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2015, avere o essere?

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Guardare con ottimismo al nuovo anno e ai prossimi mesi è un esercizio che oggi risulta particolarmente difficile. Per farlo è necessario trovare modalità di analisi e di confronto con la realtà che ci aiutino a superare le inquietanti notizie provenienti dal mondo dell'economia, della politica, della cronaca quotidiana. 
Tra attacchi terroristici, volatilità dei mercati e precarietà generalizzata, servono messaggi capaci di produrre almeno un minimo di fiducia verso il futuro di tutti noi, giovani, famiglie, lavoratori, professionisti e imprese. 

Punti di vista diversi per interpretare ciò che sta accadendo senza cadere nella sbrigativa conclusione che tanto tutto sarà destinato a peggiorare, o in vaghe promesse di resistenza anche contro le più difficili sfide. 

Capita così di soffermarsi con altri occhi sul pensiero di esperti, analisti e futurologi come Matthias Horx, Susanne Maisch, Peter Wippermann. 

Le insicurezze che continuamente emergono da sondaggi di varia natura evidenziano lo stato di una società a tutti i livelli più esposta ai rischi e sempre più lontana dal consumismo a cui ci aveva abituati la cosiddetta "new economy". Ma, secondo Matthias Horx, finiamo così per ricevere una visione distorta della realtà, fondata su un immotivato pessimismo che ci conduce a sottovalutare l'attuale stato di benessere, ben lontano dalla povertà per esempio degli anni '70, quando il 38% della popolazione aveva meno di un dollaro al giorno. 

In effetti, la crisi di questi anni porta con sé una spinta all'innovazione, e quindi al dinamismo, che si contrappone ad altri periodi vissuti in passato, apparentemente meno travagliati ma altrettanto vuoti. 

Secondo Susanne Maisch, direttore dell'Istituto di ricerca dei trend di Amburgo, ci stiamo sempre più dirigendo verso una nuova cultura fondata non più sull'avere ma sull'essere, in cui l'individuo si "richiude", rinuncia alla fiducia nello Stato e - secondo un rinnovato significato di cooperazione e mutualità - ricerca il supporto della famiglia, degli amici, del territorio. Un tramonto del tradizionale concetto di collettività a beneficio del valore dell'individuo? 

Già nel 2000, del resto, Peter Wippermann, esperto in trend evolutivi, parlava del termine "Io Spa", riferendosi all'individuo come all'amministratore delegato della propria vita, professionale e privata, sempre più alla ricerca di nuovi equilibri personali.

Insomma, la ricerca della felicità, come ricorda anche il video di Roberto Benigni nel suo recente commento ai dieci comandamenti (fatto circolare anche come auguri natalizi) dipende da noi. 

Ma, per rimanere nella visione degli esperti citati, la felicità si muove oggi secondo nuovi paradigmi, con una cultura in cui l'uomo, lontano dallo Stato e dalla collettività, ricerca forme di sicurezza e protezione che sappiano garantire benessere per il proprio nucleo sociale, individuo o famiglia che sia. 
Non a caso crescono, e continueranno a crescere, gli investimenti in benessere e in ricerca della spiritualità. 

Ecco perché, secondo Horx, fondatore dell'Istituto del Futuro (Zukunftsinstuitut) le imprese dovranno concentrarsi non tanto sulla crescita economica quanto sul concetto di qualità e sulla capacità di far felice la vita del cliente. 

Perché nell'era dell'autodeterminazione e della flessibilità, per chiudere con il pensiero di Wippermann "abbiamo tutte le chance per vivere in futuro più felicemente".  

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