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Il colpo di frusta è acqua passata

Mentre in Italia si sta ancora lottando per capire come gestire gli innumerevoli sinistri derivanti dal temutissimo colpo di frusta, in un mercato come quello inglese un nuovo grattacapo sta creando non pochi problemi agli assicuratori: la sordità. Sta diventando prassi del mercato anglosassone, infatti, rigettare la maggior parte dei sinistri legati ai problemi di udito, temendo che dietro alle richieste di molti dei lavoratori assicurati si celi la mala fede.

Da quando, in Inghilterra, le cause per i colpi di frusta hanno subito un giro di vite, molti assicurati (e molti studi legali) hanno trovato una gallina dalle uova d’oro nelle cause relative alla sordità, con un’impennata che ha visto il numero delle pratiche sui tavoli delle compagnie aumentare del 60% nell’ultimo anno, arrivando a toccare quota 80.000.

Bisogna sottolineare come si stia parlando di casi di sordità causata sul luogo di lavoro a dipendenti e operai. Quindi, spesso, di casi complessi in cui entrano in gioco fattori di difficile valutazione. Ecco perché, oltre che gli assicurati e gli avvocati, un’altra categoria sta traendo vantaggio da questa situazione: tutte le società che gestiscono i sinistri, infatti, stanno spostando il loro focus dagli incidenti automobilistici a quelli con conseguenze sull’udito.

Alcuni numeri. Aviva, che è la compagnia con il maggior numero di clienti in Inghilterra, ha una media dell’85% di richieste di risarcimento rispedite al mittente. Il sospetto che la maggior parte dei sinistri sia di natura fraudolenta non è mai stato così alto, e questo spinge le compagnie a essere sempre più caute. Tanto che Aviva ha costituito una task force per analizzare il fenomeno, con l’obiettivo di non precludere i clienti onesti dal ricevere gli indennizzi che gli spettano.

Il team di lavoro della compagnia inglese ha inoltre scoperto che spesso i clienti sono assistiti dagli stessi studi legali, che non si preoccupano più di tanto di proporre cause per conto di un operaio di uno stabilimento siderurgico, piuttosto che di un imbianchino o un cameriere. Difficile immaginare che in ambienti di lavoro così diversi le conseguenze sull’udito possano essere tanto simili. Per le compagnie sembra una battaglia persa contro le truffe, perché ogni volta che il fenomeno sembra essere stato arrestato, qualcosa di nuovo spunta all’orizzonte.

Le prospettive, nonostante l’atteggiamento difensivo delle compagnie, non sono rosee. Secondo gli analisti del mercato, anche se gli assicuratori negassero la liquidazione del danno a 7 clienti su 10, rischierebbero di dover pagare comunque una cifra compresa tra i 300 e i 500 milioni di sterline all’anno.

Ma come si è arrivati a questo punto? Bisogna sottolineare come tutto sia cominciato da quando la soglia di rumore che può essere presa come parametro per intentare una causa per sordità è stata abbassata. Da quel momento molte persone hanno cercato di giustificare la perdita dell’udito con condizioni di lavoro a cui ero sottoposti anni addietro, presentando certificati medici e richiedendo risarcimenti nell’ordine delle 4000 sterline. Una situazione critica, ma che per il momento è ben contrastata dalle compagnie, che hanno gioco facile nel dimostrare l’infondatezza delle domande degli assicurati: spesso la perdita di udito è dovuta all’età; in altri casi, per i clienti, è impossibile provare la negligenza dei datori di lavoro, elemento necessario perché il sinistro sia incluso nella copertura.

Tanti elementi in gioco, molta chiarezza da fare. La sordità è il nuovo colpo di frusta, quindi? Ai posteri l’ardua sentenza. Nel frattempo, almeno in Italia, possiamo imparare da quanto succede oltremanica e prevenire adeguatamente.

Matteo Cominelli, Esperto mercato assicurativo e Consulente

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