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Assicurazioni e sostenibilità al centro del convegno Aiba

L’associazione dei broker ha riunito, ieri a Roma, un’ampia platea di rappresentanti delle istituzioni, del mondo produttivo, di quello accademico e del settore assicurativo, per analizzare i temi della sostenibilità e del loro impatto su aziene ed economia

Assicurazioni e sostenibilità al centro del convegno Aiba
L’Ipcc nel suo ultimo rapporto paragona noi tutti a dei pattinatori su uno strato sottile di ghiaccio che si sta sciogliendo: l’unica possibilità che abbiamo è andare più veloci. È l’ennesimo avvertimento affinché l’umanità metta in pratica tutto il necessario per provare a contenere l’aumento delle temperature che hanno ripercussioni dirette in termini di cambiamenti climatici dalle conseguenze sempre più incontrollabili.

La sensibilità del settore assicurativo su questo tema è elevata, essendo attore protagonista nella gestione delle catastrofi naturali, e già sta facendo la propria parte, come dimostra il test pilota promosso recentemente dall’Eiopa sull’attuazione di misure di adattamento al clima nei prodotti danni. Ma non basta. Il livello di complessità del problema impone una soluzione di sistema, con il coinvolgimento di tutti: dal singolo cittadino alle istituzioni pubbliche. Per questo Aiba, per il suo ultimo congresso annuale, ha deciso di riunire un’ampia platea di rappresentanti delle istituzioni, del mondo produttivo, di quello accademico, oltre che ovviamente del settore assicurativo, per analizzare i temi della sostenibilità il loro impatto sulla vita delle aziende e sull’economia italiana, e le risposte che è in grado di offrire il mercato assicurativo.

Un paese esposto e fragile

L’evento, svoltosi ieri a Roma presso la Galleria del Cardinale di Palazzo Colonna, è stato aperto dal presidente di Aiba, Flavio Sestilli (nella foto), che nel suo intervento ha messo in chiaro come “la trasformazione del modello economico non è una possibilità, ma è una strada obbligata”, all’interno della quale “noi broker abbiamo un ruolo importante”. Sestilli, nell’evidenziare quanto il nostro sia un paese esposto e fragile, ha ricordato come nel 2022 ci siano stati 254 eventi climatici estremi (dati Legambiente), in crescita del 27% sul 2021; solo per citare le alluvioni, la stima della commissione Ue parla di 7,6 miliardi di euro di danni ogni anno: “senza misure di adattamento e con una temperatura che aumentasse di 3 gradi, le perdite potrebbero salire a 44 miliardi l’anno”.

Riprendendo poi la già citata iniziativa dell’Eiopa (che ha coinvolto 31 compagnie in 14 paesi europei), Sestilli ha ricordato come, tra le principali evidenze emerse, spicca il fatto che “i cambiamenti climatici potrebbero intaccare la stessa accessibilità e la disponibilità nel medio e lungo termine dei prodotti assicurativi, aumentando l’esposizione ai rischi e i prezzi delle polizze, con ripercussioni su tutta la filiera”, ha ammonito il presidente di Aiba, che ha esortato le compagnie a fare di più: “le attuali misure di adattamento – ha detto – sono spesso casi singoli applicati soprattutto nel mercato corporate. Poche compagnie premiano l’assicurato che si dota di sistemi di prevenzione con incentivi”.

Chiudendo il suo intervento, Sestilli ha elencato una serie di proposte di Aiba: “la sfida della sostenibilità – ha detto – non può essere affrontata individualmente. Serve un impegno condiviso, un nuovo approccio culturale, nuovi modelli comuni e condivisi di valutazione del rischio”, ma anche “più attenzione da parte delle compagnie all’attività di prevenzione” e “sinergie tra attori pubblici e privati. Noi – ha concluso Sestilli – siamo pronti a fare la nostra parte: vorrei che lavorassimo tutti insieme in un grande gioco di squadra”.

