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Una partnership per il Fondo pensione agenti

Una partnership per il Fondo pensione agenti hp_vert_img
Sulle possibilità di riforma del Fondo pensione agenti dovremo aspettare le prossime settimane e un aggiornamento tra le parti, organizzazioni sindacali (Sna, Anapa e Unapass) e Ania.

Il problema, grave in una prospettiva di lungo periodo, è la sostenibilità del fondo. Quando si parla di pensione, è noto che la valutazione di tenuta nel tempo deve trovare un'efficace soluzione nel presente, senza attendere gli eventi futuri con leggerezza o troppa fiducia. Il che significa che, sebbene si sostenga che il Fondo oggi può contare su una solida posizione finanziaria e su avanzi di cassa, è decisamente necessario concentrarsi fin da subito sul peso di un disavanzo prospettico valutato il 800 milioni di euro.

Ritenere che una reale sofferenza potrebbe manifestarsi solo" nei prossimi decenni, e quindi lontano nel tempo, sottovalutando il problema, sarebbe un errore molto grave. Ma gli agenti, che vendono proprio previdenza, conoscono bene, o così dovrebbe essere, le "tempistiche" di cui tener conto.

Quindi, senza falsi ottimismi (che pure possono avere l'obiettivo di tranquillizzare la categoria) appare chiaro quanto sia indispensabile evitare non solo di sottovalutare ma anche di ingigantire troppo l'emergenza, concentrandosi sulle valutazioni delle proiezioni a lungo termine, che pare siano già disponibili, con l'obiettivo di delimitare gli ambiti di rischio e di intervenire con i correttivi adeguati.

Il Fondo è attualmente operativo per più di 10 mila unità, ma potrebbe estendersi a un potenziale numero di agenti che supera le 25 mila unità.
E' governato al 50 % dalle compagnie al 50 % dagli agenti e ha bisogno di essere riformato con un nuovo accordo di natura politica, basato su un'intesa comune e una rinnovata partnership tra intermediari e mandanti.

Proprio il termine "partnership" merita però una riflessione particolare, visto che per le compagnie continuare a investire sul Fondo agenti significa dare, oggi più che in passato, un forte segnale di conferma del valore che intendono riporre sul canale agenziale. Ma a questo punto sorge una domanda: tale investimento da parte delle compagnie può avere ragione di esistere, e fino a che punto, anche a fronte dei cambiamenti a cui i canali distributivi stanno assistendo? Anche a fronte della ricerca, o della pretesa da parte di alcuni, di maggiore (o totale) indipendenza per gli agenti?

Con questo interrogativo in sospeso, direi che non è sufficiente sottolineare semplicemente l'importanza della disponibilità dell'Ania al dialogo, così come a poco serve rallegrarsi per essersi incontrati tutti insieme intorno a un tavolo. E ancor meno è utile dichiarare meriti personali, presunti o reali, oppure evidenziare la propria presenza (o la propria assenza) a un certo tavolo di confronto piuttosto che a un altro, nel presente o addirittura nel passato. I tavoli di lavoro e di confronto devono portare, soprattutto in tempi difficili come questi, a soluzioni veloci, condivise ed efficaci. Il punto di partenza sembrerebbe "semplicemente" la valutazione di quella che è oggi la relazione tra agenti e compagnie. E la comprensione di come la categoria, e le imprese, interpretano l'evoluzione di questo rapporto nel futuro. Il tutto deve essere basato, naturalmente, sulla trasparenza verso la gravità della situazione, verso i possibili disavanzi del Fondo e i rimedi concreti. Ma, soprattutto, con la garanzia di un'attenzione che gli agenti, certamente i più giovani ma anche quelli meno giovani, meritano. Lasciando così il conteggio delle sedie, insieme a quello delle presenze e delle assenze ai tavoli di confronto, a questioni meno importanti.

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