di garanzia esterno e presieduto da un magistrato di Cassazione (come avviene oggi): tutto il processo sarà gestito dal Comitato promotore e poi, a regime, dal Comitato di gestione: "è evidente - lamentano le associazioni di agenti e broker - una perdita di terzietà dei soggetti deputati alla delibera delle sanzioni". Infine, "forte contrarietà" è espressa in relazione alla scelta di far iscrivere nuovamente i circa 40 mila soggetti nel nuovo Rui: una procedura che comporterebbe, concludono gli intermediari, "aggravi di costi e di oneri amministrativi a carico degli operatori e dello stesso neo costituito organismo".








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