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E adesso arriva l’Internet delle cose

E adesso arriva l’Internet delle cose hp_vert_img
Siamo nell'era della terza rivoluzione industriale. Gli individui, le famiglie, le imprese dovranno prepararsi a confrontarsi e a vivere in una realtà che sempre più richiederà beni e servizi a costo marginale prossimo allo zero.
Ad affermarlo è stato l'economista americano Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends di Washington, di recente invitato a Milano dal Gruppo Unipol.
L'analisi di Rifkin, che disegna una nuova era in via di sviluppo da qui al 2060, è ricca di previsioni su come cambieranno nei prossimi decenni, insieme alla forma mentale dei lavoratori e dei consumatori, le imprese, le attività produttive e di comunicazione, l'economia e in sostanza l'intera società a livello mondiale. L'idea che un ragazzino possa, tra qualche anno, far viaggiare, vendere e acquistare attraverso internet i prodotti realizzati con la propria stampante 3D sintetizza in un'immagine l'impatto che i cambiamenti in arrivo potranno produrre su tutti noi. Assorbite (o quasi) le novità introdotte dalla diffusione del world wide web negli ultimi 25 anni, che ormai appare ai nostri occhi come una rivoluzione novecentesca, la prospettiva si sposta sulle enormi possibilità di un nuovo concetto di economia, basato sulla parola condivisione". Dove le abilità imprenditoriali potranno essere definite e circoscritte alle capacità - di chiunque - di far condividere beni, informazioni, competenze.
Il fatto di possedere un bene diventerebbe così secondario rispetto alla necessità di inventarsi nuove modalità per condividerne il valore. E le previsioni di Rifkin ci restituirebbero, forse, un valore più positivo di vivere nel mondo, più "pulito" perché supportato da prodotti che potrebbero essere utilizzati e riutilizzati attraverso nuove forme di energia.
Ma una realtà così concepita pone non pochi interrogativi su come reagire e prepararsi a quanto ci attende.
Ciascuno di noi dovrà ripensare al proprio modo di fare impresa, produrre, fare acquisti.
Il tutto in un contesto in cui la situazione finanziaria preme da troppo tempo sul termine "Pil" e sulla necessità di interventi urgenti capaci di far regredire la crisi, creare posti di lavoro, dare fiato al portafoglio degli italiani e delle aziende.
La politica dovrà fare il proprio corso, non c'è dubbio. Ma le aziende, gli imprenditori, le compagnie di assicurazioni e le reti distributive dovranno, presumibilmente, comprendere che questa spinta a un nuovo modo di erogare prodotti e servizi, e quindi anche polizze, pensioni, servizi di assistenza, richiederà attenzione, tempismo, propensione all'innovazione. In altre parole, capacità di guardare il mondo, e ciò che si fa, con apertura, inventiva e dinamismo.

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