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Cervello femminile e maschile a confronto

Dopo decenni di revisionismo, le neuroscienze confermano la differenza genetica nelle attitudini di uomini e donne, dovute a un diverso sviluppo del cervello che tende alla complementarietà

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Le discussioni sulle differenze tra uomo e donna (e relative facoltà mentali) sono state e sono tuttora al centro di varie discussioni, sia di tipo scientifico che di tipo professionale e, diciamolo pure, anche di tipo sessista (volendo sorvolare sui luoghi comuni che al massimo possono far ridere gli spettatori di commedie e film satirici).
Ma la domanda centrale resta sempre la stessa: c’è una reale differenza? E, se sì, chi è più in gamba?
Come evidenziato dal professor Antonio Federico, past president della Sin e professore ordinario di Neurologia presso il dipartimento di Scienze neurologiche dell’università di Siena, “i dati scientifici evidenziano chiare e nette differenze tra il cervello femminile e quello maschile, differenze che sono genetiche, ormonali e strutturali anatomo-fisiologiche, con importanti conseguenze sulle funzioni cerebrali e anche su alcune malattie”.
Più specificatamente, lo stesso Federico davanti alla domanda su chi possieda il cervello più intelligente risponde: “il cervello femminile, essendo più dinamico dal punto di vista metabolico e abituato a situazioni legate a variazioni ormonali, è caratterizzato da una maggiore elasticità. In situazioni complesse è dunque avvantaggiata la donna, perché il cervello femminile è meno rigido e portato, quindi, ad analizzare uno spettro più ampio di dati e possibilità; al contrario, il cervello maschile è favorito in situazioni semplici e collaudate”.
Ma non correte troppo: questo non vuol dire che esista una netta e reale supremazia ma piuttosto che molte delle leggende sul cervello maschile dominante sono in realtà, per l’appunto, solo leggende non supportate da dati scientifici.

La finanza è donna
Nel mondo della finanza, tipicamente maschilista e tradizionalista, il processo di accettazione della non-più-sostenibile dominanza del cervello maschile nei team di gestione è iniziato e sta già dando i primi risultati: alcuni responsabili dell’asset allocation richiedono specificatamente gestori di fondi donne o team di investimento composti da donne.
Perché il cervello femminile può dare un contributo così importante al mondo finanziario?
Come visto poc’anzi, le differenze neurofisiologiche esistono e sono ormai innegabili: la maggiore connessione tra le diverse aree del cervello e la maggiore capacità di pensare in modo circolare conferiscono alle donne un mindset più performante in contesti di scenari complessi mentre, al contrario, il cervello maschile si dimostra molto più performante in contesti dove le informazioni sono più lineari e richiedono dunque azioni più dirette e collaudate.
In termini finanziari la presenza femminile nei team di gestione ha mostrato una migliore propensione ad avere portafogli maggiormente diversificati, con posizioni meno rischiose: oltretutto la ridotta suscettibilità femminile agli scontri tra alfa, nel contesto dei team, ha mostrato anche una più facile ammissione del possibile errore, con la conseguenza di interventi correttivi più tempestivi.

La dura vita del maschio alfa 
Immaginate per un attimo di dover mostrare costantemente al team di essere il dominante e di temere ogni ammissione di errore e/o debolezza, come fosse l’anticamera del possibile attacco di un altro aspirante alfa: quanto vi verrebbe facile, in un simile contesto, dichiarare candidamente “non so che fare, ho dubbi” o peggio la fatidica frase “temo di aver fatto un errore”?
Per di più, la naturale attitudine del cervello cognitivo di voler perseguire la sua ragione a ogni costo (il cosiddetto bias di conferma) ne verrebbe ulteriormente rinforzata: non solo non vorreste ammettere errori ma, al contrario, cerchereste in ogni dove le prove della ragione!
Quanto cambierebbe lo scenario di comportamento e valutazione se aveste un mindset più orientato a una valutazione mista, ragione ma anche intuizione, tendenza a guidare da alfa ma allo stesso tempo minore bisogno di affermare il dominio zero errori?
Per ampliare la comprensione di tutti i lettori sull’argomento e sulle infinite dispute sulle performance maschili vs femminili, vorrei fare un piccolo salto nella genetica di base, ovvero risalire alla fase in cui, durante la gestazione, siamo entrambi potenzialmente maschio o femmina.

In principio fu femmina
Per usare una frase a effetto potrei gelare subito il sangue dei maschilisti, ironicamente, dicendo: “il cervello è di default femminile”.
Immagino sappiate già che il maschio possiede l’accoppiata cromosomica XY mentre la femmina possiede quella paritetica XX… dunque quand’è che il cromosoma Y inizia, mentre siamo ancora in grembo, a determinare la nostra (il mio sesso maschile mi porta a dire “nostra” naturalmente) maschilizzazione?
So che è un termine brutto e cacofonico ma il processo di cui vi sto per parlare è proprio in questo che consiste: generare un processo, diverso dallo sviluppo di default, che invece di far costruire nel bimbo le ovaie, fa crescere i testicoli.
In sintesi ecco cosa avviene:

  • il cromosoma Y (grazie ad una sua area specifica chiamata Sry, sexual determination region) innesca il processo diverso dal default e installa i testicoli nel bimbo;
  • questi si danno da fare per produrre dosi massicce di testosterone che a sua volta genera un effetto di defemminizzazione (ovvero blocca la nascita di organi genitali femminili) e maschilizzazione (ovvero costruisce il resto dello sviluppo maschile);
  • i due processi di cui sopra, anche grazie alle differenti dosi di ormoni maschili (in primis, il testosterone) e femminili, impattano, indovinate un po’, proprio sulla costruzione del cervello che diverrà definitivo.

La conferma dei luoghi comuni
Qui viene la parte più interessante.
Infatti il cocktail ormonale maschile, interrompendo i processi di default dello sviluppo cerebrale femminile, generano, da un lato, un ipersviluppo dell’ippocampo (regione del cervello che presiede, tra le altre, alle funzioni di intelligenza spaziale) e, dall’altro, al ridotto sviluppo del locus ceruleus (chiamato anche punto blu) che regola la risposta della noradrenalina agli stimoli di stress e reazioni fight or flight (combattimento o fuga).
Vi è chiaro ora il perché le donne si perdono più facilmente per strada e faticano a capire le mappe stradali e gli uomini fanno più facilmente errori letali? È scritto nello sviluppo cerebrale!
Sui motivi potremmo scrivere libri, anche se la tesi più semplice, in sintesi, è che il vantaggio genetico di queste due differenti funzionalità abbia permesso alla donna di proteggere meglio sé stessa e la prole nella sua caverna, lasciando all’uomo il compito di andare a esplorare territori per cacciare, con una dose di sana incoscienza coraggiosa, utilissima per procacciare bacche e/o selvaggina per la famiglia.
Ho voluto aprire una finestra sull’argomento, potremmo continuare a disquisirne per ore, ma la conclusione resta sempre la stessa, e si basa sul buon senso così come sulle neuroscienze: solo camminando a braccetto, maschio e femmina, ottengono il massimo e vedono meglio la realtà.

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