Il ruolo del legislatore e del regolatore

A portare il contributo del mondo delle istituzioni è stato il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto con un videomessaggio. Secondo il ministro, gli effetti dei cambiamenti del clima sul nostro territorio impongono soluzioni nuove”, e tra queste Pichetto Fratin ha citato la possibilità “della polizza obbligatoria per le catastrofi naturali, che deve essere complementare alle iniziative pubbliche sui territori”.

A seguire, Riccardo Cesari, consigliere Ivass, ha presentato lo stato dell’arte dal punto di vista della regolamentazione sui criteri Esg. Sul piano della vigilanza, le attività di monitoraggio già avviate a partire dal 2016, hanno condotto lo scorso anno “a un nuovo modello di rilevazione più strutturato e completo che consentirà all'Istituto di disporre di informazioni dettagliate e aggiornate sia sullo stato di integrazione dei fattori Esg nei processi di governo societario e di gestione dei rischi degli assicuratori”, sia sull’esposizione ai rischi (fisici e di transizione) connessi con il cambiamento climatico in fase di underwriting, di investimento, di design dei prodotti assicurativi.

Il commissario Ivass ha anche parlato delle pratiche di greenwashing, definite “una pennellata di verde che può ingannare i consumatori”, la cui azione di contrasto è oggetto di lavoro presso Eiopa. Sempre parlando delle iniziative dell’Autorità europea di vigilanza, anche Cesari ha citato l’indagine Eiopa sulle iniziative di adattamento climatico nell’underwriting e nel pricing, da cui è emersa “un’elevata disomogeneità” delle misure adottate dagli assicuratori danni europei e dei relativi livelli di integrazione nelle coperture, ma anche “un ampio consenso a considerare tali misure come uno strumento efficace per mantenere la disponibilità e l'accessibilità economica della copertura in futuro”.

Progressi tangibili ma non sufficienti

I risultati dell’indagine Eiopa sono stati commentati anche da Maria Bianca Farina, nel corso del suo intervento. La presidente dell’Ania ha messo l’accento su alcuni lati positivi emersi dalla rilevazione, laddove “evidenzia i progressi fatti dall’industria assicurativa europea sul fronte della promozione, nell’attività di sottoscrizione dei rischi, di misure di prevenzione e di adattamento al cambiamento climatico”. Progressi che sono tangibili, ma su cui è necessario compiere altri passi in avanti. “Anche perché – ha aggiunto – l’adozione di misure di prevenzione e di adattamento sono indispensabili per mantenere l’accessibilità dell’offerta assicurativa”.

Parlando della situazione in Italia, Farina ha ricordato che le abitazioni assicurate non sono più del 5% e, per quanto riguarda le aziende, “emerge dalle nostre indagini che l’estensione delle coperture assicurative ai rischi di alluvione e terremoto va diminuendo al decrescere della dimensione aziendale: l’estensione di garanzia, infatti, viene stipulata da quasi la totalità delle imprese grandi, da un terzo di quelle piccole e da una quota minima delle micro imprese”. Per colmare questo gap è fondamentale il ruolo degli intermediari, e non solo per le calamità naturali, “ma anche per altre importanti categorie di rischio”, tra cui il cyber. Nel corso del suo intervento, inoltre, Farina ha colto l’occasione per annunciare che l’Ania ha aderito, in qualità di supporting institution, ai Principles for Sustainable Insurance (Psi), iniziativa che promuove l’integrazione delle considerazioni Esg nel business assicurativo, con particolare riferimento all’attività di underwriting.

