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L’importanza di una reale semplificazione dei contratti assicurativi

In un recente intervento, il segretario generale dell’Ivass, Stefano De Polis, ha parlato dell’importanza della chiarezza e della semplicità dei testi di polizza, un tema apertissimo per molti rami del mercato

L’importanza di una reale semplificazione dei contratti assicurativi hp_vert_img
PRIMA PARTE

L’intervento del segretario generale dell’Ivass, Stefano De Polis, al webinar di Aida del 25 novembre scorso (il cui testo è consultabile nel sito dell’Istituto) ha riportato alla ribalta il delicatissimo tema della trasparenza quale “principio cardine delle fasi di promozione, collocamento e gestione dei contratti assicurativi”, che si riverbera in particolare sulla chiarezza e semplicità degli stessi contratti sotto il profilo linguistico, strutturale e finanche grafico. 
Nel corso dell’intervento, il relatore ha ribadito alcune considerazioni già espresse nelle relazioni che l’Istituto pubblica annualmente: in sostanza, nonostante gli interventi regolamentari e il varo di iniziative come i ben noti Contratti semplici e chiari, l’esame della “contrattualistica revisionata” dalle imprese ha fatto emergere come l’opera di semplificazione dei contratti si sia per lo più arrestata a un livello superficiale, mentre “la sostanziale semplificazione specie del linguaggio e della documentazione contrattuale” parrebbe “un obiettivo ancora non raggiunto”.

UN GIUDIZIO SEVERO MA GIUSTO
Si tratta di un giudizio severo ma senz’altro giustificato da constatazioni empiriche e che, per di più, arriva dopo l’ordinanza della Corte di Cassazione del 23 settembre 2021 con cui si è ripreso il principio dell’interpretazione contra proferentem delle “clausole inserite nelle condizioni generali di contratto” previsto dall’articolo 1370 del Codice civile, in relazione a una clausola di individuazione dei soggetti non considerati terzi ai fini della garanzia di responsabilità civile. Clausola su cui si è concentrato il fuoco della critica da parte della Cassazione e che, per come redatta, rappresenta una formula pressoché standardizzata rinvenibile, con differenze quasi impercettibili, nella stragrande maggioranza dei clausolari delle compagnie di assicurazione.

GLI AMBITI PIÙ CRITICI
Secondo quanto desumibile dall’intervento, l’occasione per Ivass per analizzare con estrema attenzione le condizioni contrattuali in uso sarebbe stata offerta dall’attuale contesto pandemico, che avrebbe moltiplicato le occasioni di contenzioso e di reclamo, con l’ovvia conseguenza di porre in risalto carenze testuali/linguistiche dei vari normativi di compagnia in una fase storica che “ha imposto una rilettura orientata delle previsioni contrattuali” tale da sciogliere i “dubbi interpretativi circa l’applicazione delle clausole contrattuali standard nel contesto della situazione di eccezionalità costituita dalla pandemia”. Gli ambiti in cui sono state rilevate le maggiori o più frequenti criticità interpretative sarebbero quelli delle polizze viaggio (in ordine all’operatività della copertura nel caso di annullamento del viaggio), vita e salute (la relazione non specifica i profili critici, ma la memoria può andare, ad esempio, al grosso problema della riconducibilità del Covid-19 alla nozione di malattia o infortunio, specialmente a seguito degli interventi di Inail) e delle coperture per business interruption. 

COSA SIGNIFICA SEMPLIFICARE
L’intervento si segnala anche per l’importanza della sua pars construens. Anzitutto si tenta di stabilire che cosa significhi, in effetti, semplificazione del linguaggio: “un testo è chiaro – si legge – quando permette ai destinatari di trovare facilmente ciò di cui hanno bisogno, di capire ciò che trovano e usare quelle informazioni”. Il grado di semplificazione dovrebbe perciò tener conto del livello di “alfabetizzazione assicurativa” della clientela e quindi del grado di confidenza che un cliente medio potrebbe avere con il linguaggio tecnico-giuridico caratteristico delle condizioni contrattuali. Sul punto il relatore, dimostrando una particolare conoscenza delle difficoltà che l’estensore di testi contrattuali incontra in un lavoro di semplificazione, rileva: “la difficoltà di semplificare va in parte ricercata nel complesso equilibrio da realizzare tra la completezza delle previsioni e le esigenze di chiarezza dei testi; tra la puntuale definizione delle coperture e l’utilizzo di un linguaggio piano e accessibile. A tali ostacoli si aggiungono i costi di un’organica revisione della contrattualistica e, per finire, una ancora inadeguata percezione dell’importanza strategica, anche per il business, di semplificare”. 

UNA PIÙ SICURA VALUTAZIONE DI COERENZA
Si tratta di ragioni ben note a tutti gli operatori coinvolti nei processi di redazione e semplificazione dei contratti e, più in generale, dei documenti precontrattuali e contrattuali da estendere alla clientela.
Nell’intervento si pone altresì in particolare evidenza, da un lato, che la semplificazione contrattuale va a beneficio non solo dei contraenti/assicurati, ma anche delle stesse imprese di assicurazione: va da sé che l’univocità di significati delle espressioni contrattuali previene il rischio di interpretazioni sfavorevoli all’assicuratore e che potrebbero condurre a esiti che lo stesso assicuratore non aveva ponderato (esemplare il caso citato dell’ordinanza della Suprema Corte di settembre, all’esito del quale un soggetto ritenuto fuori copertura dalla compagnia ha finito col rientrarvi). 
Dall’altro, la semplificazione del linguaggio (che deve pur sempre salvaguardare la precisione e la completezza delle regole) favorisce anche una più sicura valutazione di coerenza preliminare al collocamento e quindi la possibilità di proporre un programma negoziale adeguato alla “causa concreta” e tale da non esporsi, in caso di giudizio, a una “rimodulazione del contenuto negoziale secondo il principio dell’idoneità allo scopo pratico perseguito dai contraenti” da parte del giudice.

(La seconda parte dell’articolo sarà pubblicata su Insurance Daily di domani, giovedì 27 gennaio)

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