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Unipol-Fonsai senza fine: slittano gli aumenti di capitale

Paolo Ligresti, le coop imposte da Mediobanca e Unicredit

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E' una storia infinita quella della vicenda del salvataggio del gruppo Fonsai da parte di Unipol. Le due società, che avevano comunicato prezzo e numero dell'emissione azionaria per gli aumenti di capitale al via lunedì prossimo, hanno fatto sapere che le ricapitalizzazioni sono al momento sospese, non essendo stato ultimato l'iter autorizzativo per la pubblicazione del prospetto informativo". Questo benché l'Isvap abbia nel frattempo rilasciato l'autorizzazione alle modifiche statutarie connesse all'aumento.

"Al riguardo - prosegue la nota - avendo preso contezza del fatto che Consob non provvederà, in data odierna, al rilascio del provvedimento di autorizzazione alla pubblicazione del prospetto informativo, si comunica che l'odierna delibera con cui il cda ha definito i termini dell'aumento di capitale non può ritenersi efficace, non essendosi avverata una delle condizioni apposte alla medesima. Pertanto, non sussistono le condizioni per poter dare avvio all'offerta in opzione secondo il calendario precedentemente comunicato".

Al momento è in corso, di concerto con le banche del consorzio di garanzia, l'aggiornamento della tempistica di esecuzione dell'aumento di capitale.

Intanto a Milano è in corso il cda di Premafin, con all'ordine del giorno la comunicazione del presidente Giulia Ligresti in merito alla cessazione del patto con Unicredit su Fonsai, come aveva richiesto l'Antitrust. L'assemblea della holding dovrà comunque deliberare ancora sull'aumento di capitale da 400 milioni di euro riservato a Unipol, come richiesto dal custode giudiziario dei trust off-shore, azionisti del 20%, sequestrati dalla procura perché ricondotti a Salvatore Ligresti.

Il cda della holding è stata anche scosso dalla lettera inviata da Paolo Ligresti, azionista attraverso il veicolo Limbo. Il figlio dell'ingegnere di Paternò ha sottolineato che ''l'operazione Unipol - come è evidente a tutti - è stata ideata, strutturata e, per quanto riguarda Premafin, di fatto imposta da Mediobanca e da UniCredit, principali istituti creditori della stessa Premafin e del gruppo Fonsai''.

Paolo Ligresti ha quindi denunciato ''le forti e continue pressioni effettuate negli ultimi mesi da dette banche, anche mediante pubbliche e private minacce di escussione dei pegni". Quasi delle minacce, pertanto, secondo la tesi di Paolo, che rivela essere giunte "in particolar modo in occasione dell'assemblea del 12 giugno".

Nell'accusare infine il cda di non aver "adempiuto i suoi doveri indipendenza", l'ex vice presidente della Milano Assicurazioni adombra "il grave sospetto che le decisioni del cda di Premafin'', per l'accordo con Unipol, "siano state in realtà assunte dalle banche".

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