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Imprese, come gestire i rischi in caso di alluvioni

Secondo un rapporto Ance/Cresme sarebbero 46 mila le aziende situate in aree a rischio di dissesto idrogeologico. Anra, associazione dei risk manager, propone dieci regole da seguire per gestire queste emergenze e salvaguardare le imprese anche da un punto di vista produttivo e di business continuity

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Quello del dissesto idrogeologico è un fenomeno che coinvolge il Paese da Nord a Sud. Secondo un rapporto Ance/Cresme, presentato ieri a Roma, l'82% dei comuni italiani sono considerati potenzialmente esposti a eventi alluvionali, con oltre cinque milioni e 700 mila cittadini che abitano in aree di potenziale pericolo. Il rapporto, che ha l'emblematico titolo di Dobbiamo avere paura della pioggia?, sostiene che dal 2002 a oggi si sono verificati quasi 2.000 episodi di dissesto: il triste primato lo ha fatto registrare il 2013, con 351 eventi, tra frane e alluvioni.
Un dato definito sconcertante" è quello relativo al gennaio 2014: in soli 23 giorni (data dell'ultima rilevazione) si sono registrati 110 episodi in tutto il territorio italiano. Ma è sulle vittime che il bilancio "lascia senza fiato": in poco più di 100 anni sono stati registrati 12.600 tra morti, dispersi o feriti e più di 700 mila sfollati a causa del dissesto. Tra il 2002 e il 2014 si contano 293 morti, 24 solo l'anno scorso.

Scarsa capacità di gestire i fenomeni naturali

Quanto al tessuto produttivo, il rapporto evidenzia che "sono 46 mila le industrie che si trovano in territori a rischio dissesto. Se contiamo anche gli uffici, i negozi e le altre attività saliamo a 460 mila". Il costo complessivo dei danni provocati in Italia da terremoti, frane e alluvioni, dal 1944 a oggi è pari a 242,5 miliardi di euro, cioè circa 3,5 miliardi l'anno. "La fragilità del nostro Paese è in queste ore uno specchio tragico della scarsa capacità di gestire fenomeni naturali, purtroppo prevedibili nella loro ricorrenza ciclica, spiega Paolo Rubini presidente di Anra, l'associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali. "A chi, come noi, quotidianamente deve gestire i rischi per professione - osserva Rubini - desta grande amarezza la scarsa propensione nell'essere pronti a reggere l'urto di inondazioni prevedibili".
"Se passiamo ad analizzare il fenomeno da un punto di vista della gestione del rischio in ambito aziendale - spiega Alessandro De Felice, consigliere di Anra, vice presidente di Ferma, nonché chief risk officer di Prysmian - per prevenire e mitigare le conseguenze di un'alluvione su un sito produttivo, le principali linee guida da adottare possono es sere riassunte in un decalogo. Ovviamente, la migliore prevenzione si ottiene durante la fase di ubicazione del sito produttivo - sottolinea De Felice - che dovrebbe tenere conto del rischio inondazione, ma ci possono essere delle regole che è utile ricordare, atte a prevenire danni ai beni e garantire la ripersa dell'attività nel minor tempo possibile".

Le dieci regole d'oro proposte da Anra per garantire la business continuity
Per questa ragione, Anra ha stilato dieci regole d'oro da osservare e seguire in un'ottica di salvaguardia delle imprese e della loro capacità produttiva in momenti di particolare difficoltà per effetto di condizioni climatiche avverse, come nubifragi, inondazioni e calamità naturali. Questi i suggerimenti di Anra per garantire la business continuity:
  1. Identificare le potenziali cause di inondazione (non solo fiumi e canali adiacenti, ma anche forti piogge)
  2. Valutarne l'impatto in termini di livello previsto e relativa probabilità, mediante eventuali mappe di inondazione o serie storiche. Normalmente si prendono in considerazione eventi con probabilità di accadimento in base alle serie storiche conosciute degli ultimi 250 o 500 anni.
  3. Identificare le aree dello stabilimento che saranno maggiormente inondate.
  4. Monitorare il livello di piena dei corsi d'acqua adiacenti e prestare attenzione agli allarmi meteo.
  5. Installare barriere permanenti o temporanee per evitare l'ingresso di acqua all'interno degli edifici o in aree sotterranee.
  6. Manutenere i sistemi di fognatura e raccolta acque meteoriche al fine di evitare ostruzioni e garantire il deflusso anche con l'installazione di valvole di non ritorno e pompe di drenaggio.
  7. Installare protezioni permanenti sulle forniture critiche (gas, energia elettrica, vapore, acqua, ecc.) e sui materiali potenzialmente pericolosi e/o inquinanti.
  8. Trasferimento dei macchinari e prodotti in magazzino ad alto valore e/o critici (o almeno elevarli al di sopra del livello di inondazione storico).
  9. Redigere e includere nel piano di emergenza del sito le azioni necessarie da intraprendere durante l'inondazione (installare barriere temporanee, chiudere le utenze critiche, ricollocare materiali critici, ecc.)
  10. Pianificare un piano di recupero post alluvione, includendo società specializzate nel rispristino edifici, macchinari e materiali.

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