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Una svolta nel finanziamento del rischio

La fine del 2019 ha visto un inasprimento del mercato assicurativo, giunto alla fine di un lungo periodo di mercato “morbido”. All’origine il perdurare di risultati poco positivi per le compagnie a livello mondiale, in particolare nel property e nella Rc

Una svolta nel finanziamento del rischio
Come ogni anno il 31 dicembre 2019 ha segnato la chiusura della quasi totalità dei programmi di rinnovo assicurativo da parte delle compagnie, un passaggio che questa volta ha però riservato qualche sorpresa alle aziende clienti, mostrando un inasprimento delle condizioni sia in termini di premi che di wording di polizza. Questa “percezione”, condivisa tra i soci, ha indotto Anra a condurre una survey di approfondimento, a cui ha partecipato un campione composto in percentuali quasi simili da assicuratori, intermediari e risk o insurance manager aziendali. I risultati dell’indagine sono stati presentati il 1 aprile nel corso del webinar "Finanziare il rischio: andamento e prospettive del mercato assicurativo”. Ospiti presenti sono stati Marco Dalle Vacche, managing director south Europe and general manager Italy di Aig, Alessandro De Felice, presidente Anra e chief risk officer di Prysmian Group, Saverio Longo, country leader Italia di Axa Xl e Luigi Tassone, head IT, processes & technical secretariat di Generali Global Corporate & Commercial Italy, moderati da Maria Rosa Alaggio, direttore responsabile di Insurance Trade e Insurance Review.

I risultati della survey
La percezione di un mercato che è cambiato è stata tanto più sentita perché avvenuta in modo rapido dopo un ciclo di mercato soft che aveva avuto inizio già nel 2003 ed è proseguito senza particolari scosse. Secondo i risultati della survey promossa da Anra, l’inasprimento del mercato assicurativo è stato colto dal 65% degli intervistati, per il 31% è rimasto stabile e solo il 4% ha invece colto un miglioramento. Il 69% del campione ha indicato i danni property e la business interruption quali linee più toccate dall’inasprimento delle condizioni, il 51,7% le coperture D&O, il 34,1% la Rc terzi, prodotto e professionale, il 29,5% le spese di cura, il 27,3% i trasporti e il 17,1% gli infortuni. Guardando al dettaglio delle linee, nella voce property e business interruption il 46,5% degli intervistati afferma che è aumentato il livello di ritenzione delle aziende tra franchigie, scoperti e captive, mentre per il 67,7% sono rimasti invariati i sottolimiti, per il 69,6% i limiti di indennizzo e per il 76,2% l’ambito di copertura. In generale per tutte le altre tipologie di prodotto è stato rilevato un peggioramento del livello di ritenzione. 

Perché il mercato è cambiato
Le ragioni dell’inasprimento vanno ricercate in una serie di fattori maturati in particolare negli ultimi dieci anni, in cui le compagnie hanno mostrato una capacità di resilienza fino al raggiungimento lo scorso anno di una soglia critica che ha portato alla necessità di intervenire. 
La relazione Ania sul 2018 mostra che per quanto riguarda le coperture Incendio e altri danni ai beni, nell’ultimo decennio sono stati sfiorati i 2 miliardi di perdite del settore, pure se attenuate dai risultati degli investimenti. Anche i rischi liability hanno mostrato un saldo tecnico del portafoglio diretto con perdite per quasi 1,3 miliardi. Tutti questi elementi disegnano un quadro che rende necessario affrontare il tema della sostenibilità tecnica dei rischi anche sulla loro componente specifica. 
A queste esigenze il mercato, in tutte le sue componenti di assicuratori, distribuzione e imprese, pare avere reagito in maniera consapevole, attivando le diverse leve del contratto di assicurazione e della gestione del rischio. In particolare si è incrementato l’uso della retention da parte delle aziende, un aspetto che, secondo gli intervenuti al webinar, contribuisce ad aumentare l’attenzione verso le attività tipiche del risk management, facendo nel contempo crescere la consapevolezza e la cultura delle aziende su un aspetto di gestione che diventa sempre più fondamentale.

Una questione globale
Il tema però va inquadrato in ottica globale: è importante notare che i principali mercati assicurativi del mondo – Usa, Regno Unito, Canada, Germania, Italia, Australia, Cina e Francia - nell’ultimo decennio hanno costituito il 73% del mercato nei rami danni e che in questi paesi la profittabilità nell’underwriting è mancata. Tra gli elementi che a livello internazionale hanno maggiormente influito nelle difficoltà del settore assicurativo si annovera l’aumento della sinistrosità. Settori come il property, l’energy o il construction hanno avuto perdite gravi e generalizzate determinate in particolare dalla crescita delle catastrofi naturali. Per quanto riguarda e coperture D&O, invece, pesa molto l’incremento del ricorso alle class action, un fenomeno che ha caratteristiche peculiari negli Usa, dove è quadruplicato negli ultimi anni, ma che è sempre più riconosciuto nel diritto alla difesa di molti paesi. Ma la tutela per i dirigenti ha avuto un incremento delle sottoscrizioni anche a supporto delle operazioni di M&A e per l’esposizione ai rischi legati alle attività negli ambiti ESG. 
Anche se il trend generale si assomiglia ovunque, ogni linea di business e ogni paese hanno un proprio andamento del mercato: così ad esempio ha pesato il property negli Usa al 18%, o le financial lines nel Regno Unito al 27%, mentre Europa e Italia hanno espresso un aumento dei tassi più contenuto. Tutte caratteristiche che hanno iniziato a generare l’hard market attuale tra l’ultimo trimestre del 2017 e il primo del 2018. Uno scenario che può tradursi in un elemento di opportunità nel momento in cui il soft market lascia il posto alla capacità di rimettere al centro la valutazione del rischio e l’equilibrio tra ritenzione e trasferimento. Un’operazione che può portare al consolidamento di un nuovo modo di operare tra imprese e compagnie, più finalizzato al comune obiettivo di ridurre e controllare le fonti del rischio.

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