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Terremoto: ataviche paure e moderne tecnologie a confronto

Un'analisi sugli ultimi eventi catastrofali può aiutare a fare i conti con la possibilità che ci si trovi di fronte a un rischio ricorrente, tutelabile con adeguate coperture assicurative

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Per il comparto assicurativo e riassicurativo, il 2011 è stato il secondo anno più drammatico di sempre. Solo il 2005, funestato dagli uragani Katrina, Rita e Wilma, ha saputo fare di peggio. 
A parte l'elevatissimo costo in termini di perdite umane, i danni economici causati dalle catastrofi che hanno colpito nel 2011 sono calcolati nell'ordine di quasi 370 miliardi di dollari, di cui oltre 100 miliardi soggetti a copertura assicurativa. In prima linea, i terremoti che hanno colpito la Nuova Zelanda e il Giappone.
Il primo quarto del 2012 ha fatto ben sperare in un recupero, ma la notte del 20 maggio la terra ha tremato in una zona densamente popolata ed altamente industrializzata del Nord Italia, cuore pulsante di un economia già segnata da molte difficoltà.
Neppure il tempo di calcolare le perdite, e un secondo shock, altrettanto forte ma più letale, ha colpito ancora, a distanza di nove giorni dal primo, e poi la terra ha tremato ancora ed ancora. Scosse forti: uno sciame sismico che sembra avere caratteristiche anomale, per quanto sia impossibile definire uno standard di comportamento, quando si parla di terremoti.
Diciassette morti, oltre 15 mila sfollati, più di 350 feriti e danni complessivi ancora difficili da calcolare. Confindustria parla di almeno 4 miliardi di perdite economiche e di uno stop produttivo di 4-6 mesi; incalcolabili i danni al patrimonio storico ed artistico del Paese.

L'importanza del rispetto delle norme antisismiche
Inevitabili le polemiche sulle norme costruttive antisismiche, che avrebbero dovuto essere operative, almeno per i fabbricati costruiti a partire dal 2003.
Pensate per salvaguardare vite umane, e non la stabilità dei fabbricati, queste ultime hanno svolto un ruolo importante in occasione degli eventi più recenti, come si può facilmente evincere dal confronto tra il sisma che ha colpito il Cile nel 2010 e quello del 2009 ad Haiti.
Il primo, assai più devastante in termini di magnitudo (8.8), ha causato circa 500 vittime, mentre ad Haiti un terremoto di potenza assai minore (7.0) ha ucciso oltre 200.000 persone.
E' necessario rammentare come il metodo di misurazione noto come Richter" misuri la potenza di un sisma (magnitudo) in scala logaritmica. Il sisma verificatosi in Cile, infatti, ha registrato una potenza distruttiva pari a decine di volte quella del fenomeno che ha colpito Haiti, avente magnitudo di poco inferiore (numericamente) sulla medesima scala.
E' stato proprio in occasione di tali eventi che ci siamo resi conto di come i controlli sul rispetto delle norme costruttive fossero importanti, tanto quanto la loro effettiva esistenza.
Si è potuto osservare come molte costruzioni dei primi anni del 2000, forse per una minore perizia nella fase progettuale o nell'esecuzione dei lavori, o per una peggiore qualità del terreno sottostante, abbiano resistito alle scosse peggio di quelli edificati in base ad analoghe normative, ma in periodi meno recenti.

Le valutazioni del rischio sismico
Ancora una volta, i modelli sui quali tradizionalmente basiamo le nostre previsioni di perdita nell'ambito del rischio terremoto sono stati messi in discussione. Ad esempio, dobbiamo prendere atto ancora che, nella definizione delle zone esposte al terremoto, "bassa probabilità di accadimento" non vuol dire che non vi siano probabilità di accadimento.
Il terremoto di Sichuan del 2008, e quello di Canterbury nel 2010, in Nuova Zelanda, si sono verificati in aree considerate a basso rischio sismico. Anzi, secondo il GNS (Geological and New Sciences) Institute della Nuova Zelanda, l'evento di Canterbury avrebbe avuto tempi di ritorno di migliaia di anni, il che è stato ampiamente contraddetto dal fenomeno che ha raso al suolo Christchurch, a distanza di pochi mesi.
La zona dell'Emilia che è stata colpita non è classificata ad alto rischio sismico, il che giustifica anche la bassa penetrazione delle coperture terremoto in quest'area, ma ora si temono ulteriori scosse di notevole intensità e non è dato di sapere quando avrà termine il fenomeno dello sciame sismico che continua a tenere nel terrore la popolazione residente.

Tecniche estrattive: nuovo rischio emergente?
Una polemica dai risvolti inquietanti, infine, è quella riportata da alcuni quotidiani e notiziari televisivi, secondo la quale le tecniche estrattive di gas ed idrocarburi, utilizzate nella zona colpita dal sisma con il cosiddetto sistema del fracking, avrebbero concorso al risveglio di una faglia sismica fino a ora parzialmente inattiva.
Il fracking, o fratturazione idraulica, è un procedimento di estrazione - ampiamente diffuso negli Stati Uniti - che aumenta la quantità di gas naturale e petrolio ricavabile con le normali tecniche, consentendo di raggiungere le riserve di materia concentrate e nascoste in profondità, spesso racchiuse in solidi agglomerati rocciosi, come lo scisto bituminoso.
Dopo aver trivellato il sottosuolo per raggiungere la formazione delle rocce petrolifere interessate, viene pompato nelle rocce stesse un fluido (generalmente acqua mista a sabbia e ad agenti chimici) la cui pressione crea delle spaccature, dalle quali fuoriescono il petrolio o il gas oggetto della ricerca.
Questa tecnica è attualmente materia di accesi dibattiti tra geologi e sismologi, poiché si pensa che l'alterazione della pressione sotterranea, causata dal pompaggio di grandi quantità di acqua ed agenti chimici, possa provocare movimenti tellurici, anche se di bassa entità.
In un articolo pubblicato sul Pacific Standard nel Novembre scorso (*), Michael Scott Moore riferisce i risultati di alcune ricerche effettuate in Gran Bretagna, secondo cui il fracking avrebbe causato nella zona nord occidentale dell'Inghilterra piccoli terremoti, di intensità compresa tra il terzo e quarto grado, nel Maggio del 2011. Le stesse tecniche estrattive sarebbero ora sospettate di aver provocato una serie di eventi di magnitudo superiore al quinto grado (5.6) in Oklahoma, e altri di minore intensità in Arkansas, Texas e West Virginia. Le opinioni degli esperti sono contrastanti, ma sembrano comunque convergere sul fatto che esista una qualche correlazione tra questo tipo di procedimento estrattivo ed episodi di instabilità del sottosuolo. Comunque sia, la Francia ha vietato il ricorso a queste tecniche ed altri Paesi come la Polonia, pur consentendone l'uso, hanno deciso di tenere le società estrattive sotto attento monitoraggio.
Da parte nostra, ci chiediamo se non si tratti dell'ennesimo rischio emergente con il quale il comparto assicurativo dovrà misurarsi negli anni a venire.

(*) Pacific Standard: Oklahoma Earthquakes and the Wages of Fracking, 9/11/2011



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