Insurance Trade

Da grande farò l’assicuratore

Da grande farò l’assicuratore hp_vert_img
Da grande farò l'assicuratore". E' un'affermazione che difficilmente un bambino ha pronunciato o pronuncerà, visto che il settore assicurativo ha caratteristiche che non attraggono per nulla i giovani e ancor meno i giovani talenti.
Chi oggi lavora in questo settore, possiamo affermare senza generalizzare troppo, lo fa perché ci è capitato, più per caso (o necessità) che per scelta consapevole. Oppure perché appartiene a una famiglia, più o meno storica e più o meno prestigiosa, che di assicurazioni si è sempre occupata.
L'entusiasmo e la passione per il mestiere di assicuratore arrivano in una fase successiva, quasi senza riuscire a darsene una ragione. Quasi con sorpresa, almeno secondo l'immaginario di chi ci sta accanto e dell'opinione comune, ci si rende conto che parlare di assicurazioni, produrre e vendere polizze, gestire un'agenzia o un'impresa assicurativa è un'esperienza che conquista.
E può esserlo ancora di più in un settore che sta cambiando, spinto dall'evoluzione del concetto di rischio, dai mutamenti in atto nel mercato e tra la clientela.
Resta però l'interrogativo, e il problema, di come il settore assicurativo possa riuscire a rendersi più "attrattivo", manifestando con più evidenza le (nuove) opportunità disponibili per chi già ci lavora e soprattutto per i giovani talenti.
Di questo si è parlato nel corso del Talent Management Forum organizzato di recente da Ugari, con una tavola rotonda che ho coordinato e che ha visto la partecipazione di esperti di settore e direttori risorse umane di alcune compagnie.
Il quadro che ne esce è disegnato da due direttrici fondamentali: il cambiamento che la tecnologia introduce in termini di processi e modalità di approccio alla clientela, con la richiesta di competenze nuove nelle aree del marketing, commerciale e ricerca e sviluppo; la necessità, non così ovvia, di non limitarsi a sessioni di training, laboratori formativi, "serre" per nuovi talenti da far crescere a immagine e somiglianza del management, dell'amministratore delegato o del proprietario dell'impresa/agenzia/società di brokeraggio.
Il che significa che, per stare al passo con cambiamenti sempre più rapidi e per imporre l'immagine di un settore assicurativo dinamico, ricco di opportunità e soprattutto capace di superare la storica diffidenza con cui è sempre stato considerato, è indispensabile uscire dai paradigmi finora adottati.
Alcune compagnie, per esempio, hanno già compreso che il punto di partenza può essere un più stretto legame con il sistema universitario e stanno investendo per essere presenti attivamente nel futuro dei giovani. Secondo gli esperti, il vero di salto di qualità passa attraverso la definizione della propria value proposition, sulla quale costruire un nuovo modo di porsi sul mercato e attrarre quindi nuovi talenti. Per altri è necessario che a livello di cda, all'interno delle compagnie, ci si avvicini maggiormente al tema del capitale umano e delle risorse da conquistare, valorizzare, far crescere, affidando un più elevato ruolo alla funzione Hr. La parola "condivisione", però, anche in questo caso potrebbe fare la differenza: guardare ad altri settori, senza sentirsi depositari delle vere competenze che servono per operare in un settore così specifico come quello assicurativo; ricercare know how in altri ambiti, applicandolo a idee innovative, modalità gestionali diverse rispetto al passato. E soprattutto, avvicinarsi a quella parola così lontana dalle corde di quasi tutti gli assicuratori: sperimentazione.
Per quanto riguarda invece la capacità di individuare, nei giovani e in ciascuno di noi, quel borsellino carico di monete d'oro che parla di patrimonio personale da mettere a disposizione tutti i giorni nell'attività lavorativa. serve "semplicemente" saper comprendere il limite tra strategia e intuizione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Articoli correlati

I più visti