Cosa rischiamo, nel concreto

Nel corso dell’assemblea Aiba c’è stato spazio anche per una disamina più tecnica sui rischi derivanti dall’aumento delle temperature, fatta da Carlo Carraro rettore emerito e professore ordinario di Economia ambientale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, nonché presidente dell’Ipcc. “Siamo in un mondo in cui i rischi per le nostre società e i nostri sistemi economici sono molto elevati, perché mai gli umani avevano vissuto in simili condizioni ambientali”, ha detto Carraro, ricordando che quelle attuali “sono le più elevate concentrazioni di gas serra degli ultimi tre milioni di anni”: siamo già arrivati a +1,21 gradi e raggiungeremo i + 1,5 già ne 2034, e non nel 2040. “Sarà difficilissimo non superare questa soglia, oltre la quale le misure di adattamento saranno difficilissime. Il rischio elevato è percepito da tutti. Quello che non riusciamo a fare è reagire con la necessaria rapidità”, ha ammonito Carraro. Al momento i danni globali assicurati nat cat crescono e sono arrivati a 270 miliardi di dollari all’anno (dati Swiss Re), pari allo 0,29% a livello mondiale. L’Italia è al secondo posto in Europa per perdite economiche legate a eventi climatici estremi.

La transizione costerà, certo, ma sono necessari investimenti urgenti e ben impiegati per evitare un disastro economico ben maggiore. Secondo Nick Faull, head of climate e sustainability risk di Marsh, il broker può essere il punto di partenza per la comprensione del rischio: “dobbiamo essere certi che il mondo assicurativo supporti la riduzione dell’impronta del carbone, non abbiamo tempo per aspettare che si sviluppino le serie storiche”, ha detto intervenendo in collegamento.

Un’azione di sistema

Tutte le evidenze emerse nel corso della giornata sono state lo spunto per una tavola rotonda a cui ha partecipato un panel eterogeneo. Umberto Guidoni, co-dg dell’Ania, ha parlato di un ruolo strategico dell’assicuratore, “anche in tema di finanza sostenibile laddove gli investimenti devono essere fatti in asset sostenibili. Ma ovviamente devono anche essere sostenibili dal punto di vista finanziario e remunerativi”.
Per quanto riguarda le polizze danni, ha aggiunto, “è chiaro che il confronto tra la penetrazione assicurativa italiana rispetto a quella di paesi come la Francia sia impietoso, ma va detto che lì le polizze sono obbligatorie”. Quanto al concetto di prevenzione, bisogna tener conto innanzitutto del rischio, “che non scompare del tutto nonostante le azioni preventive”, basti pensare al settore agricolo, il più esposto agli eventi atmosferici, pertanto “bisogna capire in che modo le politiche di gestione possano ridurre le probabilità di accadimento di un evento.

Per Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Asvis ed ex ministro delle Infrastrutture del governo Draghi, “abbiamo bisogno di mobilitare gli investimenti necessari a fare mitigamento e adattamento e qui la finanza e le assicurazioni hanno un ruolo fondamentale, innanzitutto un ruolo culturale, e l’Italia ha una consapevolezza nettamente inferiore rispetto agli altri paesi. La percezione di questi rischi non c’è”. Un altro tema riguarda il tasso di rendimento: “usiamo modelli lineari ma in realtà i fenomeni che abbiamo davanti sono fenomeni non lineari, sicché teniamo tassi di sconto che danno più peso ai costi piuttosto che ai benefici futuri, perché non consideriamo la non reversibilità di determinati fenomeni. Per cui i tassi di sconto attuali sono tutti sbagliati”, ha detto.

Infine, portando il punto di vista delle imprese, Francesca Brunori di Confindustria ha spiegato che le imprese sono consapevoli del problema, ma “non c’è altrettanta consapevolezza su quali siano oggi gli oneri in termini di diclosure di queste misure in termini anche di accesso al credito per le imprese, e di quelle che sono le risposte assicurative circa l’offerta di copertura". Secondo Brunori “c’è spazio di miglioramento per ampliare l’offerta rivolta al sistema produttivo”, che attualmente è caratterizzata da premi alti e da contratti percepiti come troppo poco chiari.

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